A San Francisco l’atmosfera è di attesa. I Golden State Warriors hanno già in mano un pacchetto di rinforzi importanti, ma non possono muovere un passo finché non sarà chiarita la situazione di Jonathan Kuminga. Il giovane talento è al centro di una trattativa complicata, ormai da mesi: sul tavolo c’è la qualifying offer da 7.9 milioni di dollari per una stagione che lo renderebbe free agent nell’estate 2026, ma il suo entourage spinge per un accordo pluriennale con maggiori garanzie e una Player Option. La dirigenza degli Warriors ha fatto più di una proposta, ma nessuna ha ancora convinto il giocatore. Ci si aspetta che una decisione finale, in un senso o nell’altro, Kuminga la prenderà entro settimana prossima: nel peggiore dei casi firmerà la qualifying offer e si libererà a zero tra un anno.
Dietro le quinte, però, tutto è pronto. Appena la vicenda Kuminga si sbloccherà, Golden State potrà ufficializzare una serie di firme destinate a cambiare il volto della squadra. Come riportato da Marc Stein, in attesa di firmare con gli Warriors ci sarebbero Al Horford, Seth Curry, Gary Payton II e De’Anthony Melton. L’arrivo di Horford garantirebbe esperienza e solidità sotto canestro, qualità che mancano dopo l’addio estivo di Kevon Looney. Seth Curry tornerebbe a giocare insieme al fratello di Steph, aggiungendo pericolosità dall’arco; Gary Payton II è pronto a tornare in maglia Warriors dopo qualche mese di attesa da free agent, Melton rappresenterebbe quell’elemento versatile capace di incidere su entrambi i lati del campo (anche lui ha già giocato per Golden State nella scorsa stagione prima di rompersi il crociato, alla 6° partita). In totale, gli Warriors hanno ancora 6 spot da riempire nel proprio roster.
L’idea è chiara: Golden State non ha alcuna intenzione di imboccare la strada della ricostruzione. Con Steph Curry ancora protagonista e con Jimmy Butler arrivato per alzare ulteriormente l’asticella, l’obiettivo rimane quello di competere subito per il titolo NBA. Inserire veterani affidabili significa dare profondità alle rotazioni e permettere alle stelle di gestire meglio le energie lungo la regular season. Resta da capire se questi innesti basteranno per riportare i Warriors ai vertici della Western Conference, ma di certo rappresentano un segnale forte della volontà di restare tra le squadre che contano.
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