Memories of Busts: Kwame Brown, il ragazzo scelto da Michael Jordan

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“Se mi scegli nel Draft, non te ne pentirai mai”

Furono queste le parole con cui Kwame Brown, 211 cm per 122 kg, allora centro della “Glynn Accademy High School della Georgia, si presentò a Doug Collins, coach dei Washington Wizards, pochi giorni prima del Draft 2001.  La nidiata di talenti di quella notte di giugno prevedeva giocatori del calibro di Tyson Chandler e Pau Gasol scelti con le pick #2 e #3, per non parlare dei vari Joe Johnson, Zach Randolph e soprattutto Tony Parker e Gilbert Arenas. Michael Jordan però, allora presidente dei Wizards, puntò tutto su questo ragazzone della Georgia, che aveva fatto sfracelli nei campionati delle High School, ma che non aveva mai giocato per un college, né poteva vantare grande esperienza a livello cestistico. “His Airness” tuttavia  scelse proprio lui; Kwame Brown diventò così il primo giocatore delle High School a essere selezionato con la prima scelta assoluta. Il fatto sollevò diverse perplessità, ma se lo aveva selezionato Jordan, il più grande giocatore di tutti i tempi, non poteva aver sbagliato, in più sia Kevin Garnett che Kobe Bryant, avevano fatto il medesimo salto negli anni precedenti e il loro rendimento non sembrava averne risentito più di tanto. Brown si lanciò quindi nella sua nuova avventura, approdando in una franchigia perdente e desiderosa di riscattarsi; il povero Kwame fu visto e inneggiato come il salvatore, l’uomo franchigia in grado di portare vittorie e gloria.

Durante la sua prima stagione tuttavia, deluse le aspettative (forse eccessive per un ragazzino), chiudendo il suo anno da Rookie con 4.5 punti e 3.5 rimbalzi di media, attirando feroci critiche sia da Jordan che dai media. I Wizards non si arresero, la seconda stagione Brown mise a referto 7.4 punti e 5.3 rimbalzi a match, ma a questo punto anche la dirigenza cominciò a storcere il naso, convinta di aver sprecato la propria prima scelta per un “bidone”. La regular season successiva il prodotto della Georgia parve ingranare, le sue statistiche crebbero a 10.9 punti e 7.4 rimbalzi, con una prestazione da 30 e 19 rimbalzi contro i Kings che sembrò rilanciarlo del tutto. Iniziarono però le divergenze con la società, il centro, non volendo rinnovare il proprio contratto (30 milioni in 5 anni era la proposta dei Wizards), decise di diventare free-agent a fine anno: di conseguenza, la sua quarta e ultima stagione a Washington fu particolarmente difficile per non dire fallimentare: 7 punti di media e continui malumori con tifosi, allenatore e compagni, soprattutto Arenas. Nei playoffs 2005, Arenas girò infatti un video in cui chiedeva ai tifosi di non fischiare Brown al suo ingresso in campo, i fans acconsentirono alla richiesta del loro leader, ma Brown non la prese affatto bene; saltò diversi allenamenti dichiarando:

“Se entrassi in campo sarei costretto a fare a pugni con Arenas.”

Le sue assenze continuarono, finché, dopo l’ennesimo allenamento saltato per un presunto mal di stomaco, fu visto in un ristorante cinese a tarda notte. Brown non scese più in campo, l’odio della stampa e dei fans divenne insostenibile.

