Il lungo italiano, passato da poco dai New York Knicks ai Brooklyn Nets, risponde su Facebook alle aspre critiche arrivate negli scorsi giorni.
Sembrano lontani anni luce i tempi in cui l’Italia del basket era in tripudio per la chiamata di Andrea Bargnani con la scelta numero uno da parte dei Toronto Raptors. Allora l’italiano rappresentava l’orgoglio del movimento cestistico italiano, prima di essere martoriato dagli infortuni che ne hanno limitato non poco il rendimento.
A partire dalle prime annate sfortunate a Toronto, in America hanno cominciato a parlare di Bargnani come “bust”, ovvero fregatura del Draft del 2006. Contemporaneamente, nel nostro paese, si è sviluppata la tendenza a criticare oltremodo l’ex-Treviso, definendolo, tra gli altri insulti, un “non-giocatore” senza attributi. Le cose non sono cambiate con il passaggio del Mago a New York, squadra in cui ha trovato spazio solo nell’ultima parte della stagione 2014-15, quando a giocare erano le riserve delle riserve.
Le critiche sono fioccate anche quando, durante la free-agency, Bargnani ha deciso di rimanere a New York, firmando però per i Nets di Brooklyn. La risposta dei social? Quasi scontata, purtroppo: “Bargnani rimane a New York per comodità”, “Giocatore perdente in una squadra perdente”, “A Brooklyn solo per soldi” e chi più ne ha più ne metta. Non ci ha più visto, però, il nostro Andrea, che, infastidito dalle malizie, ha deciso di mettere a tacere una volta per tutte le voci sul suo conto. Lo ha fatto tramite un lungo post su Facebook, che riportiamo in versione originale:
Sono stati giorni frenetici e solo oggi trovo il tempo di commentare gli ultimi avvenimenti. Mi sono trovato davanti diverse richieste e ne sono lusingato. Ho apprezzato tutte le proposte, le ho valutate singolarmente, anche quelle europee. Fino all’ultimo istante non ho detto si a nessuno. Alla fine ne erano rimaste tre sopra le altre. Ho scelto i Nets, questo è il fatto, non ho guardato ai soldi o alla città. Nessun elemento specifico ma l’insieme di varie componenti. La scelta si basa esclusivamente sulla squadra e sulla mia voglia di giocare a pallacanestro. Ho scelto i Nets dopo aver parlato con allenatore e GM e ne ho condiviso progetto tecnico e sportivo. Una scelta presa insieme anche alle persone di cui piu’ mi fido e stimo e che mi hanno aiutato. Il fatto che poi la squadra sia a Brooklyn che e’ un posto stupendo e’ sicuramente un plus importante ma non ha influito su di me al momento della decisione. Conosco è vero l’ambiente e la città ma è una nuova esperienza, e come tale, la voglio affrontare. Probabilmente, per colpa del mio carattere introverso, qualcuno ha un percepito sbagliato o un po’ lontano da quello che sono. Io non amo parlare di me e credo che questo interessi anche poco ma come sportivo posso sicuramente dire che sto dedicando la mia vita al basket da sempre e, se non avessi una gran passione ed amore per questo sport, non sarei arrivato dove sono ora. È la strada che continuo a seguire senza tanti esibizionismi. Sono molto concentrato. Ho voglia di giocare una stagione senza i continui stop che mi hanno perseguitato negli ultimi anni .Voglio diventare una pedina importante all’interno della struttura dei Nets e un giocatore su cui i miei compagni possano contare in qualsiasi situazione.Non vedo l’ora di iniziare con loro la NBA ma ora dobbiamo stare tutti concentrati e guardare alla maglia azzurra. Questa è l’occasione che tutti noi e soprattutto i nostri tifosi aspettavamo da anni, per il livello di maturità’ e per il gruppo unito nel sogno, ma soprattutto compatto intorno ad un’unica volontà: quella di qualificarsi alle olimpiadi. Quindi ora non resta che partire e scendere in campo.
Queste sono le parole di un giocatore professionale, stufo di essere criticato per qualsiasi cosa faccia sul campo e fuori. Forse, anche pensando alla Nazionale, sarebbe bene creare un clima più rilassato attorno a un giocatore che ha indubbiamente deluso le grandi aspettative che si erano create su di lui, ma che ha l’attenuante dei numerosi infortuni dalla sua. E chissà, magari a meno di 30 anni, in una nuova dimensione, riuscirà a rinfrescarci la memoria e giustificare la sua chiamata con la scelta numero uno di un intero draft…
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