BU Power Ranking, Eastern Conference: le squadre che puntano in alto

NBA

Dopo aver visto quali sono le migliori squadre ad Ovest, vediamo nel nostro Power Ranking chi c’è in vetta alla Eastern Conference: nonostante un’estate vorticosa con un Draft interessante, trade clamorose e firme di free agent importanti, le forze in vetta ad Est sembrano essere sempre le stesse della passata stagione.

5. TORONTO RAPTORS

Come vi avevamo raccontato a metà maggio dopo l’uscita di Toronto dai Playoffs, non è stata un’estate facile per Masai Ujiri e i Raptors. Il dubbio principale era legato a Kyle Lowry che ha testato la free agency ma ha deciso di rifirmare con la squadra canadese (100 milioni in tre anni): una conferma importante ritenuta prioritaria dalla dirigenza che così si assicura saldamente un posto nella top-5 della Conference vista anche la presenza di due punti fermi come DeMar DeRozan e Jonas Valanciunas ma la “condanna” a non competere con le primissime della classe, rischiando di fare addirittura peggio del terzo posto dell’anno passato. Degli altri tre unrestricted free agent è stato rifirmato solo Serge Ibaka mentre sono partiti Patrick Patterson e PJ Tucker. Oltre a loro anche Cory Joseph è andato via per una trade con Indiana. Una buona notizia sembra essere l’aver scaricato il contratto di DeMarre Carroll (mai espressosi come negli anni di Atlanta) e aver puntato fortemente su Norman Powell chiamato al salto di qualità definitivo. La sensazione è che i Raptors abbiano una panchina più corta rispetto all’anno scorso poichè le uniche due nuove facce sono quelle di CJ Miles, che aggiunge una componente perimetrale fondamentale per una squadra che ai Playoffs soffre terribilmente in questa specifica situazione (se state pensando a DeMar, sì siete sulla strada giusta), e il rookie Anunoby aggiunti a una panchina dalla quale escono i vari VanVleet, Caboclo, Siakam, Nogueira e Poltl da cui coach Dwane Casey deve trovare minuti di qualità rispetto a ciò che ha dimostraro di non saper fare nel recente passato.

4. MILWAUKEE BUCKS

Milwaukee a mio avviso ha le credenziali per guadagnarsi il fattore campo al primo turno di Playoffs dato che coach Jason Kidd si ritrova per le mani praticamente lo stesso roster della passata stagione, fatto salvo per il taglio di Spencer Hawes e l’aggiunta di due veterani come Gerald Green e Brandon Rush. L’obiettivo è continuare a crescere sulle orme della passata stagione grazie a un gruppo piuttosto giovane e alla presenza di una stella assoluta come Giannis Antetokounmpo. Il greco è chiamato alla stagione della consacrazione assoluta dopo aver chiuso la precedente come leader dei Bucks in punti, rimbalzi, assist, recuperi e stoppate. Attorno a The Greak Freek fondamentale sarà la conferma di Malcolm Brogdon e Thon Maker, ottimi nella loro stagione da rookie (per la guardia anche il premio di Rookie of the Year). Avere Khris Middleton dall’inizio sarà un importante upgrade nonostante il punto interrogativo che pende su Jabari Parker e sui tempi di recuperi dal suo infortunio. Attorno a questo core giovanissimo in uscita dalla panchina ci sono Rashad Vaughn, Tony Snell, Greg Monroe, Matthew Dellavedova, John Henson (tutti under-27) e il super veterano Jason Terry. Se la squadra riuscirà a difendere con aggressività e a scatenarsi in campo aperto, i Bucks dopo tanti anni potrebbero cominciare a ri-avere aspettative riguardo ai loro risultati.

3. WASHINGTON WIZARDS

Anche Washington, come Toronto e Milwaukee, non ha cambiato particolarmente rispetto alla scorsa stagione dove ha sfiorato la finale di Conference perdendo solo a gara 7 contro i Celtics. Il fulcro dell’estate è stata la firma di Otto Porter, confermato con un contratto sostanzioso da 106 milioni in 4 anni. Con lui e due superstar del livello di Bradley Beal (favoloso ed efficiente come pochi nei Playoffs) e John Wall (top-10 della Lega a mani basse) Washington avrà pochi problemi a stare ai vertici dell’Est ma difficilmente potrà essere al livello di due superpotenze come Boston e Cleveland, poichè oltre a Marcin Gortat e Markieff Morris (fermo all’inizio della regular season) che completano un quintetto di assoluto livello, dalla panchina coach Scott Brooks ha ancora poche alternative che rischiano, come l’anno scorso, di far rifiatare poco i 5 di cui sopra. Perso Bojan Bogdanovic, le novità sono Tim Frazier dopo una buona stagione a New Orleans e due punti di domanda come Mike Scott e Jodie Meeks (54 partite in due la scorsa stagione) che si aggiungono a Kelly Oubre Jr., Ian Mahinmi, Jason Smith e il ceco Tomas Satoranski, atteso a qualche passo in avanti dopo la deludente annata. L’obiettivo è quello di provare a raggiungere la Finale di Conference, a patto che dalla panchina ci sia il giusto apporto.

