L’Efes è un modello da seguire

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Con la vittoria in gara-5 dell’Anadolu Efes Istanbul, i turchi sono ufficialmente tornati a giocare una Final Four di EuroLeague dopo 18 anni, ovvero quando ancora era una professionista in Europa Hedo Türkoğlu, prima della sua avventura NBA.
La squadra di Istanbul affronterà il più quotato Fenerbahce e andrà a Vitoria con l’appellativo di underdog, anche se spesso coloro che partivano da sfavorite ci hanno regalato grandissime emozioni.

Facciamo però un piccolo passo indietro, cioè alla stagione 2017-2018. Infatti i biancoblu l’anno scorso si sono classificati all’ultimo posto della regular season di EuroLeague, giocando un basket orripilante e dimostrandosi per distacco la peggior compagine della competizione. Eppure uno spiraglio si vedeva, a partire dagli ex “italiani” Bryan Dunston e Krunoslav Simon, senza dimenticare un bel blocco di turchi, guidati da capitan Dogus Balbay, super protagonista in questa stagione europea.
Naturalmente non era un roster all’altezza per chiudere tra le prime otto, specialmente visti i tanti infortuni e le aggiunte fatte a stagione in corso.
Ma c’era un’altra pietra angolare da cui ripartire: Ergin Ataman. Senza ombra di dubbio il miglior allenatore turco attualmente in circolazione e probabilmente anche il migliore di sempre tra i coach nati nella penisola anatolica.

Dopodiché l’Efes ha dovuto creare intorno a questi un nucleo di stranieri forti e competitivi per il livello.
La ciliegina sulla torta è stata Shane Larkin, tanti anni in EuroLega da protagonista ma che veniva da una stagione da panchinaro in NBA ai Boston Celtics. Però non è stata l’unica aggiunta importante poiché hanno saputo strappare al Valencia Tibor Pleiß, centro che perfettamente si integra con Dunston. Non dobbiamo poi non citare i francesi Adrien Moerman e Rodrigue Beaubois, specialmente il primo è un giocatore di categoria e lo dimostra la tripla che ha chiuso gara-5 contro il Barcelona. Freddezza, intelligenza e grandissimo senso della posizione.

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Il vero colpo di mercato però di Ataman e del suo staff – oltre al già citato Larkin – è stato il suo il cambio: Vasilije Micić. E questo è stato un capolavoro del coach turco. Che Micić fosse forte, nessuno aveva dubbi. Chiunque se n’era accorto. Ma in pochi avrebbero pensato che sarebbe potuto diventare il barometro di una squadra da Final Four di EuroLega. Al momento ha già segnato 150 punti in più rispetto alla passata stagione, con una partita in più, passando dai 7.7 di media ai 12.1. Ai playoff è l’uomo che ha smazzato più assist (33) ed il terzo a livello di regular season (165). Giusto per citare un paio di dati. Ma la vera differenza si vede a livello di mentalità: rispetto alla magica stagione con lo Zalgiris, dove aveva già mostrato cose brillanti, quest’anno ha fatto un ulteriore step mentale. Ed è serbo. Segnatevi questa caratteristiche. Perché poi a settembre ci sono i mondiali. Già la Serbia di Sasha Djordjevic era forte, figuriamoci ora che può contare su questo Micić, oltre che su Milos Teodosic, sempre in cabina di regia.

Arrivati a questo punto la domanda che ci poniamo è molto semplice: perché loro ce l’hanno fatta con un budget che è identico a quello di Milano e l’Olimpia non è riuscita nemmeno ad arrivare ai playoff di questa competizione? Lasciamo a voi la risposta però il casus Efes è da studiare e analizzare perché, con un allenatore di respiro mondiale, dei giocatori di livello e un’idea di gioco, più o meno chiunque tra quelle di licenza A può arrivare ad una Final Four. Solo che non è semplice mettere insieme tutti questi tasselli.

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