Los Angeles Clippers vs. Utah Jazz, le pagelle: Snyder stratega, Johnson e Ingles gli eroi inaspettati, CP3 ne esce ancora sconfitto

NBA News

Los Angeles Clippers

Chris Paul 7,5: mezzo voto in meno perché stecca (non solo per demeriti propri) la decisiva Gara-7, ma in generale gioca una serie incredibile. Circa 25 punti, 10 assist, 5 rimbalzi ed il 50% dal campo dicono poco di quella che è stata la prestazione di CP3 contro Utah, ancora una volta però la sua corsa si ferma al primo turno. Peccato.

JJ Redick 4,5: di gran lunga il peggior giocatore dei Clippers. Gioca una serie clamorosamente negativa, torchiato da Ingles che gli entra sotto pelle, ed esplode per 26 punti solo nella sconfitta di Gara-5, per poi tornare a sparacchiare. Il 38% dal campo e 34% da tre per uno dei tiratori più letali della Lega dicono tutto della sua performance.

Luc Mbah a Moute 6: non gli si può chiedere granché visti i mezzi tecnici, gioca nel complesso una serie sufficiente, difendendo bene e segnando qualche volta anche più del richiesto, come in Gara-3 e Gara-6.

Blake Griffin 7: la serie ha una chiara svolta quando si infortuna in Gara-3. Dopo aver scollinato i 20 punti nelle prime due partite lascia i Clippers privi della propria maggior macchina da punti, con lui in campo sarebbe andata sicuramente in modo diverso.

DeAndre Jordan 6,5: le cifre dicono 15.4 punti e 14.3 rimbalzi di media nelle sette partite. In realtà il centro dei Clippers non gioca così bene, si dà battaglia (quando c’è) con Rudy Gobert e spesso va sotto, ai liberi non va oltre il 39% (!) ed in generale con la palla in mano ha poco senso. Costruito sui propri fisicità e atletismo, li sfrutta a dovere, ma non va oltre nemmeno di un centimetro.

Jamal Crawford 5: due volte va anche sopra i 20 punti, ma è lesivo della sua squadra. Tiene palla troppo, anche quando sul parquet ci sarebbe un ball handler come Paul, e il più delle volte va in 1vs1, sbattendo sulla difesa dei Jazz. Il classico Jamal, non sempre i numeri vogliono dire tutto.

Raymond Felton 5,5: dovrebbe far rifiatare CP3 e a sprazzi giocargli affianco, lo fa bene solo in parte.

Paul Pierce 6: segna complessivamente 21 punti in 7 partite, nonostante spesso giochi oltre 20′ sta in disparte e non viene troppo coinvolto. Sufficienza soprattutto perché al termine di Gara-7 è ufficiale il suo ritiro, un’altra leggenda che lascia la NBA.

Austin Rivers 5,5: rientra in Gara-5 dall’infortunio e gioca quindi solo tre partite. In Gara-6, in difesa e con le triple nel finale, risulta decisivo, in Gara-7 è deleterio, tiene troppo palla e si prende tiri fuori ritmo chiudendo con 4/12 dal campo. Discontinuo.

Marreese Speights 5,5: per i minuti che gioca in attacco produce anche discretamente in quasi tutte le gare, tuttavia i Clippers non possono permetterselo in accoppiamento con Gobert o Favors.

Doc Rivers 5: forse un voto anche generoso per un allenatore che per l’ennesima volta non è riuscito a trovare l’aggiustamento per svoltare la serie. Ci prova con Rivers in quintetto in Gara-6 e va bene, ma non riesce in alcun modo a liberare Redick da Ingles e a trovare una soluzione ai continui raddoppi su Paul in Gara-7 che mettono in catene il suo playmaker. Una statistica è abbastanza preoccupante inoltre: Rivers è stato coach di tre delle sei peggiori sconfitte in una Gara-7 nell’era dello shot clock: nel 2005 e nel 2009 con i Celtics (-27 e -19) e quest’anno con i Clippers (-13).

 

Utah Jazz

George Hill 7: non gioca la miglior serie possibile, ma è una sicurezza in termini di gestione del gioco. Mai fuori controllo, sempre razionale, supera anche in un paio di occasioni i 20 punti, disputando anche un’onorevole Gara-7 in marcatura su Chris Paul.

