DeMar DeRozan è un giocatore da Playoffs?

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“We have another opportunity to have another opportunity”  – DeMar DeRozan

Si prospetta un’estate molto calda per Masai Ujiri e i Toronto Raptors. Per il quarto anno consecutivo la post-season si è conclusa con un nulla di fatto e tante domande a cui trovare una risposta diversa dal poco soddisfacente “forse ci va meglio l’anno prossimo” e dalla dichiarazione di cui sopra di DeRozan prima di gara 4 contro Cleveland (l’ultima di questa stagione) che ben riassume la storia recente di Toronto: se l’anno scorso hanno ceduto contro i Cavs futuri campioni NBA in gara 6 (anche se dopo aver battuto a fatica Pacers e Heat “solo” in gara 7), nel 2014 e nel 2015 hanno perso al primo round contro Brooklyn e Washington (sweep!) e quest’anno sono crollati sotto il regime di Lebron James (sweep!).

Nonostante i rinforzi di Ibaka e P.J. Tucker arrivati a metà stagione, nonostante il record di franchigia di 4 Playoffs consecutivi e nonostante questo roster sia stato probabilmente il migliore nella loro storia, il ruolo dei Raptors a Est è sempre stato determinato da quanto fossero distanti da Cleveland e il cappotto subito quest’anno toglie anche il pensiero che in qualche modo il gap sia colmabile a breve. Solo in gara 4 Toronto se l’è giocata, sfruttando le amnesie, difensive e non, e la mancanza di comunicazione tra i giocatori dei Cavs che aveva già allarmato sul finale di regular season. Tucker, opportunamente in quintetto dopo l’immobilismo di Casey nel resto della serie, ha fatto più del possibile contro LeBron e ha tirato bene dall’arco e finalmente DeRozan è stato molto bravo a sfruttare bene i raddoppi portati sistematicamente contro di lui e a servire i compagni (8 assist a fronte del 2.88 di media prima di quella partita) e soprattutto far girare la palla per trovare l’uomo libero per il tiro da tre dall’angolo, entrato con regolarità dopo le vacche magrissime delle prime tre partite nonostante alcune fossero comunque ben costruite.

A preoccupare però sono i soli 3 tiri da tre punti tentati in tutta la serie da DeRozan (15 totali nei Playoffs, 1 solo a bersaglio… sigh!) e che Cleveland nell’intera serie ha ottenuto con le triple 102 punti in più rispetto ai Raptors (183 a 81, 25.5 di media a partita), costretti a un gioco che risente troppo della mancanza di tiro perimetrale della sua stella, skill necessaria per fare il salto di qualità finale per poter essere competitivo nei Playoffs.

La palla arriva sul perimetro a DeRozan che però esita, non prende immediatamente la conclusione per la scarsa fiducia nel suo raggio di tiro e perde ritmo. Middleton va a chiudere ma senza uscire forte, presidia l’area e lascia volentieri il tiro dalla distanza.

Infatti le difese che affrontano la guardia di Compton sfruttano abilmente questa componente occupando molto più l’area, raddoppiandolo e costringendolo sempre agli stessi pessimi tiri dal mid-range che quando il livello si alza tendono a entrare sempre meno e a far perdere ritmo a tutta la squadra.

Quando gioca in isolamento, DeRozan viene spesso raddoppiato e qui è costretto a un tiro con poco ritmo dopo aver palleggiato dietro la schiena con due mani in faccia.

Toronto è in questa post-season penultima per tiri da tre segnati con solo 7.8 a partita e terzultima per Offensive Rating con 101.3 punti su 100 possessi (e solo perché c’è Portland schiacciata da Golden State), penultima in situazione di spot-up con 93 punti su 100 possessi e scarsamente efficace dal pick and roll e in transizione.

Da qui il vero interrogativo che si dovrà porre la dirigenza di Toronto per programmare le prossime stagioni.

