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Esclusiva BU, Milan Macvan: “Milano la mia seconda casa! Io sulla black list del Partizan? Vinto in ogni tribunale”

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Milan Macvan è stato per un paio di stagioni un idolo del Mediolanum Forum di Assago quando vestiva la canotta dell’Olimpia Milano ma a soli 30 anni ha abbandonato il basket giocato a causa dei tanti problemi fisici che ha avuto.

BasketUniverso ha avuto il piacere di intervistare Milan Macvan e con lui abbiamo parlato della sua carriera tra Serbia, di cui è stato anche il capitano, Israele, Italia, Germania e infine anche Giappone.

Prima di tutto come stai? Cosa stai facendo nella tua vita dopo aver smesso di giocare a basket? Stai davvero per entrare nel mondo del calcio?

Sto bene, lavoro e passo il tempo con i miei figli e la mia famiglia. Sono la cosa più importante per me e finalmente posso stare con loro senza perdere appuntamenti importanti. Ho due aziende, una in cui abbiamo investito nel settore agricolo, produciamo frutta fresca. La seconda azienda è una scuola materna. Quindi sono più che impegnato per entrare nel mondo del calcio, questa era un’informazione che mi mancava.

Hai iniziato a giocare a basket all’FMP e al tempo c’era già un fenomeno che spiegava pallacanestro: Milos Teodosic. Com’era il giovane Milos più 15 anni fa?

Giocavo all’FMP come la maggior parte dei ragazzi di talento in quel momento. L’FMP aveva la migliore scuola di basket per giovani giocatori e la migliore rete di scouting, era in grado di trovare ragazzi di grande talento in tutto il Paese.

Milos è sempre stato un giocatore speciale, si vedeva in ogni momento che lo era, un vincente e soprattutto un grande compagno di squadra e un ottimo amico.

Milan Macvan ha vinto praticamente ovunque è stato, persino in Giappone. Qual è stata la vittoria più bella con le squadre di club? Il campionato serbo con il Partizan?

Più o meno ho vinto dappertutto, una volta finita la carriera i trofei sono un qualcosa di importante, tutto il resto viene dimenticato molto velocemente. Direi che l’ultimo è stato speciale per me, venivo da due terribili infortuni a Monaco, due rotture del legamento crociato in soli 9 mesi. Così sono andato in Giappone dove abbiamo vinto la Coppa dei Campioni d’Asia. È stato molto emozionante per me.

macvanHai vinto tantissimo anche con la Serbia. Com’è stato vincere un argento alle Olimpiadi e cosa vi è mancato per vincere un torneo, Europeo o Mondiale?

La Nazionale serba è motivo di orgoglio per tutti noi. Vincere con la Nazionale ti dà un’enorme iniezione di fiducia, quindi non posso fare paragoni con nient’altro. L’argento alle Olimpiadi di Rio è probabilmente il più grande risultato nella mia carriera in Nazionale e credo che Team USA fosse molto più forte di noi e più pronta per quella partita. L’altra cosa importante è stata essere il capitano della Nazionale, sapere che coach e compagni di squadra si fidano di te è qualcosa che non riesco a spiegare.

A Milano non ti hanno dimenticato, visto che all’Olimpia hai vinto 1 Scudetto e 2 Coppa Italia. Che stagioni sono state all’Armani e ti sarebbe piaciuto restare un po’ di più? Simone Pianigiani non ti voleva nella sua squadra?

Milano è la mia seconda casa, ho grandi ricordi dell’Olimpia Milano, della famiglia Armani e della città di Milano. Personalmente io e la mia famiglia ci siamo trovati molto bene e Milano è stata l’unica città in cui abbiamo pensato di vivere al di fuori della Serbia. Professionalmente è stato bello e brutto allo stesso tempo. Abbiamo vinto 3 trofei in due stagioni, ma a causa del nostro percorso in EuroLega e in EuroCup ho avuto la sensazione che non abbiamo ottenuto tutto quello che potevamo.

Non ho mai parlato con Pianigiani, lo rispetto come allenatore ma non abbiamo mai parlato della mia permanenza all’Olimpia. Il “problema” era anche che all’inizio di quell’estate, già a fine giugno o inizio luglio, il mio allenatore della nazionale, Sasha Djordjevic, mi chiamò per giocare con il Bayern Monaco e quella fu la fine della nostra storia. L’Olimpia sarà l’unica squadra accanto al Partizan nel mio cuore.

Che rapporto avevi con Jasmin Repesa ai tempi dell’Olimpia?

Repesa è un ottimo allenatore, avevamo un buonissimo rapporto. In realtà è stato lui a insistere con il club per portarmi a Milano, quindi gliene sono molto grato.

Hai detto addio al basket giocato appena a 30 anni. Non era proprio possibile andare avanti ancora per qualche stagione?

Mi sono ritirato molto presto, vero, ma ero stanco di recuperare dagli infortuni e in quel periodo è iniziata anche la pandemia di Covid-19, quindi non vedevo la motivazione per continuare a giocare.

Cosa ne pensi del fatto che il Partizan Belgrado sia tra le migliori squadre d’Europa? Credi che riusciranno a raggiungere i playoff prima e le Final Four dopo?

Il Partizan sta andando alla grande e sono contento che sia tornato in EuroLega, il suo posto è lì. Questa stagione è molto difficile per ogni squadra. Fondamentalmente, se si esclude il Real Madrid, tutte le formazioni sono con poche vittorie, quindi chi riuscirà a fare una striscia di 3-4 vittorie giocherà i playoff. Io tifo per il Partizan con tutto il cuore.

Recentemente Ostoja Mijailović, presidente del Partizan, ha detto che sei sulla “lista nera” del Partizan e che devi al club diverse migliaia di euro. Cosa ci puoi dire di questa vicenda?

La situazione tra me e il Partizan è complicata. Ho vinto in ogni tribunale contro il club. La prima volta è stata in Serbia e la seconda al Tribunale Arbitrale dello Sport in Svizzera. Non vedo e non capisco lo scopo di quell’intervista del presidente, ma è una sua decisione. Non mi sento su nessuna lista nera in Europa e ho giocato in grandi club. Le squadre appartengono ai tifosi e agli amici del club. Chiunque voglia mettere qualcuno sulla lista nera, deve creare il proprio club.

Se potessi cambiare una cosa della tua carriera, cosa cambieresti?

Non voglio cambiare nulla, non ho rimpianti perché una cosa importante che ho imparato nella vita è che le scuse sono per i perdenti.

 

Ringraziamo Milan Macvan per la disponibilità e le gentilezza dimostrataci e gli auguriamo tutto il nostro meglio da un punto di vista personale e professionale!

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