2. BOSTON CELTICS

I Boston Celtics sono probabilmente la franchigia con più hype e più aspettative di tutta la NBA essendo stati i protagonisti assoluti dell’estate, durante il Draft, nella free agency e con la super trade che ha coinvolto Isaiah Thomas e Kyrie Irving. Proprio Uncle Drew (scelto al posto del folletto di Tacoma al quale Danny Ainge non avrebbe voluto dare la prossima estate un max contract, visti anche i problemi all’anca) è il nuovo uomo-franchigia insieme a Gordon Hayward, arrivato dagli Utah Jazz a riformare quella connection che tanto a bene ha fatto al college con Butler insieme a coach Brad Stevens. Il giovanissimo ma già apprezzatissimo allenatore dei Celtics dovrà riuscire a mettere insieme i nuovi pezzi per continuare a giocare (bene!) la sua motion offense e a sopperire alle cessioni che si sono rese necessarie per arrivare a questo roster, su tutte quelle di Avery Bradley e Jae Crowder, fondamentali per le loro doti difensive e per l’affidabilità al tiro da tre punti. Il faro del gioco di Boston sarà ancora Al Horford, stretch 5 imprescindibile per Stevens, uno dei pochi superstiti della squadra dell’anno scorso insieme a Marcus Smart, sesto uomo chiave per energia e difesa, Terry Rozier, sempre più in crescita come cambio in cabina di regia e a Jaylen Brown, chiamato a fare il definitivo salto di qualità. Tra i volti nuovi Marcus Morris, Daniel Theis e Aron Baynes, chiamati a rinforzare un reparto lunghi che ha visto le perdite di Olynyk, Zeller e Yerebko, mentre al draft è stato scelto con la numero 3 Jayson Tatum, ottimo in Summer League e prospetto molto interessante in ottica futura proprio insieme a Brown (considerati intoccabili per i Celtics durante le chiacchierate estive). A completare il roster ci sono Shane Larkin e tutti i giovani scelti negli ultimi due draft, quali Abdel Nader, Jabari Bird, Guerschon Yabusele, Semi Ojeleye e Kadeem Allen. Con questo roster Boston sarà in grado di schierare quintetti in cui tutti possono cambiare difensivamente e giocare una pallacanestro offensiva che la renderebbero tranquillamente la numero 1 a Est se non fosse per due interrogativi: reggerà la squadra a rimbalzo? E chi marcherà verso fine maggio LeBron James?

1. CLEVELAND CAVALIERS

Già, perchè il filo conduttore degli ultimi anni non cambia: chi ha la fortuna di avere tra le proprie fila il Re, LeBron James, è legittimamente il favorito della Conference. L’estate dei Cavs è stata piuttosto burrascosa, tra la mancata estensione contrattuale al GM Griffin, la sconfitta nelle Finals e il desiderio espresso da Kyrie Irving di voler cambiare aria. Le acquisizioni di Derrick Rose, Jeff Green e Jose Calderon non sarebbero certo bastare a colmare il gap con gli Warriors ma, dopo la volontà espressa dal nuovo giocatore dei Celtics, i Cavs si sono mossi finalmente bene ottenendo più di quanto fosse preventivabile: un giocatore di assoluto livello come Isaiah Thomas (nonostante l’infortunio e le ben note difficoltà difensive), un 3&D con un contratto favoloso come Jae Crowder, un giovane interessante come Ante Zizic e una preziosissima scelta (la prima del 2018 non protetta dei Nets) che garantiscono alla squadra di coach Lue un minimo di sicurezza futura in caso di (secondo) abbandono del Prescelto nella prossima estate. Infine è arrivato anche Dwayne Wade, l’amico per eccellenza di LeBron, eccellente risorsa se usata nel modo corretto. Confermati dall’anno scorso ci sono Kevin Love, spostato come 5 titolare per allargare un campo che se schierasse Wade e Rose insieme sarebbe strettissimo e avrebbe non pochi problemi di spaziature vista la loro poca affidabilità al tiro da 3 (fondamentale quando hai uno come LeBron in campo), Tristan Thompson e JR Smith, chiamati a uscire, con più o meno felicità, dalla panchina. Completano il roster Iman Shumpert, Kyle Korver, Kendrick Perkins, Channing Frye e il rookie Cedi Osman, interessantissimo prospetto turco ma con probabili poche possibilità di mostrarsi in questa stagione vista la lunghezza di un roster che può conquistare l’Est, Boston permettendo, ma che sembra non poter impensierire più di tanto la corazzata a nome Golden State Warrios.

Michele Manzini

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