La notte di Meo: la cittadinanza onoraria e gli anni di Varese

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Avviene due volte all’anno che Varese e Meo Sacchetti si incrocino nel corso del loro cammino, ma per quest’anno è stata ed è un’eccezione. Dopo aver eliminato quella che trent’anni fa era la sua Varese, nei quarti delle Final Eight di Coppa Italia, Meo torna proprio a Varese da (possibile) festeggiato. In effetti, il giro questa volta è davvero curioso: prima Firenze e la vittoria con i suoi ragazzi della Vanoli Cremona, poi nel varesotto per risolvere un affare internazionale in una città che, si sa, quando c’è da muoversi per il basket, non si tira mai indietro.

Meo Sacchetti (Foto di Camilla Bettoni)

La pressione adrenalinica, quella che dà l’energia per rimanere concentrato e non sentire la fatica c’è. In queste due settimane è stata una costante e lo sarà fino a venerdì. Allora stemperare un po’ la tensione è sempre un’ottima mossa. “Il Basket Siamo Noi”, il principale supporter trust della Pallacanestro Openjobmetis Varese, ci è riuscito con una serata dedicata a lui, Meo, alla cittadinanza onoraria consegnata dal sindaco di Varese Davide Galimberti  e ai suoi ricordi tinti di bianco rosso che alla fine sono anche i ricordi di un pubblico appassionato radunato nella Sala Estense dell’omonimo Palazzo nel centro della città Giardino.

Sotto quel baffo grigio è facile nascondere emozioni e pensieri, ma non di fronte alle proprie giocate, quelle più importanti ed emozionanti con le maglie della Star, della Ranger e della Di Varese. Le maglie varesine che hanno strappato qualche lacrima anche a lui.

Meo Sacchetti (Foto di Camilla Bettoni)

Sono i ricordi più gioiosi di una carriera in cui l’attuale Ct degli Azzurri ha toccato vette più alte con la maglia della nazionale (argento alle Olimpiadi di Mosca 1980 e oro agli Europei di Nantes 1983) che con la maglia bianco rossa con cui ha trascorso sette anni dal 1984 al 1991 prima di infortunarsi al tendine di Achille e porre fine alla carriera da giocatore.

La storia di Meo Sacchetti a Varese comincia grazie a Toto Bulgheroni. Fu il primo acquisto della sua gestione nel 1984, poi il resto non necessita di spiegazioni. Gli americani direbbero “it’s in the books”, è già nei libri di storia. Al di là delle sconfitte pesanti – come quella dell’87 contro la Milano di D’Antoni in finale di Coppa Korac – i numeri di Meo sono quelli di chi ha fatto la storia del basket varesino e nazionale con 15 campionati in A1, 453 gare disputate e 6.333 punti segnati.

Da sinistra: Paolo Conti, Max Ferraiuolo, Meo Sacchetti (Foto di Camilla Bettoni)

 

Meo, però, non è solo l’allenatore che si vede in televisione. E’ un amico, un padre e un marito. Come per dire, ci sono aneddoti che, sì, riguardano il basket, ma che toccano anche la sua sfera sentimentale. Dal rapporto con Max Ferraiuolo, compagno di squadra ai tempi della Ranger e della Di Varese, al rapporto con Paolo Conti, grande amico e suo assistente ora alla guida della Nazionale, fino ad arrivare alla moglie Olimpia, fortemente innamorata della città varesina, e al figlio Brian. Vi racconto un aneddoto. Quando ero a Sassari, avevamo la casa ad Alghero che aveva un giardino bello grande. Mentre tagliavo il prato e le piante, pensavo come disporre o far muovere i miei giocatori sul campo. Mi aiutava e mi aiuta ancora adesso a rilassarmi“.

Un uomo che vive di competizione, di emozioni e passioni – proprio come il giardinaggio – e tanta energia perché anche delle brutte sconfitte della sua carriera tende a conservare soprattutto le sensazioni positive che riguardano il gioco e il rapporto col gruppo. Un filosofia che sta cercando di passare anche ai suoi giocatori a Cremona e agli Azzurri.

Caro Meo, potrebbe essere questo il caso in cui si dice che le stelle si sono allineate proprio per unire due pezzi che hanno formato il grande mosaico della tua carriera da giocatore: il Pala Oldrini e la Nazionale. Ora però tocca al Sacchetti allenatore, sperando che l’energia della città varesina possa dare la spinta giusta per andare oltre, venerdì sera, agli avversari ungheresi.

 

 

 

Matteo Bettoni

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