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Esclusiva BU, Mamoli: “Fontecchio al livello dei top di EuroBasket!”

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Alessandro Mamoli, giornalista di Sky Sport, ci ha concesso un’intervista esclusiva e in questa abbiamo parlato di EuroBasket, ma anche di NBA e del prossimo Mondiale, dove l’Italia forse potrà contare su Paolo Banchero.

Ecco a voi l’intervista completa ad Ale Mamoli.

Partiamo dalla fine: la vittoria della Spagna. Nessuno avrebbe mai pronosticato il successo spagnolo in questo EuroBasket. Qual è stato il momento in cui Sergio Scariolo e la Spagna hanno capito che avrebbero potuto vincere il torneo?

“Direi dopo la semifinale vinta contro la Germania. Mentre tutti festeggiavano Rudy Fernandez che aveva appena conquistato l’undicesima medaglia con la Spagna, Sergio Scariolo e il suo staff, in maniera abbastanza tranquilla, si sono avvicinati a Gordon Herbert e al suo staff per stringere loro la mano e per far loro i complimenti, dopodiché Sergio ha fatto segno a tutto il suo staff che di tempo per festeggiare non ce n’era, richiamandoli in spogliatoio. Si vedeva che non avevano intenzione di accontentarsi e che volevano l’ennesima medaglia d’oro. Per certi versi mi è sembrava la solita Spagna: una sconfitta inaspettata nel girone, quest’anno con il Belgio, e poi un rullo compressore nella fase a eliminazione diretta. Poi però sai, basta un possesso che va da un’altra parte agli Ottavi contro la Lituania e saremmo qui a parlare probabilmente di fallimento spagnolo e della fine di un ciclo. Era una squadra con le gerarchie super definite – anche troppo per certi versi – e che ha trovato un Lorenzo Brown dominante. Senza la neo point guard del Maccabi Tel Aviv, non avrebbe mai vinto la manifestazione”. 

L’Italia è stata l’altra grande sorpresa. Il miracolo serbo e il quasi miracolo francese. Come valuti l’Europeo, considerata anche la sconfitta inattesa con l’Ucraina?

“Bisogna anzitutto parlare di parametri. Prima dell’Europeo alcuni pensavano che l’Italia fosse fortissima, anche senza Danilo Gallinari, altri invece che fosse una squadra media, normale. Io credo che contro Serbia e Francia abbiamo giocato su un potenziale 100 a 97/98. Con l’Ucraina abbiamo fatto male, abbiamo perso, ma anche la Spagna per dire ha perso contro il Belgio, le serate storte capitano. Secondo me quest’Italia ha dimostrato di essere molto equilibrata, nonostante non avesse giocatori abituati ad essere leader offensivi nelle proprie squadre di Club, Fontecchio a parte. Marco Spissu, che ha viaggiato a 20 di media a Berlino, era il sesto/settimo a Kazan. Qui gli abbiamo chiesto di essere il secondo e lui ha risposto presente, facendo cose inenarrabili. Per questo abbiamo indubbiamente overperformato. Tutti quanti hanno dovuto fare più di quello che abitualmente fanno nei propri club. Detto ciò, se Fontecchio avesse fatto 2/2 o avessero fischiato blocco in movimento di Gobert, oggi staremmo parlando di altro e di una probabile medaglia al collo perché diciamo che con la Polonia quanto meno ce la saremmo giocata. Ecco, qui ha fatto la differenza la poco esperienza dei nostri nel gestire possessi chiave in momenti topici delle gare. Heurtel e Yabusele o Fournier sono abituati a farlo a Madrid o a New York”.Italbasket

L’uomo della svolta Azzurra è stato Marco Spissu. Con Meo Sacchetti non giocava nemmeno, con Gianmarco Pozzecco è diventato centrale. Quanto ha inciso il Poz nelle sue prestazioni?

“A me è sembrata una squadra che con Serbia e Francia potesse quasi andare con il pilota automatico talmente erano compatti ed efficaci. Con la Francia siamo andati sotto di 10 e siamo quasi arrivati a +10. Io credo si sia parlato troppo di Gianmarco Pozzecco. Capisco che sia giusto parlarne perché è il C.T e soprattutto perché ha fatto gesti eclatanti tipo abbracciare Giannis o inginocchiarsi in lacrime. Però credo che il suo comportamento non abbia influito negativamente sui risultati della squadra. Lo rispettavano in quanto coach ma la sensazione era che per loro  fosse il tredicesimo giocatore dell’Italia, un compagno, e i suoi atteggiamenti non hanno influito per nulla in negativo sulle serate degli Azzurri. Chiudo il discorso dicendo che noi abbiamo terminato EuroBasket con la prima difesa e il quinto miglior attacco, ciò vuol dire che qualcosa di buono deve essere stato fatto da questa gestione tecnica”.  

E poi c’è Simone Fontecchio. Un Europeo meraviglioso che è terminato con quei liberi sbagliati e con quell’appoggio che ancora oggi grida vendetta. Pensi che da questa delusione ne uscirà fortificato?