DeMar DeRozan può essere la stella di una squadra da vincente?

DeRozan l’estate scorsa ha firmato un quinquennale da 139 milioni di dollari, negli ultimi anni si è imposto come uno degli scorer più prolifici della Lega, difensivamente è nella media e fa parte di un roster composto da buoni difensori, ha lavorato intensamente sul ball-handling e sul diventare un miglior distributore di palloni, è molto abile dal gomito e in penetrazione, trovando spesso molti viaggi in lunetta. Eppure la sua riluttanza (e poca efficacia) a giocare fuori dalla linea dei tre punti e l’eccessivo gioco dal poco pregiato mid-range lo mantengono distante dal raggiungere l’elìte dell’NBA rendendolo un “vintage player” che poco si confà allo sviluppo della pallacanestro di oggi.

Considerando i punti segnati e subiti su 100 possessi, nelle ultime tre post-seasons i Raptors hanno giocato nettamente meglio con Lowry in campo senza DeRozan, il quale quando si trova sul parquet senza il suo amico e compagno di backcourt, rende stagnante l’intero attacco dei canadesi.

E nei Playoffs 2017 il trend è rimasto il medesimo:

Net rating DeRozan: -10.6 (373 minuti), con OffRtg di 98.6 (171° su 214°) e DefRtg di 109.2.
Net rating Lowry: -1.9 (300 minuti).
Net rating DeRozan con Lowry: -5.2 (228 minuti).
Net rating DeRozan senza Lowry: -18.89 (145 minuti).
Net rating Lowry senza DeRozan: +8.51 (72 minuti).

Il PIE (Player Impact Estimate, semplificando una stima percentuale molto accurata di quanti “eventi di gioco” ha raggiunto un giocatore o una squadra) di DeRozan in regular season era il 22° della Lega, sceso clamorosamente in post-season. Il bassissimo 43.7% di percentuale effettiva dal campo nei Playoffs è finora il 156° su 214, influenzato molto dalla mancanza di tiro da tre. La percentuale reale è più alta per le tante conclusioni dalla linea del tiro libero.
Il -10.6 di DeRozan è il 162° net rating su 214 giocatori che hanno giocato questi Playoffs, il quarto peggiore tra i suoi compagni dopo Patterson, Joseph e Carroll. Nelle 6 sconfitte diventa un imbarazzante -25.91 (+12.4 nelle 4 vittorie). Il +7.3 quando è fuori dal campo è l’unico positivo tra tutti i Raptors. Oltre all’aumento notevole delle percentuali di squadra quando l’ex USC è in panchina è interessante notare anche l’incremento dei punti arrivati dalle triple (dati comunque influenzati anche dai minuti di garbage time che ovviamente DeRozan non gioca).

Quindi il gioco di Toronto e la sua efficacia sono notevolmente influenzati dalla presenza di DeRozan in campo, soprattutto nei Playoffs dove tutti i difetti o i punti deboli vengono analizzati di continuo e sfruttati senza sosta. In questa post-season quando il numero 10 ha tirato bene dal campo i Raptors hanno vinto (51.3% nelle vittorie, sempre almeno il 50%) mentre quando ha tirato male sono arrivate le sconfitte (37.1%, solo una volta sopra il 50%, tre volte sotto il 40%).

Nelle quattro vittorie gli assist di DeRozan sono stati 4.25 a partita e i punti nel pitturato 54 totali, nelle sei sconfitte gli assist sono stati 2.83 a partita e i punti nel pitturato 44 totali (tanti quanti quelli messi nelle ultime tre vittorie contro Milwaukee).

La mappa di tiro di DeRozan in Regular Season e nei Playoffs. La desolazione fuori dalla linea dei tre punti è rimasta tale ma è peggiorata la situazione all’interno dell’area, dove tutto ciò che riusciva facilmente fino a metà aprile è diventato improvvisamente più difficile, con raddoppi, area più intasata e più attenzione a concedere meno ciò in cui è più efficace (penetrazioni fino al ferro e palleggio-arresto-tiro poco contestato).

