Anthony Randolph: “Io sloveno per esposizione mediatica e benefici nell’avere un passaporto europeo”

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Anthony Randolph è campione d’Europa e questo ha già fatto discutere parecchio, a partire dal coach della Serbia seconda classificata Sasha Djordjevic. Il lungo del Real Madrid, americano di nascita, ha infatti acquisito il passaporto sloveno pochi mesi prima di Eurobasket provocando molti malumori.

Con la medaglia d’oro al collo, Randolph si è concesso a The Undefeated, una branchia di ESPN, raccontando cosa lo ha portato a indossare la maglia della Slovenia nell’ultimo mese:

Luka Doncic è sloveno. E anche Goran Dragic. Il mio agente, Rade Filipovich, rappresenta anche loro due. L’ho fatto per avere una maggiore esposizione mediatica giocando al loro fianco in un torneo importante, contro i migliori giocatori d’Europa ed alcune stelle della NBA. All’inizio ho detto di no. Quando pensi al giocare per una Nazionale, vuoi giocare per la tua. E’ la Nazione in cui sei cresciuto, vuoi che sia qualcosa di speciale. Ho incontrato Rasho Nesterovic [segretario generale della Federazione slovena, ndr], Goran Dragic e il mio agente qui a Madrid a Maggio. Mi hanno detto del loro piano per colmare il buco nel reparto lunghi e che se avessi accettato avrei avuto l’occasione di competere per una medaglia. Ne ho parlato con la mia squadra [il Real Madrid, ndr] e abbiamo deciso fosse la cosa migliore per avere risonanza e per svilupparmi come giocatore.

Se sono stato pagato per farlo? No, sono tutte bugie. L’ho fatto per l’esposizione mediatica e per i vantaggi che porta l’avere un passaporto europeo. Ovvero dà al Real Madrid la possibilità di tesserare un altro giocatore americano, che può fare la differenza per vincere trofei. Inoltre mi farà comodo per trovare lavoro in Europa tra qualche anno. Voglio giocare il più possibile ad alti livelli.

Randolph si è poi soffermato anche sulle minacce ricevute via social da diversi newyorchesi dopo il quarto di finale contro la Lettonia. In quella partita l’americano aveva avuto uno scontro con Kristaps Porzingis, facendogli anche segno di sistemare le cose dopo la partita.

Le notti e i giorni dopo l’incidente con i tifosi lettoni, anche quelli turchi e le persone da tutto il mondo, comprese quelle di New York, hanno iniziato a lasciare commenti sulla mia pagina chiamandomi “negro”. Mi dicevano che faccio schifo e che se fossi andato a New York mi avrebbero ucciso. E’ stato interessante. Non ho risposto a nessuno, non spreco energie per simili cose.

Foto in evidenza: fiba.basketball

Francesco Manzi

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