Jayson Granger Venezia

Esclusiva BU, Jayson Granger: “DELUSISSIMO dalla stagione con Venezia! E sull’esonero di De Raffaele…”

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Jayson Granger è stato uno dei sudamericani più forti che si sono visti in Europa dal 2010 a oggi. Ha giocato tantissimo in Spagna, specialmente all’Estudiantes, nel quale è arrivato quando era ancora un adolescente, e al Baskonia. Ma ha girovagato molto e ha giocato anche in Turchia e Germania, oltre che in Italia, con la Reyer Venezia.

Insieme a Jayson Granger abbiamo parlato di tutta la sua avventura in Europa, specialmente quella italiana a Venezia, ma anche delle vittorie in Spagna e in Germania e delle sue origini italiane da parte della mamma.

Partiamo dal presente. Come stai e come sta andando quest’annata nel tuo Uruguay dopo tantissimi anni in Europa? Ti mancava vivere e competere in Sud America?

Io e la mia famiglia stiamo bene, stiamo trascorrendo serenamente il tempo qui in Uruguay dopo aver vissuto 19 anni in Europa. Sono molto contento di poter stare a lungo con la mia famiglia dopo aver passato tanti anni lontano da loro, potendo vederli soltanto durante l’estate.

Facciamo un piccolo passo indietro. L’estate scorsa hai deciso di firmare a Venezia con la Reyer dopo tantissimi anni in EuroLega. Come mai questa decisione e come valuti l’esperienza?
Jayson Granger con la maglia delle Reyer Venezia.

Nel 2022 avevo deciso di firmare per Venezia perché mi avevano prospettato un progetto interessantissimo e un grande piano di crescita, con un ottimo coach in panchina. Mi è sembrata una sfida interessante poter tornare a giocare in EuroLega vincendo l’EuroCup. Ormai l’EuroLega era diventata un po’ la mia zona di comfort e quindi decidere di firmare per una squadra di EuroCup con l’obiettivo di vincerla e andare in EuroLega mi stimolava parecchio. E devo dire che a livello di organizzazione e di persone mi sono trovato veramente molto bene, però purtroppo non siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati a inizio stagione. Ci tengo comunque a ringraziare moltissimo la società di Venezia!

Forse a livello di risultati avete un po’ deluso, Venezia aveva allestito una squadra che sarebbe potuta andare molto avanti in Europa e in Italia ma non è successo. Come mai?

A fine anno eravamo veramente delusissimi per non essere riusciti a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati perché il club aveva speso tanto per provare a vincere e noi sapevamo di poter raggiungere quei risultati. Ma non è mai semplice quando cambi così tanti giocatori, non è scontato trovare immediatamente la giusta chimica. Molto spesso, quando tanti cestisti diversi si inseriscono in una stessa squadra, ci vuole del tempo affinché si vadano a comporre le giuste gerarchie. Non vi nascondo che ci saremmo aspettati di vincere molte più partite sia in EuroCup sia in Serie A italiana e noi stessi sappiamo di non aver giocato come avremmo potuto. Per questo mi dispiace e ci tengo a fare un grosso in bocca al lupo a Venezia, ha dei tifosi fantastici e spero che quest’anno possa raggiungere tutti gli obiettivi che si è prefissata.

Come hai vissuto l’esonero di coach Walter De Raffaele e l’arrivo di coach Neven Spahija?

Onestamente il cambio di allenatore non è stato semplicissimo, non è mai facile cambiare da un coach all’altro. In questo caso ancora di più perché coach Walter De Raffaele era quello che ha portato Venezia a essere la squadra che è oggi, in Italia e in Europa, vincendo molti trofei. Non vi nascondo che questo esonero è stato particolarmente toccante per me perché ero veramente molto vicino psicologicamente ed emotivamente al modo di allenare di De Raffaele. Non è stato semplice, lo ripeto, però è più facile cambiare l’allenatore che cambiare 10 giocatori. Molto spesso i coach vengono esonerati per provare a dare una sferzata alla stagione perché puoi cambiare un paio di giocatori ma non un intero roster. Nonostante questo comunque le cose non sono andate come avremmo tutti voluto: siamo usciti ai Quarti di Finale in Italia e in EuroCup non siamo arrivati dove saremmo dovuti arrivare.

Hai giocato per tantissimi anni in Liga ACB tra Estudiantes, Malaga e Baskonia e hai visto la crescita di quel campionato negli anni. Come ha fatto la Liga ha diventare il miglior campionato d’Europa da quando sei arrivato tu nel 2005 ad oggi?

