BU Rewind: gli ultimi 10 MVP, classificati

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In questa nuova rubrica stileremo delle classifiche dei premi individuali distribuiti dalla NBA nello scorso decennio, ad esempio: la classifica dei vincitori dell’MVP, la classifica dei vincitori del ROY e così via. Le stagioni dei giocatori non saranno valutate solo in base alle statistiche individuali, ma anche ai risultati conseguiti dalla squadra e il peso specifico delle prestazioni dei giocatori iridati per il proprio team. Prima di iniziare con la prima classifica, ci teniamo a sottolineare due aspetti. Primo, come per l’assegnazione dei premi da parte della NBA, anche noi nel valutare la stagione di un giocatore prendiamo in considerazione solo la regular season di quell’anno. Secondo, i giocatori sono valutati in base alla singola annata; non viene quindi considerato lo sviluppo della carriera del giocatore dopo la stagione iridata.

Iniziamo subito presentando la classifica del premio più ambito: quello di MVP della lega.

 

10) LeBron James 2011-12, Miami Heat

Statistiche individuali: 27.1p, 7.9r, 6.2a, 53.1% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 2° posto nella Eastern Conference, 46-20 (stagione del lockout).

Piazziamo al decimo posto il primo titolo di MVP conquistato da LeBron James in Florida prevalentemente a causa del campione di partite inferiore alla norma (sole 66 partite a causa del lockout). In quella stagione i Miami Heat ottennero il secondo posto nella Eastern Conference, capitanati da un LeBron James diverso dai suoi primi anni a Cleveland. A Miami la presenza di due altri All-Star come Bosh e Wade gli diede la possibilità di gestire le forze durante la regular season, pur mantenendo delle medie impressionanti.

 

9) Derrick Rose 2010-11, Chicago Bulls

Statistiche individuali: 25.0p, 4.1r, 7.7a, 44.5% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 1° posto nella Eastern Conference, 62-20.

Il titolo di MVP di Derrick Rose, che detiene ancora il record di iridato più giovane (22 anni), è forse il più romantico di quelli presenti su questa lista. Il valore simbolico della premiazione di Rose, nato e cresciuto nel ghetto di Chicago e primo giocatore dei Bulls a vincere il premio dopo Michael Jordan, prevale in un certo senso su quello sportivo. Rose in quella stagione fu sì dominante, ma non tanto quanto gli altri giocatori presenti in questa lista. Anche ai tempi della decisione, diversi analisti non si dichiararono d’accordo.

 

8) Stephen Curry 2014-15, Golden State Warriors

Statistiche individuali: 23.8p, 4.3r, 7.7a, 48.7% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 1° posto nella Western Conference, 67-15.

Nella stagione 2014-15 i Golden State Warriors di Steve Kerr sorpresero tutte le big della lega con un sistema innovativo, caratterizzato dall’efficienza dall’arco degli Splash Brothers e dalla tenacia difensiva di Draymond Green e Andre Iguodala. Le 67 vittorie raggiunte dai Warriors in quella stagione rappresentano l’opera di un vero e proprio collettivo in grado di esaltare i pregi sia dei titolari che della ricchissima panchina. In questo senso, l’MVP vinto da Curry nel 2014-15 può essere considerato il classico premio assegnato al giocatore simbolo della miglior squadra della lega, anche perché ben cinque giocatori avevano segnato più del numero 30 di Golden State in quella stagione.

 

7) James Harden 2017-18, Houston Rockets

Statistiche individuali: 30.4p, 5.4r, 8.8a, 44.9% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 1° posto nella Western Conference, 65-17.

Per tutta la stagione 2017-18, i Rockets furono considerati l’unica squadra in grado di poter sconfiggere – o quantomeno impensierire – i Golden State Warriors della death lineup. Il motivo per cui i Rockets godevano di questa reputazione era uno solo: James Harden. Nel 2017-18 Harden dimostrò di non essere solamente uno scorer, ma anche un leader in grado di guidare la propria squadra a un record di 65-17 e al primo posto della Western Conference, senza rinunciare ai quasi consueti 30 punti a partita nonostante l’arrivo di Chris Paul.

 

6) Giannis Antetokounmpo 2018-19, Milwaukee Bucks

Statistiche individuali: 27.7p, 12.5r, 5.9a, 57.8% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 1° posto nella Eastern Conference, 60-22.

Nella prima stagione sotto la guida di Budenholzer, Antetokounmpo riuscì a sfruttare al meglio il proprio strapotere fisico, risultando una macchina da guerra inarrestabile per gli avversari. Il roster dei Bucks era costruito per ruotare attorno al greco, che per la squadra che passò dalle 44 vittorie della stagione precedente al record di 60-22 era imprescindibile. Basti pensare che al termine della stagione regolare, Antetokounmpo era il leader della squadra in tutte le categorie più importanti (punti, rimbalzi, assist) e secondo per stoppate e palle rubate.

