ItalBasket: serve una stella, ma la base è ottima!

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Si è appena conclusa la prima finestra di qualificazioni a Euro 2025 e l’Italbasket ci ha regalato due vittorie molto convincenti contro Turchia e Ungheria.

Confermata, ancora una volta, l’identità del gruppo di Pozzecco, al quale bisogna riconoscere il gran lavoro svolto nel rilanciare l’entusiasmo e la competitività di un ambiente che, dopo la gestione Sacchetti, sembrava aver perso qualche motivazione.

Tutti hanno un ruolo tagliato ad hoc, nulla si da’ per scontato e ognuno è pronto a giocarsi le proprie carte per strappare minutaggio in un contesto poco gerarchizzato. E forse, questa mancanza di una struttura gerarchica ben definita è il vantaggio più grande per Pozzecco, capace di creare ripetute gavette anche tra i più giovani in roster.

Ieri sera in terra ungherese il match si è concluso con un risultato netto (63 – 82), una vittoria non banale e da non sminuire se consideriamo le numerose assenze che gravavano sulle scelte dello staff azzurro (Melli, Tonut, Flaccadori e Spagnolo hanno abbandonato il ritiro dopo il match casalingo con la Turchia).

Salgono in cattedra Bortolani e Tessitori (top-scorer del match a pari merito), Polonara che raccoglie l’eredità in termini di leadership di Melli e John Petrucelli, autore di una prestazione convinta e impattante. Cambiano gli interpreti ma non i concetti di gioco e lo spirito di applicazione: è questo il marchio dell’ItalBasket.

Sugli altri campi sono maturati risultati sorprendenti, come la vittoria della Bulgaria contro i campioni del mondo in carica della Germania e il successo del Belgio su una pessima Spagna (che totalizza soli 53 punti), a testimonianza del fatto che, quando mancano le prime scelte, queste super-corazzate non sembrano in grado di mantenere la forza del blasone.

Serve qualcosa per salire di livello?

Come dicevamo già in articoli precedenti, ci sono numerose situazioni in bilico in casa ItalBasket, tra rumors di possibili ritorni (su tutti, quello di Marco Belinelli e Danilo Gallinari), e le naturalizzazioni di oriundi (Di Vincenzo, Eubanks e Thompson i nomi caldi).

La sensazione è che basti davvero poco agli azzurri per il salto di qualità definitivo, magari una terza stella da affiancare a Fontecchio e Melli, vantando già un supporting-cast rodatissimo e di buonissimo livello con specialisti in diversi ruoli del quintetto.

Certo, queste parentesi sono occasioni sperimentali per testare la tenuta del campo e l’evoluzione di taluni giovani come Procida, Spagnolo e Bortolani, ma un banco di prova anche per i vari Ricci, Tessitori e Polonara, veterani del gruppo che, in ogni caso, dovranno sgomitare al pari degli altri per un posto nella spedizione del Pre-Olimpico.

Ad oggi, la lacuna più grande è individuabile sotto le plance, perché Nik Melli (specialmente nei match in cui è costretto a spendere qualche fallo in più) non è in grado da solo di fronteggiare la fisicità di certi avversari. Parimenti, la cabina di regia potrebbe risentire degli anni che passano per Spissu, cui gli appassionati della palla a spicchi sono profondamente affezionati, ma bisogna prender coscienza della non comparabilità alle regie di top club europei che presentano profili come Schroeder, Sloukas, De Colo, Brown, Micic.

Intanto, ci prendiamo tutto ciò che di positivo abbiamo visto, con la garanzia importante di avere una squadra battagliera e pronta a punire chi ci sfida con superficialità.

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Andrea Lambiase

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