Al giorno d’oggi siamo abituati a giocare ad NBA 2K, da anni videogioco di spicco del mondo cestistico che ha ormai battuto la concorrenza di NBA Live, il quale nell’ultimo anno non è nemmeno uscito. Uno dei primi videogiochi a fare innamorare gli appassionati ad inizio anni ’90 fu però NBA Jam: il tutto consisteva in partite di 2vs2 tra le 30 squadre NBA, ognuna con i suoi migliori atleti.
Fu per diversi anni un videogioco molto popolare, nonostante inizialmente fosse solo in versione arcade: alla fine arrivò anche su gameboy e nel 2010 ne uscì l’ultima versione per smartphone, NBA Jam – On Fire Edition. Mark Turmell, che nei primi anni ’90 fu uno dei principali programmatori del gioco, ha di recente ammesso in un’intervista con Ars Technica di aver “truccato” il proprio prodotto per penalizzare i Chicago Bulls di Michael Jordan, qualcosa che era stato sospettato per anni.
Turmell, grande fan dei Detroit Pistons, mal digeriva il dominio dei Bulls, che nel 1993, quando uscì il primo NBA Jam, stavano per vincere il proprio terzo titolo di fila. Così il programmatore decise di inserire un codice speciale secondo il quale, se si affrontavano Chicago e Detroit e i primi avevano il tiro decisivo per la vittoria, lo avrebbero sempre sbagliato.
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