“Conoscendolo un po’ mi sento di dire di sì. Ironicamente ti dico che mi sarebbe piaciuto se avesse segnato i liberi e avesse vissuto quei momenti con una medaglia al collo, sfatando il tabù dei Quarti di Finale. Purtroppo dobbiamo portarci ancora sulla spalla quella maledetta scimmia, anche se questa squadra, da Belgrado a oggi, ha vinto tutte le gare che doveva vincere. Sono mancate solo le due con la Francia ma a Tokyo era difficile e a Berlino diciamo che l’avevamo praticamente portata a casa. Grecia e Ucraina sono due match che puoi vincere, ma non sono gare senza domani che “devi” vincere. Quelle che dovevamo vincere, le abbiamo vinte quasi tutte, sicuramente le abbiamo giocate alla pari”.

Pozzecco Fontecchio

Fontecchio mi fornisce l’assist per parlare di NBA, altra grande esclusiva di Sky Sport. Quale ruolo si ritaglierà negli Utah Jazz che si stanno andando a creare?

“Ci sono molti fattori che influenzeranno il suo futuro prossimo. Dipende anzitutto da quello che il coaching staff vedrà in lui però onestamente vedendo i Jazz di oggi, non posso immaginare che non possa partire in quintetto o avere un ruolo significativo che nella peggiore delle ipotesi lo porterà ad essere il primo o il secondo cambio. Giocare a Utah piuttosto che a Miami fa una bella differenza, perché i Jazz non hanno la necessità di vincere, anzi, l’obiettivo sarà perdere il più possibile così da fare un bel Draft la prossima estate, e di conseguenza gli errori che eventualmente farà Simone saranno più accettati. Quello che posso dire è che in questo EuroBasket è stato meno di 2 centimetri sotto ai top della competizione e ha fatto canestri che pochi fanno in Europa per come se li è costruiti. Vediamo come andrà ma i presupposti sono buonissimi”.

Quelli da battere saranno ancora i Golden State Warriors. Ma le avversarie sono tante e agguerrite. Cosa ne pensi di Ime Udoka e della vicenda che c’è dietro?

“Onestamente è difficile commentarla perché ci sono fatti privati e soprattutto molti di essi non sono ancora stati rivelati. Mi sembra di capire che oggi lo sport americano in generale sia sempre più sotto il giudizio dei social media. La vicenda di Sarver – che ha sbagliato e sta dalla parte del torto – non è stata una decisione della Lega ma quasi più del popolo di Twitter, dell’opinione pubblica, oggi più importante di molto altro. Questo non costerà solo la stagione a Udoka, potrebbe costargli la carriera e forse inciderà anche sull’annata dei Boston Celtics”.  

Quest’estate ha tenuto banco la vicenda Kevin Durant, che alla fine resterà a Brooklyn. Sarà l’anno della riscossa per KD oppure sentiremo parlare di suo possibile scambio fino alla trade deadline?

Dipende da come andrà la stagione, sua, di Brooklyn e di Kyrie Irving, che non sappiamo se e come si presenterà al training camp che inizierà tra qualche giorno. Se Uncle Drew deciderà di giocare e tornare quello di Cleveland, allora è un problema per tutti perché quattro quinti del quintetto dei Nets è composto da Irving, Joe Harris, Ben Simmons e Durant. Il quinto sceglilo a caso dal mucchio che tanto va più o meno bene chiunque. La differenza verrà fatta da come e se giocherà Ben Simmons, oltre alla variabile impazzita Kyrie, e dal record che avranno a inizio 2023. Se saranno al 70-80% di vittorie, allora vivremo un febbraio tranquillo, altrimenti avremo molto da scrivere e raccontare in zona trade deadline“.

kevin durant irving nets

L’ultima domanda è ancora sulla Nazionale, in particolare su un atleta Azzurro. L’anno prossimo ci sarà il Mondiale, che sarà in diretta sempre su Sky Sport come lo sono stati gli Europei di qualche giorno fa, e forse Paolo Banchero ci sarà. Che impatto avrà la scelta numero 1 assoluta in NBA e sull’Italbasket?

“Paolo potrebbe diventare immediatamente il leader di Orlando anche se avrà dei compagni di squadra molto tosti e con un po’ più di esperienza di lui, per esempio il tedesco Franz Wagner che abbiamo potuto ammirare a EuroBasket. Credo che lui abbia delle caratteristiche fisiche e tecniche che le regole NBA sapranno esaltare. Parlando di Nazionale, non dobbiamo commettere l’errore di pensare che basti prendere Banchero, infilarlo nel nostro sistema collaudato e risolvere così tutti i problemi nel reparto lunghi che abbiamo dal 2004 a oggi. Il ragazzo di Seattle è uno che presumibilmente avrà bisogno di un po’ di libertà. Inserirlo in un gruppo che funziona proprio per il suo equilibrio interno deve essere fatto in maniera saggia e graduale. Banchero dovrà capire l’Italia e l’Italia dovrà capire Banchero, magari scendendo qualche volta a compromessi pur di averlo il più possibile e nelle migliori condizione psicofisiche possibili”.

Ringraziamo Alessandro Mamoli e Sky Sport per averci concesso quest’intervista e per l’enorme disponibilità.

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