Adrian Wojnarowski attacca frontalmente Mondiali e coach K

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Mondiale in tasca agli Stati Uniti, che lo hanno dominato in lungo e in largo evitando di incontrare la Spagna, l’unica squadra che sembrava in grado di batterli. Quinta Coppa del Mondo in bacheca negli States, la prima volta che Team USA realizza un back to back sul tetto del mondo, per altro senza stelle e con un roster che comprendeva molti giovani ancora non al top nelle rispettive franchigie NBA. Nonostante tutto questo, però, il celebre giornalista di Yahoo!Sports, Adrian Wojnarowski, ha attaccato duramente la competizione in se e in particolare coach Mike Krzyzewski, svelando la propria teoria e curiosi retroscena.

I Mondiali sono una grandiosa competizione, un torneo ben organizzato con una grande storia e un grande blasone. Ma sono anche altro: sono un campionato che non vale la pena giocare per le stelle della NBA. La gamba rotta di Paul George in diretta televisiva a Las Vegas non è mai sembrata così senza senso dopo aver visto gli Stati Uniti segnare 129 punti in finale e vincere la medaglia d’oro.

A parte che per Derrick Rose, che ha sfruttato il torneo come una sorta di riabilitazione avanzata, per tutti gli altri è stato uno spreco di tempo e risorse. La chiamano World Cup, ma una cosa è certa: è inutile per la NBA, i proprietari e gli esecutivi dovrebbero indire una petizione FIBA per rimodellare il basket internazionale.

Come un GM ha dichiarato a Yahoo!Sports: “Escluso il Team USA, non c’è talento o interesse che superi quelli della Summer League”.

Per tutti i coach e giocatori americani che parlano dell’infortunio di George, capite questa cosa: è stato invano. Ha perso un anno della sua carriera per un torneo che ben pochi hanno guardato negli Stati Uniti e ancora in misura minore hanno apprezzato nel resto del mondo. Quello che è accaduto a George farà cessare la partecipazione delle stelle NBA a questi eventi; dopo le Olimpiadi di Rio 2016, i Mondiali sono destinati a diventare una competizione Under 22. 

“Dobbiamo tener fuori i nostri veterani e far giocare i ragazzi più giovani” ha confessato un GM a Yahoo!Sports. 

Niente più Pau Gasol, Manu Ginobili, Tony Parker o altri trentenni di cui le altre nazionali hanno bisogno per competere. […] Le altre nazionali non hanno la stessa profondità del Team USA, né i rinforzi per permettere che i propri migliori giocatori restino a casa, per curarsi dagli infortuni. 

Poi l’attacco violento nei confronti di coach K:

La fine è vicina per l’interesse degli americani nel Team USA, ma gli effetti diverranno realtà solo ai Mondiali 2018, non importerà più nemmeno molto a Krzyzewski. Gli rimangono ancora due anni per concludere la propria decade di controllo. C’è una vetrina di USA Basketball che vende patriottismo e fedeltà che nel retro conserva una pozza di Blue Devils e Nike swoosh.

Quando Team USA è andato alla US Military Academy per allenarsi in vista dei Mondiali, indovinate cosa si diceva: coach K torna alle proprie origini a West Point. Ecco coach K con i cadetti. Ecco coach K nella sala principale. Ecco coach K che insegna a queste ricche star NBA l’umiltà e il sacrificio. […] USA Basketball è una macchina che ha i tentacoli in ogni livello della pallacanestro e coach K controlla ogni aspetto. 

[…] Krzyzewski non viola mai una regola NCAA quando prende un aereo, vola da una parte all’altra del Paese e incontra le giovani promesse Under 19 al training camp di USA Basketball a Colorado Springs. Lui ha riunito i ragazzi in gruppo e poi parlato loro separatamente, ha riferito una fonte a Yahoo!Sports. Ufficialmente, coach K è il coach di Team USA e la sua visita gli ha dato l’opportunità di dare personalmente il benvenuto ai ragazzi nell’organizzazione americana. Ma il viaggio è valso anche per altro. 

Ha dato al coach di Duke accesso illimitato a due dei maggiori talenti di tutto lo Stato, anche se il capo allenatore di Florida, Billy Donovan, e i suoi assistenti sarebbero stati capaci di dare da soli il benvenuto ai ragazzi. Il roster della squadra comprendeva due talenti Under 17: Jahlil Okafor di Chicago e Justise Winslow di Houston. Quando Krzyzewski farà ritorno a Duke trionfante questa settimana, indovinate chi troverà ad aspettarlo al campus. Okafor e Winslow. 

[…] C’è chi crede fortemente che, senza il ruolo di allenatore di Team USA, coach K non avrebbe mai reclutato Jabari Parker. Solo che aveva questo ruolo, lo ha usato e ha firmato il giocatore. Krzyzewski ha un ruolo incredibile e bisogna affrontare la realtà: è così intoccabile che ha potuto portare Plumlee ai Mondiali senza suscitare critiche. 

Finché a Krzyzewski serviranno nuovi giocatori a Duke, gli servirà anche USA Basketball. D’altronde, perché sederti nella palestra del summer-circuit AAU cercando di entrare in contatto visivo con dei ragazzi di 16 anni quando puoi usare i media per far sapere a loro quanto sei vicino a giocatori come Lebron, Kobe, ‘Melo e Durant? Ehi ragazzi, Krzyzewski messaggia con questi giocatori durante la stagione, magari appena dopo aver scritto a voi!

Krzyzewski è un grande coach, dopo la debacle del 2006 ha fatto un grande lavoro con la nazionale. Comanda rispetto e vende una visione. Il gap con il resto del mondo è cresciuto ancora, l’idea romantica del Dream Team sta ormai morendo. Bisogna scegliere gli Under 22, i migliori giovani della NBA e un paio di superstar del college giusto per lanciarli tra i professionisti. 

[…] Intanto che le ore passavano, in una sera di Agosto, Krzyzewski cambiava discorso riguardo alla NBA che perdeva una stella da 100 milioni in una partita inutile. Ai piedi del letto di ospedale di Paul George, qualcuno aspettava di scattare una foto del coach degli Stati Uniti mentre tornava indietro ed abbracciava il suo giocatore infortunato. Dopodiché, questo momento privato e personale è risultato nient’altro che questo: mentre i minuti passavano, la foto ha iniziato a girare su Twitter e Instagram, perché tutte quelle madri e padri vedessero quanta compassione e interesse ci fosse da parte del coach di Duke.

Poi le stelle della NBA sono salite sul podio di Domenica sera, al Palacio de los Deportes, ed ecco coach K fare la sua ultima mossa: farsi immortalare insieme ai ragazzi con la medaglia d’oro al collo. I flash scattavano, i coriandoli volavano e la NBA aveva un’occasione per dare un lungo, lungo sguardo alla foto e chiedersi: “Chi trae il maggior beneficio da tutto questo? E perché continuiamo a prenderne parte?”

Per leggere l’articolo in versione originale, in inglese, potete cliccare qui.

Francesco Manzi

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