Memories of Busts: Anthony Bennett – Born not Ready

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E’ il 27 giugno 2013, quando il Barclays Center apre le sue porte al Draft NBA 2013. Il palazzetto, inaugurato appena un anno prima, è la nuova sfarzosa casa dei Brooklyn Nets, che hanno lasciato la loro vecchia dimora in New Jersey per spartirsi New York con i rivali di sempre, i New York Knicks. La classe Draft 2013 non è di quelle indimenticabili. Brillano soprattutto la guardia Victor Oladipo e l’ala piccola Otto Porter jr, mentre un ragazzino greco dalle braccia lunghissime attira su di sè la curiosità dei presenti, anche grazie al suo cognome impronunciabile: si tratta di Giannis Antetokounmpo, che farà parlare di sè negli anni a venire. La prima scelta, manco a dirlo, se la sono accaparrata i Cavs, che dopo l’addio di King James, stanno provando a ricostruire sul play Kyrie Irving. La prima chiamata sorprende un po’ tutti, il GM dei Cavaliers chiama infatti Anthony Bennett che diventerà il primo canadese a venire draftato con la prima scelta assoluta. Bennett è un ala grande di 203 cm per 111 kg. La prima impressione non è delle migliori, il ragazzo appare sovrappeso e molti esperti esprimono dubbi anche sul suo ruolo, troppo piccolo per essere un’ala forte e troppo goffo per giocare ala piccola. Eppure Bennett il proprio talento lo aveva dimostrato. Prima durante gli anni dell’High School, quando ESPNU lo aveva piazzato settimo nella graduatoria dei migliori prospetti, poi portando la University of Nevada fino al secondo turno del torneo NCAA, nonostante un infortunio alla spalla. Le medie della sua unica stagione collegiale recitano 16.1 punti, 8.1 rimbalzi e 1.2 stoppate a partita, tirando con il 53% dal campo e un ottimo 37% da tre. I Cavs pensano di avere per le mani un’ala grande moderna, capace di giocare come stretch-four ma anche di riempire l’area, andando a creare con Irving una coppia devastante in pick and roll. Cleveland lascia così per strada Victor Oladipo (#2 Orlando Magic), Otto Porter Jr. (#3 Washington Wizards), C.J. McCollum (#10 Portland Trail-Blazers), Michael Carter-Williams (#11 Philadelphia 76ers) futuro Rookie of the Year e soprattutto due prospetti europei molto interessanti; The Greek Freak Giannis Antetokounmpo (#15 Milwaukee Bucks) e il tedesco Dennis Schroeder (#17 Atlanta Hawks).Bennett inizia la Summer League con i Cavs, sollevando nuovamente alcune perplessità sulla sua forma fisica, ma dimostrando anche una buona dose di talento. La RS sarà però un incubo. Nelle sue prime sette partite ufficiali tira 1/21 dal campo mentre solamente il 28 gennaio 2014 riuscirà ad andare in doppia cifra, realizzando 15 punti e prendendo 8 rimbalzi nel match perso dai Cavs contro i New Orleans Pelicans. Poche settimane dopo riuscirà a mettere a referto la prima doppia-doppia della carriera (19p e 10r), ma la fiducia che l’ambiente riponeva in lui appare ormai persa. Bennett giochera 52 partite di RS, terminando il primo anno NBA con medie impietose (4.2p e 3r in 12 minuti di gioco tirando con il 35% dal campo). La delusione è enorme e il ragazzo precipita in uno stato di apatia dal quale è difficile farlo riemergere. Il Draft successivo  regala ai Cavs nuovamente la scelta #1, che usano per selezionare Andrew Wiggins, ala piccola canadese dotata di talento e atletismo spaventosi. L’estate del 2014 sarà però ricordata per il ritorno del “figliol prodigo”. Lebron James torna infatti a Cleveland dopo quattro anni in Florida e la dirigenza si sforza per accontentare il Prescelto, cercando di assemblare una squadra da titolo.

NBA: Phoenix Suns at Minnesota Timberwolves

I due canadesi, Andrew Wiggins e Anthony Bennett vengono quindi spediti ai Minnesota TImberwolves, nell’ambito di uno scambio che vedrà coinvolti anche i Philadelphia 76ers. I Cavs riceveranno Kevin Love, mentre Phila otterrà Alexey Shved e Luc Mbah a Moute con Thaddeus Young che farà le valigie direzione Minnesota. Bennett si presenta alla sua nuova squadra notevolmente dimagrito, ma non riuscirà ad imporsi. Partirà quasi sempre dalla panchina, mettendo a referto 5.2 punti e 3.8 rimbalzi in appena 15 minuti di gioco, con un career-high di 20 punti registrato a novembre contro i San Antonio Spurs. Minnesota, nonostante avesse esercitato l’opzione di contratto per il terzo di anno, taglierà Bennett a fine stagione.

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A tendere una mano al talento canadese saranno però i Toronto Raptors, squadra della sua città natale. A Toronto però le cose andranno anche peggio, dopo qualche mese, Bennett, su sua esplicita richiesta, verrà spedito ai Raptors 905, squadra di D-League. Sarà la prima prima scelta assoluta a giocare in D-League, dove però non riuscirà a riscattarsi, tanto che Toronto lo taglierà nel marzo del 2016, dopo un’annata disastrosa (1.5p e 1.2r di media). La società metterà inoltre in discussione l’amore di Bennett per il basket, visto che il ragazzo sembra non impegnarsi minimamente e aver perso interesse per il gioco, nonostante lo staff dei Raptors avesse più volte tentato di aiutarlo a migliorare la sua condizione. Nel luglio del 2016 i Brooklyn Nets decidono di ingaggiare Bennett, che dopo un inizio incorraggiante, ripiomberà nell’apatia più totale e dopo aver giocato alcune partite per i Long Island Nets in D-League, verrà tagliato il 9 gennaio 2017, terminando la sua esperienza a New York con 5 punti e 3.4 rimbalzi di media. Bennett dirà addio alla NBA proprio dove tutto era cominciato, al Barclays Center di Brooklyn. Il 13 gennaio lascerà gli USA per accasarsi in Turchia al Fenerbahce, con un contratto di un anno con opzione per il secondo. Bennett si è lasciato alle spalle la NBA per provare a ritrovarsi e soprattutto per riscoprire l’amore per il gioco, perso dopo le troppe delusioni subite nella sua giovane carriera. Magari l’Europa servirà a rilanciarlo o forse lo farà affondare completamente. Mette sempre molta tristezza vedere un ragazzo così giovane schiacciato dal crudele mondo NBA e perdere ogni stimolo, ma d’altronde la lega americana è una giungla dove vige la legge del più forte e per restarci bisogna dimostrare prima di tutto una grande tenuta mentale. Non si può sapere se Bennett riuscirà a tornare in NBA, certamente ora come ora sarebbe una sorpresa vederlo calcare di nuovo il parquet dei palazzetti americani, proprio come quella sera di giugno quando fu chiamato sul palco del Barclays Center come prima scelta assoluta, quando ancora il basket era la sua vita e il mondo era ai suoi piedi.

 

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