Esclusiva BU, Luigi Gresta: “In Cina e Kuwait due campionati molto diversi. Iverson? Era molto schivo”

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Luigi Gresta (mondopadano.it)
Luigi Gresta (mondopadano.it)


Coach Luigi Gresta ha da poco annunciato il suo ritorno in Italia dopo le esperienze in Kuwait e Cina e Basketuniverso lo ha intervistato in esclusiva per sapere di più su questi campionati e su queste realtà poco prese in considerazione dagli addetti ai lavori.

Negli ultimi mesi ha avuto l’occasione di allenare in due paesi come Cina ed Emirati Arabi, quali sono le sue impressioni su questi campionati?

“Sono due tornei molto diversi, figli di realtà decisamente differenti. In Cina la pallacanestro è lo sport nazionale, si gioca in palazzetti con 8/9.000 tifosi, mentre in Kuwait, nonostante le enormi possibilità economiche, la cultura del basket non è radicata e questo si riflette sia nel pubblico che assiste ad ogni partita (circa 150/300 spettatori) sia nel livello tecnico della competizione. In Cina questo sport ha un grande seguito, e dei risvolti anche a livello mediatico: possiamo vedere pubblicità di marchi importanti usare come testimonial i giocatori del massimo campionato di pallacanestro, un po’ come succede in Italia con il calcio.”

Parliamo dell’esperienza in Kuwait. Il campionato arabo non è tra i più seguiti e i suoi giocatori non sono certo i più rinomati. Com’è stato allenare in un contesto simile?

Ho avuto le mie difficoltà, non lo nascondo. Mi sono ritrovato a fare i conti con dei giocatori il cui ego era di gran lunga superiore alle loro effettive doti tecniche e questo ha generato situazioni sicuramente non facili. In molti frangenti ho notato una grande presunzione, a fronte di una conoscenza del gioco più che modesta. Personalmente credo sia un aspetto che caratterizzi in larga parte il popolo arabo: tendono a voler aver ragione a priori. Se avessi allacciato le scarpette però, probabilmente avrei insegnato basket a più di un giocatore.”

Allen Iverson
Allen Iverson

Durante la parentesi in Cina ha avuto l’occasione di allenare anche Allen Iverson, per il quale non spese grandi parole tempo addietro. Cosa può dirci sulla personalità di questo giocatore, che per molto tempo è stato una vera e propria icona del basket?

“Con Allen Iverson sono stato in contatto solamente per pochi giorni, quindi non mi sento di esprimere giudizi che si allontanino troppo dal basket ed era più un’immagine che un giocatore. Posso dire però che a livello umano l’ho trovato molto schivo, sicuramente diverso da alcune personalità con cui mi è capitato, seppur brevemente, di avere a che fare (tra i citati: Michael Jordan, John Stockton, Danny Ainge, ndr) e loro sono dei campioni a tuttotondo. Tutti abbiamo due gambe, una testa, un cervello e un cuore e se uno ha un successo come Iverson, complimenti, ma è evidente che si senta un divo, i suoi atteggiamenti trasmettono questo lato del suo carattere.”

FerentinoAl momento è libero da ingaggi di qualsiasi tipo. Vista la sua posizione e il suo amore per la Ciociaria, vede possibile un suo approdo sulla panchina di Ferentino?

“Non sono stato contatto dalla dirigenza della squadra, è tutto quello che posso dire a riguardo e al momento penso che sia difficile. Rimane il mio amore per la Ciociaria, ma dopo quanto successo a Veroli è rimasta un’unica squadra, la cui dirigenza non si è interessata ad una possibile collaborazione, quindi ad oggi credo sia un’eventualità improbabile.” 

La vicenda Veroli è lo specchio di ciò che da alcuni anni sta accendo a parecchie squadre italiane: oggi ci sei, domani non si sa… In questo senso, cosa ne pensa di Pesaro? Quali prospettive intravede per una squadra che nelle ultime due stagioni ha raggiunto la salvezza all’ultima giornata?

“Pesaro ha giocato gli ultimi due campionati ben sapendo che il loro scudetto fosse il mantenimento della categoria. La squadra è riuscita a centrare l’obiettivo nonostante le scarse disponibilità economiche, e questo rappresenta un grande merito. Il futuro della società? Spero che il momento difficile passi al più presto. Piazze come Pesaro non devono venire a mancare, come purtroppo negli ultimi anni è successo a Siena, Treviso, Bologna (sponda Fortitudo), squadre che hanno fatto la storia della pallacanestro italiana. I marchigiani, però, nonostante abbiano dei budget ridotti sono sempre riusciti a salvarsi, quindi complimenti a loro.”

Gresta sulla panchina di Cremona (mondopadano.it)
Gresta sulla panchina di Cremona (mondopadano.it)

Se dovesse indicare il traguardo più significativo raggiunto in carriera, quale esperienza racconterebbe?

“Non ce n’è una su tutte, dovrei citartene diverse. La promozione con Avellino dalla A2 alla massima serie avvenuta esattamente 15 anni fa (25 maggio, data dell’intervista ndr), la vittoria a Jesi per 3-0 contro la Virtus Bologna nel 2004, della quale ieri (24 maggio ndr) cadeva l’undicesimo anniversario, l’aver battuto la Montepaschi campione in carica, e l’aver inflitto a Milano quella che tutt’oggi resta l’ultima sconfitta che la squadra abbia subito in casa (con Cremona, 2 anni fa). Tutte esperienze che ricordo con grande gioia.”

Ci farebbe piacere chiudere con un aneddoto: può raccontarci un episodio particolare che le è capitato durante gli ultimi due anni?

“Sul Kuwait potrei raccontarne a centinaia. Una volta, durante un time-out, gli arbitri sospesero la partita di punto in bianco, senza una spiegazione apparente. Inizialmente non capii cosa stesse succedendo, poiché vidi tutti i giocatori e gli arbitri andare in un angolo e poi capii che l’interruzione era dovuta all’orario di preghiera. E così, nel giro di pochi minuti, erano tutti rivolti verso la Mecca per osservare questa usanza religiosa. 

Uno dei playground cinesi descritti da coach Gresta (foto di Luigi Gresta, facebook.com)
Uno dei playground cinesi descritti da coach Gresta (foto di Luigi Gresta, facebook.com)

In Cina invece mi è capitato di giocare (per un’esibizione) su un campo decisamente improbabile, un vero e proprio playground a cielo aperto. Ricordo ancora oggi la gente letteralmente arrampicata su muri e tetti, e la mia grande paura che una di quelle costruzioni potesse crollare. Cose di questo genere non ne avevo mai visto prima.

In un’altra occasione mi è capitato di dover sgattaiolare furtivamente dall’hotel in cui eravamo sistemati, per non farmi notare dalla security che non voleva farci uscire. Ero con un giocatore, e dopo aver eluso la sicurezza siamo entrati in un centro commerciale, dove ci siamo imbattuti in una piccola “band” che stava suonando. Dieci minuti dopo stavo imbracciando la chitarra, guidando il resto del gruppo in una band “italo-cinese” in un re-make dei grandi classici italiani: da Dalla a Baglioni, passando per De Gregori. Si formò una piccola folla di 40-50 persone, fu molto divertente. Poco dopo però alcune guardie ci riconobbero, e ci scortarono nuovamente all’albergo.

 

La redazione di Basketuniverso ringrazia il sig. Luigi Gresta per la simpatia e la disponibilità mostrata nel concedere l’intervista, mandando i migliori auguri per il prosieguo della sua carriera da allenatore.

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