Tony Snell ha lanciato un appello per tornare in NBA.
La motivazione non è cestistica ma molto più profonda. Snell, infatti, ha bisogno di tornare a giocare in NBA per poter dare accesso ai suoi figli (Karter di 3 anni e Kenzo di 2 anni) alle cure di cui necessitano. I due bambini, infatti, soffrono di un disturbo dello spettro autistico, cosa di cui anche il padre ha confessato di soffrire qualche mese fa.
Snell è approdato in NBA nel 2012 con i Chicago Bulls, poi ha giocato con Bucks, Pistons, Hawks, Blazers e infine Pelicans. Al termine della scorsa stagione è diventato free agent e ha strappato solamente un accordo in G-League, ai Maine Celtics, squadra in cui gioca tutt’ora.
Il motivo della sua richiesta non è tanto economico o di prestigio, quanto dovuto alla “pensione” dedicata ai giocatori NBA. Chi ha militato per dieci anni nella lega, infatti, matura il diritto a un’assicurazione sanitaria a vita per sé e per i propri congiunti di primo grado. Dunque a Snell servirebbe almeno un ultimo giro di walzer per mettere al sicuro i propri figli anche negli anni a venire. Per questa stagione, però, le possibilità sono ridotte all’osso. Snell dovrebbe firmare nelle prossime ore per poter considerare l’annata valida ai fini pensionistici. Vedremo se riuscirà a trovare un accordo last-minute o se il prossimo anno qualcuno deciderà di puntare su di lui in NBA.
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