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DELUSIONE EA7 Milano: cosa non ha funzionato in EuroLega?

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L’EA7 Milano ha appena concluso la regular season di EuroLega con l’esclusione dal piazzamento Play-In.

Un risultato molto amaro se consideriamo le ambizioni di inizio anno del roster allenato da Ettore Messina, alimentate soprattutto dall’ingaggio della super stella Nikola Mirotic, forse il colpo di mercato più importante degli ultimi dieci anni per i meneghini.

A inizio anno la partenza lenta sia in campionato che in Europa veniva giustificata dai ritardi di condizione atletica e dalle difficoltà, plausibili, di creare equilibri tattici e gerarchie in un contesto molto particolare, essendo un roster molto lungo e composto da diversi giocatori di importante caratura.

Le sconfitte maturate in meno di due mesi contro Napoli, Scafati, Pesaro, Pistoia e Sassari (squadre che, a inizio anno, si erano prefissate l’obiettivo salvezza) hanno mostrato subito delle grosse crepe nella tenuta mentale e fisica di giocatori blasonati, ma evidentemente privi degli stimoli necessari per affermarsi come squadra da battere.

Troppi passi falsi in match decisivi

In Europa la musica non è stata troppo diversa: sono arrivate sconfitte pesanti come la casalinga con Zalgiris, le esterne con Alba Berlino e Bayern, il derby italiano con la Virtus, per un passivo di 4 vinte e ben 10 perse dopo quattordici giornate, speranze di playoff praticamente mai nate. Poi successi inaspettati contro corazzate come Olympiacos, Barcelona, Real Madrid e Monaco, a testimonianza del fatto che, quando si inizia a giocare seriamente, Milano può tenere testa davvero a chiunque. E nel miglior momento, quando si era miracolosamente riaperta la prospettiva play-in e finalmente sembrava raggiunto un certo equilibrio, le débacle a Lione (penultima in classifica), Kaunas, Baskonia e Tel Aviv, per sancire il definitivo fallimento di una stagione europea da dimenticare.

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L’Olimpia è apparsa una squadra troppo legata all’inseguimento di concetti idealistici. Una pallacanestro ingessata, alla ricerca esasperata del tiro ottimale che sopprime, di conseguenza, la libertà espressiva di go to guy a cui bisognava lasciare più inventiva. L’investimento forte sui centimetri del quintetto ha innescato difficoltà enormi nel fronteggiare squadre con esterni forti sul perimetro: l’EA7 Milano non ha mai prediletto un gioco dinamico, in sviluppo di transizione e con ritmi elevati, motivo per cui in match di questa tipologia ha faticato contro chiunque. 

Si va avanti con Ettore Messina: giusto così?

Ettore Messina ha un passato di tutto rispetto e, ad oggi, resta nel ventre dei migliori coach italiani in circolazione. Negli ultimi tempi, però, in vista dei risultati (non) ottenuti ha goduto di una fiducia forse eccessiva da parte della presidenza capitanata da Giorgio Armani. La gestione del roster e le scelte di mercato hanno lasciato parecchie ombre, come i tesseramenti di McGruder e Valentine in slot occupabili da profili ben diversi, magari giocatori non ex NBA ma con bagagli motivazionali superiori.

Il ricco budget è l’arma principale per l’allestimento di roster competitivi, a questo però deve essere affiancata un’oculata valutazione sui profili – sotto ogni aspetto – che dovranno coesistere, altrimenti si rischia di collezionare una serie di players potenzialmente dominanti, ma senza un’adeguata organizzazione gerarchica e una funzionalità efficiente.

Lo Scudetto potrà risollevare le sorti di questa stagione dell’EA7 Milano e chiudere comunque con un trofeo in bacheca. La strada è in salita perché gli accoppiamenti playoff dipenderanno dall’esito delle ultime quattro giornate, con l’ombra di un primo turno subito molto impegnativo se dovesse concretizzarsi l’accoppiamento con Tortona, squadra rinata dopo l’approdo di Walter De Raffaele, e le prospettive di un incrocio in finale con la Virtus Bologna, apparsa finora la squadra più forte, organizzata e motivata della LBA.

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Andrea Lambiase

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