19 Febbraio 2006 è la data scolpita nel cuore del tifo cestistico partenopeo. Tremila anime azzurre a intonare le note de “O Surdat’ nnamurat” nella splendida cornice del PalaGalassi di Forlì mentre capitan Mimmo Morena del Napoli Basket alza al cielo il primo storico trofeo della società fondata da Biagio Lubrano e poi ereditata da Mario Maione.
Ricordi che evocano, a distanza di tempo, romantiche emozioni per gli appassionati della palla a spicchi italiana, anni in cui il nostro campionato poteva deliziarsi delle prestazioni di professionisti del calibro di Hawkins, Bodiroga, Greer, Belinelli, Bluthenthal, Gallinari, Kaukenas, e panchine guidate da coach storici come Pesic, Blatt, Djordjevic, Repesa, Bucchi, Recalcati.
La Carpisa Napoli nella stagione 2006 è una mina vagante affamata di imprese. Costruisce un roster fortissimo che mette in discussione le certezze di club con bacheche ricche di trofei. Dopo il trionfo in Coppa Italia, sarà solo la Fortitudo Bologna in cui scalpita un giovane dalle discrete speranze di nome Marco Belinelli a impedire a coach Bucchi di regalare alla piazza partenopea l’approdo in finale contro la Benetton Treviso (poi vincitrice della competizione), in seguito a una serie estenuante che vide i casalinghi al PalaDozza trionfare in gara 5 con i 34 punti messi a referto dal ventenne di San Giovanni in Persiceto.
Abbiamo intervistato in esclusiva Valerio Spinelli e Mimmo Morena, entrambi accomunati dall’indossare la maglia della propria città, protagonisti dell’annata 2005/2006 nelle vesti di leader carismatici del gruppo.
VALERIO SPINELLI
“Da napoletano indossare la maglia della propria città è sicuramente uno stimolo. Essere profeta in patria è la cosa più difficile nello sport, soprattutto per chi, come me, ha fatto tanta gavetta per raggiungere certi obiettivi. Amo Napoli, è la mia città, le persone che ti supportano al palazzetto sono le stesse che incontri poi fuori dal campo”.
“Io a Napoli volevo vincere a tutti i costi e questa ossessione talvolta mi generava non poca pressione. Nel 2006 non vedevo squadre più forti della nostra. La più completa era Benetton Treviso, ma la battemmo in semifinale di Coppa Italia e non vedo perché non avremmo potuto batterla in un’ eventuale finale di campionato. Noi saremmo arrivati più stanchi, ma con stimoli in più rispetto a loro. In stanza quell’anno dormivo con Mimmo Morena, per me un fratello maggiore, e con Jay Larranaga, altro a cui sono particolarmente legato. Ma il rapporto era ottimo con tutti. Il gruppo era unito, nello spogliatoio non ci sono mai stati disguidi e quando qualcuno era in difficoltà eravamo pronti ad aiutarlo. Si può dire fossimo umanamente una famiglia e cestisticamente una squadra molto forte e molto ben allenata”.
“Vi racconto un aneddoto: in quella stagione durante il girone d’andata affrontammo Milano e avemmo dei problemi con loro. Ai quarti di finale di Coppa Italia dovevamo riaffrontarli. La mattina della partita dovevamo effettuare la rifinitura dalle 11.00 alle 12.00, il campo di Forlì era occupato proprio da Milano nella fascia oraria 10.00 – 11.00. Sulla parete della palestra c’era un grosso orologio, appena scattarono le 11.00 in punto Sesay si buttò in campo mentre Djordjevic parlava ai suoi per ripassare gli ultimi schemi, e noi dietro di lui, come un affronto. Djordjevic ebbe un’ espressione incredula. Da buon napoletano mi è piaciuto dare ai milanesi un segnale di cazzimma”.
MIMMO MORENA
“Alzare quel trofeo nella mia città da capitano è il sogno che mi portavo dentro. In quell’anno magico la spinta decisiva ce l’ha data il popolo napoletano, con cui si creò un bel legame. E’ stato pazzesco vedere il palazzetto di Forlì gremito di nostri tifosi a caricarci. Si era creato un gruppo meraviglioso, fatto prima da persone fantastiche e poi da giocatori incredibili, coadiuvati dal gran lavoro di staff tecnico e dirigenza”.
“Sto seguendo la stagione della GeVi Napoli e penso sia una squadra costruita molto bene. Ottimi giocatori e un gran coach, si vede la loro dedizione alla causa. Il traguardo delle Final Eight di Coppa Italia è meritatissimo per quel che finora hanno fatto. Sono felice per la società che si sta dimostrando solida e ambiziosa e per la mia città che ha dovuto aspettare anche fin troppo per tornare ad essere al centro del basket nazionale. Forza Napoli sempre!”
Parole al miele da parte dei due napoletani, grati e affezionati a una piazza che gli ha dato tanto e a cui hanno dato altrettanto.
La cinque giorni di Forlì regalò a Napoli il giustissimo premio di una stagione da incorniciare e l’ennesima affermazione di Lynn Greer, comodamente seduto al tavolo dei più grandi talenti visti nella storia della LegaBasket italiana. Entrato subito nelle grazie dei supporters del Palabarbuto con le sue prestazioni da trascinatore, si guadagnò il giusto riconoscimento di most valutable player del campionato 2005/2006 con 22,6 di media e percentuali di 53% da 2 e 49% da 3. Ma non solo.
La pallacanestro è uno sport nobile e a confermarlo David Hawkins, eletto MVP della Coppa Italia nella notte di Forlì, si lasciò andare a un incredibile gesto di sportività consegnando il premio nelle mani di Greer (che chiuse la stagione con un duplice riconoscimento) tra gli applausi dei 6.000 presenti nel palazzetto.
18 anni dopo Napoli proverà a ripetere il miracolo sportivo
18 anni dopo quella memorabile impresa la GeVi Napoli torna a respirare certi ambienti grazie a un ottimo inizio stagione che fa sognare i nostalgici. Milicic è un sergente di ferro, ha saputo cucire un abito molto interessante alla GeVi inanellando una serie di vittorie entusiasmanti, l’ultima al Taliercio di Venezia contro la capolista.
Riusciranno Zubcic &co. a regalarci sorprese nelle final eight di Torino? Occhi aperti, tra passato e futuro Napoli non ha alcuna intenzione di stare a guardare.
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