Len Bias: tutte le volte che sono morto

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Torneo NCAA. 1986.

Non si era mai visto così tanto pubblico. Mai così tanti giornalisti. Il coinvolgimento mediatico attorno alla partita di primo turno del torneo NCAA è senza precedenti. Ma perché? La risposta ha un nome ed un cognome: Len Bias. Gioca ala grande per i Maryland Terrapins. Nel suo ultimo anno del college sta viaggiando con medie spaventose: un predestinato. Talmente predestinato che i fotografi sono tutti per lui. Dotato di impressionanti capacità sia fisiche che atletiche. Un tiro dalla media a dir poco chirurgico. Grande rimbalzista e, come se non bastasse, fenomenale nell’uno contro uno. I commenti sugli spalti si sprecano:

“Un fenomeno, l’ho visto giocare, vince le partite da solo”

“Il nuovo Michael Jordan”.

Una storia già scritta. Dai connotati straordinari di chi, nella vita, è un predestinato. Un lieto fine assicurato.

Stati Uniti, 1952.

Un anno esatto è passato dall’uscita di uno dei libri più belli di sempre: “On the Road” di Keruac. L’autobiografia dello scrittore che, in questo libro, racconta le scorribande in autostop con il suo amico di infanzia Noel Cassidy. Un libro che ha cambiato completamente una generazione, avvicinando i ragazzi al concetto di “vagabondaggio” e di “ricerca della fortuna”. In una memorabile intervista, seguita al grandissimo successo del libro, Keruac pronunciò una frase che lascio a bocca aperta qualsiasi persona presente in sala.

“Devo il successo di questo libro ad una persona sola: Jack London. Egli è stato per me fonte di ispirazione”.

Proprio Jack London, l’uomo conosciuto a tutti per essere lo scrittore di Zanna Bianca. Un libro per bambini. Si, proprio London, che nel 1893 scrisse un libretto, una sorta di diario, in cui raccontava il suo vagabondare nel profondo sud degli Stati Uniti. Il titolo? “The Road”.

Boston, 1984.

Red Auerbach ha da poco concluso un incredibile accordo con i Seattle Supersonics per la cessione del playmaker Gerald Henderson in cambio della prima scelta dei Sonics al Draft 1986. Henderson ha appena vinto il titolo insieme a Larry Bird, in gara 7, contro i Los Angeles Lakers. Lo ha vinto da protagonista, inanellando prestazioni strepitose condite da punti ed assist. Ma non basta. Auerbach ha messo gli occhi su un ragazzo che si renderà eleggibile al Draft del 1986: Len Bias. Come nelle migliori storie, i Boston Celtics scelgono Bias alla seconda chiamata. Tutto secondo copione.

Più o meno cento anni prima London sta cercando oro nel sud degli Stati Uniti. Ha già scritto “Il Richiamo della Foresta” e “Il lupo dei mari”, ma soprattutto è un grande sostenitore di Nietzsche e della sua filosofia. Si iscrisse al partito socialista combattendo per ideali di uguaglianza e libertà. Un precursore, un letterato ed uomo politico. Si fece messaggero del concetti di super uomo, di socialità e popolo tra le persone che non sapevano leggere e scrivere.

Boston,1986.

Len Bias ha appena firmato il contratto con i Celtics. Di ritorno da Boston decide di festeggiare la firma e il conseguente approdo in NBA con gli amici di sempre. I compagni di college alla Maryland University. Estroverso e strafottente in campo quanto timido ed introverso nella vita di tutti i giorni. Gli amici più stretti gli hanno organizzato una festa con mille invitati…

…non prima di una festa privata nella stanza di uno dei quattro. Len non uscirà più cosciente da quella stanza del Maryland. Un’ overdose di cocaina gli causerà un’aritmia provocandogli un arresto cardiaco. Uscirà solo per essere portato, ormai esanime, in ospedale. Non giocherà neanche un minuto in NBA.

Bias è una vittima di quegli anni ’80 in cui non si concepiva veramente quale fosse il danno causato dall’uso di cocaina. London, invece, è vittima di questi anni, in cui nessuno si ferma a leggere di uno scrittore che ha cambiato per tanti versi la storia d’America.

Morire significa separarti non solo da quello che eri, ma anche da quello che non hai potuto diventare.

Sono morto tante volte, ma così mai.

Gabriele Manieri
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