 

5) Russel Westbrook 2016-17, Oklahoma City Thunder

Statistiche individuali: 31.6p, 10.7r, 10.4a, 42.5% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 6° posto nella Western Conference, 47-35.

La top-five si apre con uno degli MVP più controversi degli ultimi anni. Con 42 triple-doppie nella stagione 2016-17, Westbrook superò Oscar Robertson in questa speciale classifica e chiuse la regular season con una tripla-doppia di media, il primo a riuscirci proprio dopo the Big O. Tuttavia, i Thunder ottennero solo 47 vittorie in quella stagione. Dato che il premio di MVP considera anche i risultati conseguiti dalla squadra, un sesto posto, per quanto in una Conference molto competitiva, sembra decisamente basso e dimostra che il one-man-show di Westbrook non fu proprio efficiente. Inoltre, i maliziosi sostengono tutt’oggi che il play di Oklahoma avesse “gonfiato” le proprie statistiche in molti match, ad esempio rubando i rimbalzi ai propri compagni.

 

4) LeBron James 2009-10, Cleveland Cavaliers

Statistiche individuali: 29.7p, 7.3r, 8.6a, 50.3% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 1° posto nella Eastern Conference, 61-21.

La stagione 2009-10 di LeBron James fu la seconda migliore della sua carriera dal punto di vista realizzativo, nonché la prima in cui superò la soglia del 50% di percentuale realizzativa. I suoi quasi 30 punti di media guidarono i Cavaliers al primo posto nella Eastern Conference nonostante un roster poco competitivo, composto da comprimari o stelle che avevano i propri anni migliori ormai alle spalle. Non è dunque un’esagerazione affermare che le 61 vittorie raggiunte da quei Cavs furono praticamente tutte opera di LeBron.

 

3) LeBron James 2012-13, Miami Heat

Statistiche individuali: 26.8p, 8.0r, 7.3a, 56.5% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 1° posto nella Eastern Conference, 66-16.

Sul podio non può mancare la miglior stagione di LeBron James con la maglia dei Miami Heat. Dopo la vittoria del tanto agognato primo titolo NBA e il premio di MVP delle Finals l’anno precedente contro gli Oklahoma City Thunder, in pochi si sarebbero aspettati ulteriori miglioramenti da parte del nativo di Akron. Invece LeBron riuscì nell’impresa di diventare un giocatore ancora più dominante, andando ad aggiustare l’unico aspetto del proprio gioco fin lì carente: il tiro da tre punti. Inutile sottolineare che il gioco degli Heat beneficiò di questo ulteriore passo avanti di James, e gli Heat di quell’anno raggiunsero l’incredibile cifra di 27 vittorie consecutive, che li piazza al secondo posto di sempre, dietro ai Los Angeles Lakers di Jerry West nella stagione 1971-72.

 

2) Kevin Durant 2013-14, Oklahoma City Thunder

Statistiche individuali: 32.0p, 7.4r, 5.5a, 50.3% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 2° posto nella Western Conference, 59-23.

Al secondo posto di questa classifica troviamo la miglior stagione realizzativa della carriera di Kevin Durant. Con i suoi 32 punti a serata, Durant fu il top-scorer della lega nella stagione 2013-14, titolo che aveva già ricoperto in tre occasioni precedenti senza mai vincere l’MVP. Proprio l’anno precedente, il premio di miglior giocatore gli era stato scippato da LeBron. In molti, quindi, videro la mossa di assegnare l’MVP a Durant anche come una specie di risarcimento per il premio sfumato l’anno precedente, quando i Thunder vinsero addirittura due partite in più. Al di là della narrativa, nella stagione 2013-14, Durant si confermò il leader di una squadra in cui c’era un’altra personalità ingombrante quale Russel Westbrook.

 

1) Stephen Curry 2015-16, Golden State Warriors

Statistiche individuali: 30.1p, 5.4r, 6.7a, 50.4% dal campo.

Risultato di squadra (RS): 1° posto nella Western Conference, 73-9.

La stagione più impressionante dello scorso decennio fu però senza dubbio quella di Steph Curry nel 2015-16. La regular season di quell’anno può essere considerata l’apice della carriera di Steph, che si confermò primo terminale offensivo di una squadra pressoché imbattibile. Curry passò dai 23.8 punti del 2014-15 ai 30.1 del 2015-16, ma ad impressionare di più fu la facilità con cui era in grado di segnare da qualsiasi posizione del campo. Il Curry di quella stagione è l’unico giocatore di questa classifica a superare la soglia del 50% di percentuale realizzativa tirando più da tre che da due. La sua vena realizzativa fuori dal normale portò i Golden State Warriors ad abbattere il record di vittorie dei Chicago Bulls di Michael Jordan, creando il connubio perfetto tra prestazioni individuali e risultati di squadra.

Niccolò Armandola

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