Portland Trail Blazers
Quinti ad Ovest nel 2013-14 (54-28)
PM: Damian Lillard, Steve Blake, C.J. McCollum
SG: Wesley Matthews, Allen Crabbe, Will Barton
SF: Nicolas Batum, James Southerland, Dorell Wright, Victor Claver
PF: LaMarcus Aldridge, Thomas Robinson, Joel Freeland
C: Robin Lopez, Chris Kaman, Meyer Leonard
La stella: Damian Lillard
Difficile scegliere a chi assegnare l’etichetta di “stella della squadra” tra lui e Aldridge. Abbiamo scelto il numero zero di Oakland per la personalità mostrata nell’ultima stagione e la capacità di essere un giocatore clutch, fattori che lo piazzano – a nostro avviso – un gradino più in alto del più esperto compagno di squadra. Chi aveva dubbi sul valore effettivo della settima scelta assoluta al draft di due anni fa, vincitore del trofeo Rookie Of the Year nel 2012-13 è stato subito smentito. Lillard è reduce dalla sua stagione da Sophomore, che corrisponde a quella dei suoi risultati migliori, nonostante si sia trovato in un ambiente con più pressione, data l’ottima annata dei Blazers. Il giocatore ha retto l’urto con le maggiori responsabilità e mantenuto una media di 20.7 punti a partita, conditi da 5.6 assist e 3.5 rimbalzi – numeri che gli sono valsi la chiamata all’All Star Game di New Orleans. Questa stagione sarà ancora lui a guidare Portland alla ribalta, con il compito di confermare quanto di buono fatto vedere negli ultimi due anni e mettere a tacere gli ultimi scettici rimasti.
L’arma in più: Nicolas Batum
Se il secondo violino della squadra è indubbiamente un LaMarcus Aldridge da 23.2 punti e 11.1 rimbalzi a partita, la vera arma in più di questi Blazers è il nazionale francese. Batum si è ritagliato uno spazio importante nelle rotazioni di coach Terry Scott negli ultimi due anni, guadagnando anche profonda stima nell’ambiente NBA, che fino a poco fa lo aveva snobbato senza troppi problemi.
Ala completa e funzionale, il nativo di Lisieux è in poco tempo diventato più che un semplice role-player; ora ci troviamo davanti ad un giocatore maturo, sempre più simile ad un all-around. La difesa, marchio di fabbrica della casa, è ora accompagnata da un migliorato feeling con il canestro: sono 13 i punti di media messi a referto dal numero 88 nella passata stagione – conditi da 7.6 rimbalzi e 4.8 assist. Anche dal punto di vista della personalità, Batum ha fatto un vero e proprio salto di livello. L’europeo vinto da protagonista con la Francia nel 2013 ha spinto il 25enne ex-LeMans a prendersi più responsabilità all’interno della squadra, risultando più volte decisivo e imprescindibile. In America, poi, sono tutti concordi sul fatto che il ragazzo abbia ancora margini di miglioramento…
Il mercato: panchina rinforzata (poco) e zero scelte al draft
Il vero punto debole della stupefacente Portland dell’anno scorso è stato il mancato apporto dalla panchina. I cinque titolari sono stati letteralmente spremuti nell’arco della stagione, arrivando a giocare una media di 34.7 minuti a partita – un’ enormità anche nei match da 48 giri di orologio tipici della pallacanestro d’Oltreoceano. In vista della prossima stagione la società ha tentato di muoversi nella free-agency, ma i problemi di salary-cap hanno limitato il mercato di Portland, che ha acquistato solo due veterani sul viale del tramonto. Si tratta di Steve Blake e Chris Kaman, entrambi ultratrentenni dal fisico non più brillante ma ancora volenterosi e in grado di rilanciare le proprie quotazioni. Blake – di ritorno la terza volta ai Blazers dopo le esperienze nel 2005-06 e del 2007-10 – sarà il primo cambio di Lillard (salvo stravolgimenti nelle gerarchie), mentre il tedesco ex-Lakers rappresenterà una valida alternativa a Robin Lopez, infortuni permettendo. Nonostante questi due discreti acquisti, anche nella prossima stagione sarà la second-unit dell’Oregon a creare i maggiori grattacapi a coach Scott, anche perchè dalla classe del Draft più gremita di talento degli ultimi anni i Blazers sono usciti a mani vuote.
Aspettative: difficile ripetere la stagione passata, ma i playoffs dovrebbero essere possibili
Ad Ovest è sempre difficile fare pronostici, specialmente dopo una sessione di mercato in cui molte squadre sono riuscite a rinforzarsi parecchio (Dallas, Pheonix) mentre altre potranno contare su un roster finalmente completo (Denver, New Orleans). La concorrenza sarà dunque ancora più spietata, e ai ragazzi di Terry Scott spetterà l’arduo compito di riconfermarsi ad alti livelli, con una rosa meno attrezzata delle dirette avversarie. Il quinto posto è forse una chimera, l’ottavo/settimo una reale e concreta aspettativa di tifosi e società.
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