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Kwame lasciò così Washington nel 2005 insieme a Laron Profit, destinazione Lakers, scambiato per Butler e Atkins. I tifosi gialloviola si dissero subito scontenti e delusi, sopratutto perché Brown tenne medie poco decorose (6 punti e 6 rimbalzi scarsi) durante tutta la sua prima stagione a LA; infernale fu soprattutto il suo ritorno a Washington, quando 20.000 tifosi dei Wizards lo fischiarono per tutta la partita, ininterrottamente. Brown definì i suoi ex fans “deboli”, dando nuovo vigore alle polemiche e risultando poco simpatico anche ai suoi nuovi supporters giallo-viola, visto che mentre Butler era diventato un All Star ai Wizards, loro dovevano sopportare l’arrogante pivot della Georgia. Lo stesso Phil Jackson, l’allenatore più titolato del panorama NBA, manifestò più volte il proprio scontento per lo scambio che aveva portato Kwame a Los Angeles. L’occasione per il riscatto arrivò però nel 2006, Brown si vide promuovere centro titolare a causa dell’infortunio di Chris Mihm, le medie dell’ex-Wizards lievitarono dunque a 12.3 punti e 9.1 rimbalzi a gara, tornando su buoni livelli ma assolutamente inferiori a quelli che ci si aspetterebbe da una prima chiamata al Draft. Gli anni ai Lakers non furono caratterizzati soltanto da prestazioni altalenanti, il buon Kwame infatti dovette persino difendersi da un’accusa di stupro, mossagli da una donna che riferì alla polizia di essere stata aggredita sessualmente dal centro dopo gara 3 dei playoffs 2006 contro i Phoenix Suns: la vicenda si risolse in una bolla di sapone, con il tribunale di Los Angeles che scagionò Brown. Dopo aver scampato la galera, Kwame si presentò per la stagione 2006/2007 come titolare, ma un brutto infortunio lo mise subito fuori dai giochi, facendogli perdere il posto a favore di un giovane Andrew Bynum. Il 2007 viene però ricordato soprattutto per l’episodio della “Torta”: il nostro Kwame fu accusato da un uomo di avergli lanciato una torta al cioccolato, per poi scappare a bordo di una limousine. L’individuo, infatti, si trovava per strada intento a fare una foto insieme a Ronny Turiaf, compagno di Brown ai Lakers; secondo il resoconto delle indagini, Kwame avrebbe strappato la torta dalle mani dell’uomo per scagliarla contro Turiaf (quella sera infatti la squadra stava festeggiando il compleanno del giocatore), ma avrebbe invece colpito il fan. Gli investigatori lasciarono cadere il caso, riducendo il tutto a un banale scambio di persona.

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La stagione 2007/2008 vide quindi Brown trasferirsi ai Memphis Grizzlies,  l’offerta dei LAL prevedeva anche McKie e Crittenton, più i diritti su Marc Gasol, in cambio di Pau Gasol; lo scambio, ritenuto dai più molto sproporzionato, porterà infatti i Lakers a raggiungere le Finals nel 2008, 2009 e 2010, vincendo due titoli. Dopo alcune prestazioni imbarazzanti, Brown terminerà la stagione per poi trasferirsi ai Pistons in estate (i quali dopo una stagione non lo rifirmeranno) nonostante Stephen A. Smith, opinionista ESPN, lo avesse apostrofato con:

“He Can’t play!”

Brown passò il resto della sua carriera a girovagare per gli USA, passando dai Bobcats (dove ritrovò Jordan, che aveva puntato su di lui In quel lontano Draft 2001) nel 2010, fino ad accasarsi a Golden State nel 2011, con un contratto annuale da 7 milioni. Le ultime occasioni di rivincita gli furono offerte dai Bucks, nel 2012, e dai Sixers, che lo ingaggiarono lo stesso anno dopo essere stato tagliato da Milwaukee. Dall’estate 2013, è diventato free agent, in attesa di trovare una squadra, ma visto il poco interesse nei suoi confronti, potremmo definire la sua carriera ormai conclusa. Kwame Brown ha lasciato quindi la NBA dopo poco più 10 anni, vissuti nella più assoluta mediocrità, forse anche a causa della sua scelta di entrare nel mondo del basket professionistico troppo presto, pieno di pressioni e aspettative troppo grandi per un ragazzino. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, viste le frasi a effetto e le spacconerie pronunciate a inizio avventura e nel corso della sua poco indimenticabile carriera, pesò sulle sue spalle la scelta numero #1 spesa per lui da “Sua Maestà”  Michael Jordan, portatrice di una responsabilità troppo grandi e troppo pesanti da sopportare per un ragazzo fragile e insicuro, soprattutto in un mondo spietato come quello del basket oltreoceano.

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