La Liga ACB è il miglior campionato d’Europa. Devo dire che è cambiata parecchio da quando sono arrivato nel 2005. Penso che comunque la differenza l’abbia fatta il settore giovanile in Spagna. Ci sono stati grandissimi miglioramenti a livello di allenatori e di conseguenza anche di giocatori, come abbiamo potuto vedere in questi anni nelle competizioni FIBA.

Credo che faccia la differenza anche il fatto che in Spagna possano giocare soltanto 2 giocatori extracomunitari e il resto devono essere comunitari e spagnoli. Questo li ha incentivati a lavorare moltissimo sui settori giovanili in modo da poter produrre tantissimi talenti spagnoli da mandare in Liga ACB a soli 17-18 anni, cosa che difficilmente succede e negli altri Stati europei. Detto ciò, la Serie A italiana o quella turca hanno comunque tantissimo talento sia a livello di giocatori locali sia di americani che arrivano dal college e che vogliono dimostrare di poter giocare in EuroLega e in NBA.

Un’altra tappa importante della tua vita è stato il Baskonia. Com’è stato vincere il campionato con il Baskonia e che rapporto avevi con Achille Polonara, che è arrivato da voi all’ultimo, nel 2019, ma che è stato fondamentale per vincere la Liga?

La vittoria del campionato con il Baskonia nel 2020 è stata una delle più belle di tutta la mia carriera perché venivo da un periodo difficile a livello fisico e poi a marzo era scoppiata la pandemia. Non dimentichiamocelo, eravamo tutti preoccupati per quella situazione, arrivavamo da mesi di isolamento assoluto, senza poter giocare a basket, e quindi è stato veramente strano ma al tempo stesso bellissimo poter vincere un campionato. Non voglio dire che sia stato un sogno che diventava realtà, ma posso dire che quel titolo è stata la ciliegina sulla torta della mia carriera. Eravamo davvero un bellissimo team e, visto che l’avete citato voi, Achille Polonara è stato senza dubbio uno degli elementi chiave per la vittoria di quel campionato. È stata una vera e propria favola, non saprei come descriverla in altro modo!

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Jayson Granger all’Alba Berlino
A Berlino hai disputato probabilmente una delle migliori stagioni della tua carriera. Com’è stato vincere un campionato da MVP contro la corazzata Bayern Monaco di Andrea Trinchieri che quell’anno aveva sfiorato le Final Four?

Berlino è stato il posto perfetto per ritrovare la fiducia in me stesso dopo la rottura del tendine d’Achille ed è stato proprio un anno fantastico. C’era una filosofia di basket che ammiravo tantissimo e coach Aito è stato uno dei migliori allenatori di tutta la mia lunga carriera in Europa. Eravamo una famiglia, mi hanno incluso nel loro gruppo dal giorno 1. Quando si vengono a creare queste situazioni, è più facile vincere le partite, fare una difesa in più, conquistare i trofei. Avete giustamente citato il Bayern Monaco di Andrea Trinchieri perché li abbiamo affrontati tantissime volte quell’anno e ci hanno battuto nella Coppa di Germania. Ma poi abbiamo vinto noi il campionato ed è stato veramente bellissimo perché sono stato nominato MVP e pochi giorni prima era nato il mio secondogenito. Davvero un anno stupendo, indimenticabile!

Raccontaci un po’ delle tue origini italiane e cos’ha pensato tua mamma quando le hai detto che avresti giocato per una stagione nel Paese da cui i suoi avi provenivano.

Le mie origini italiane arrivano da mio nonno che è nato in Calabria. Mia mamma era veramente molto felice quando le ho comunicato che avrei giocato per una stagione in Italia perché è molto legata all’Italia.

Ultima domanda: dicci un obiettivo che Jayson Granger ha per il tuo futuro.

La salute. Per me è importante che io e la mia famiglia stiamo bene. Voglio inoltre essere un ottimo padre, in grado di accompagnare i propri figli dall’essere dei bambini all’essere degli uomini di un certo livello in questo mondo che non è assolutamente semplice. Infine spero di poter continuare ad avere un matrimonio felice come l’ho avuto fino a questo momento e di godermi ogni momento della mia vita!

 

Ringraziamo Jayson Granger per la disponibilità e le gentilezza dimostrataci e gli auguriamo tutto il nostro meglio da un punto di vista personale e professionale!

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