Lebron James omaggia Kobe: “Ha fatto tanto per i Lakers, ma anche per me”

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I due giocatori-simbolo degli anni 2000, Kobe Bryant e Lebron James, si incontreranno per la prima volta quest’anno nella notte tra mercoledì e giovedì a Cleveland. Sarà uno dei tre scontri in programma tra i due campioni questa stagione: due in RS e uno all’All Star Game di Toronto, perché visto il record di appena 11-43 dei Los Angeles Lakers è improbabile che lo facciano nei Playoffs. Ovviamente, dato il ritiro del Black Mamba al termine della stagione, saranno anche le ultimissime tre occasioni di ammirarli all’interno della stessa partita.

Uno dei rimpianti della carriera di entrambi è sicuramente quello di non essersi mai incontrati nella post-season: quando i Lakers erano al top, Lebron è per due volte stato eliminato dagli Orlando Magic nel 2009 e dai Boston Celtics nel 2010, la situazione si è poi ribaltata con gli Heat di James alle Finals e i giallo-viola fuori contro Dallas e San Antonio, prima addirittura di non qualificarsi più.

Lebron è stato interrogato sul proprio rapporto con Kobe all’indomani della vittoria sui Sacramento Kings alla Quicken Loans Arena: “Ogni volta che guardo una sua partita, anche quando non gioco contro di lui, è sempre emozionante sapere che questi sono i suoi ultimi mesi della carriera” – ha spiegato James – “Ha fatto davvero molto, non solo per i Lakers ma anche per me quando ero un ragazzino, sono cresciuto guardando Kobe e giocando contro di lui. Sarà quindi molto bello farlo di nuovo mercoledì, e spero che i nostri fans gli riservino il giusto tributo”.

Il 23 dei Cavs ha anche aggiunto il ricordo più piacevole che lo lega a Bryant, risalente alla sua adolescenza: “Penso che il momento migliore sia stato quando mi diede le sue scarpe mentre giocavo ancora all’high school. Mi pare stessi giocando ad un torneo a Teaneck, in New Jersey, e lui doveva giocare a Philadelphia all’All Star Game del 2002. Ebbi l’opportunità di incontrarlo e lui mi diede un paio delle sue scarpe, che ho anche indossato in una partita successiva contro la Oak Hill di ‘Melo. Quindi, proprio sei gradi di separazione“.

Francesco Manzi

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