Gordon Hayward 7,5: inizia piano, in Gara-1 e Gara-2 non è tra i migliori dei Jazz nonostante la voce “punti” sia sempre ricca. In Gara-3 segna il proprio massimo di 40 punti e nel quarto episodio della serie gioca solo 9′ per via di un malore. Chiude alla grande la sfida con i Clippers con tre partite di dominio, con 27, 31 e 26 punti: è ora di accorgersi della sua presenza.

Joe Ingles 7,5: è importante quasi quanto Hayward o Gobert in questa serie, perché mette la museruola a JJ Redick per sei partite su sette e così dà il più grande contributo possibile. Qualche anno fa fu tagliato dai Clippers mentre sua moglie, dall’Australia, era in volo per LA per vederlo giocare in NBA per la prima volta. Si prende la propria rivincita con gli interessi, segnando anche triple importanti nei minuti finali.

Derrick Favors 7: rendimento altalenante, in due occasioni segna solo 2 punti, in un’altra 4, ma quando è in campo spesso l’attacco dei Jazz decolla (123 punti ogni 100 possessi). E’ fondamentale vicino a canestro in Gara-7, visti anche i problemi di falli di Gobert, anche se lascia anzitempo il campo per sei falli.

Rudy Gobert  7: chi voleva vedere un suo dominio ai Playoffs dovrà attendere il prossimo turno, anche se non per sua colpa. Le prime tre sfide non le gioca perché la sua Gara-1 dura 11 secondi prima dell’infortunio al ginocchio, torna in Gara-4 e per tre partite fa bene, condizionato dai falli in Gara-7 segna la miseria di 1 punti e rimane in campo appena 13′. Quando c’è stato, comunque, ha spesso vinto il duello con Jordan sotto le plance.

Rodney Hood 6,5: “retrocesso” a sesto uomo, non sempre riesce ad incidere. Tira in generale male (37% dal campo per tutta la serie), ma infila un paio di prestazione degne di nota come i 34 punti complessivi nelle due vittorie in Gara-4 e Gara-5.

Raul Neto 5: un paio di buone cose in Gara-6, per il resto gioca poco anche per demeriti propri, visto che commette troppi errori quando è sul parquet.

Boris Diaw 6: anche lui un po’ discontinuo, con il francese in campo la difesa dei Jazz risente di qualche contraccolpo. Tuttavia è ancora tra i top della Lega tra i lunghi per visione di gioco e intelligenza.

Dante Exum 6: spesso Snyder gli preferisce Neto, ma in Gara-4 e Gara-7 gioca buoni minuti dando un contributo, anche se spesso tende a fare tutto troppo di fretta, commettendo degli errori.

Joe Johnson 8: quale sarà il suo segreto? E’ il vero protagonista della serie nonostante parta sempre dalla panchina e abbia ormai 35 anni. In Gara-1 segna il buzzer che porta i Jazz sull’1-0, ma è solo l’inizio di una serie di prestazioni ad altissimi livelli, che culminano nei 28 punti di Gara-4. Anche se in alcune occasioni non domina tutto il match, nei minuti finali è una garanzia. Nessuno farà battute sul soprannome “ISO Joe” per un po’.

Jeff Withey 5: testato nelle prime due uscite per 18′ complessivi vista l’assenza di Gobert, viene tolto dalla serie nelle successive gare, forse anche complice un’accusa di violenza domestica che gli toglie concentrazione.

Shelvin Mack svgioca sostanzialmente solo le prime due gare, senza incidere.

Quinn Snyder 8: il capolavoro che ha guidato per tutta la stagione regolare si conferma tale nei Playoffs. Resiste all’urto dell’infortunio di Gobert, colonna portante della squadra, e anzi trova chiavi tattiche capaci di girare la serie a proprio favore. Ingles su Redick è la più evidente, ma anche i sistematici raddoppi che tolgono Paul dalla partita nel secondo tempo di Gara-7 sono decisivi. Inoltre i Jazz giocano bene e sono efficienti, frutto di un’esecuzione degli schemi e circolazione di palla che il coach ha instillato nella mente dei giocatori nei mesi scorsi e che fin qui ha sempre funzionato.

Francesco Manzi

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.