Ma come si sviluppa il gioco di DeRozan?

Analizziamo con la tabella le situazioni di gioco in cui è più coinvolto e confrontiamo i dati tra Regular Season e Playoffs.

L’uso massivo del pick and roll e tantissime situazioni di isolamento (14° in Regular Season), aumentate ulteriormente nei Playoffs (4° dietro solo a Westbrook, Irving e Paul George) caratterizzano il gioco di DeRozan, povero di tagli, tiri in uscita dai blocchi e tiri piedi per terra. Sebbene l’isolamento, che però impoverisce il gioco di squadra e fa muovere poco la difesa, sia sempre stato ottimo fino a diventare eccellente in queste partite di post-season, c’è stato un calo netto dell’efficacia della transizione e dei (pochi) tiri in spot-up e un assestamento nella media della Lega nelle situazioni di pick and roll.

DeRozan si è fatto un nome nella Lega per la sua capacità di fintare, far saltare l’avversario e portare a casa viaggi in lunetta e giochi da tre punti. Ora tutti conoscono questo fondamentale e ci cascano meno frequentemente.

Nonostante nelle ultime partite non ci fosse Kyle Lowry e con uno Usage del 28.7% (9°) in questi Playoffs DeRozan si è preso 17.5 tiri (43.4%), 3.3 in meno rispetto alla regular season (e con il 47.1%) e il suo Assist/Turnover Ratio è di solo 1.37. Facendo un focus più approfondito sul tipo di tiri che si è preso si possono notare tante cose interessanti:

  • L’80.3% dei canestri è stato non assistito.
  • Delle 175 conclusioni prese, 104 sono stati jumper (tirati con solo il 33.7%).
  • Solo 4.2 dei 17.5 tiri sono “open” (difensore a più di 1.20 metri di distanza) mentre dei tiri da tre punti il 66% è open (10 su 15, di cui solo 1 a bersaglio).
  • Il 36% dei suoi tiri arriva dopo che ha tenuto palla per più di 6 secondi, il 39% dopo che ha tenuto palla tra i 2 e i 6 secondi, solo il 25% quando ha tenuto palla meno di 2 secondi.
  • Solo 2.4 dei 17.5 tiri presi sono in catch and shoot.
  • 3.6 tiri sono fatti dopo 0 palleggi (sostanzialmente quegli sugli scarichi, solo 30.6%), solo 1.8 quelli dopo 1 palleggio e 2.1 dopo 2 palleggi, addirittura 5.1 tiri tra 3 e 6 palleggi (9° per tiri tra 3 e 6 palleggi) e 4.9 dopo 7 palleggi o più (16°).

Le conclusioni da tre sono rimaste pressochè invariate (però con calo della percentuale da un già scarso 26.6% a un pessimo 6.7% frutto dell’1/15 generale, 0/5 dagli angoli), sono invece diminuite, anche se ancora in numero estremamente elevato, le conclusioni dal mid-range (7.3, secondo solo a Westbrook, contro le 10.1 della Regular Season, primissimo davanti a Melo e Aldridge che ne hanno tirate rispettivamene più di 1 e più di 2 in meno a partita) e aumentate notevolmente quelle nella restricted area (6.1 contro le 4 di stagione regolare). Per entrambe le statistiche calo netto della percentuale, dal 41.2% al 35.6% per il mid-range e dal 65.7% al 54.1% per la restricted area (tra quelli con almeno 4 tiri a partita fanno peggio solo Wade, Irving, Powell, Turner, Harkless e Westbrook).

Da questa analisi e questa notevole mole di dati la risposta all’interrogativo posto a inizio articolo sembra essere un secco e diretto NO (per quanto il suo talento sia indiscutibile e i problemi di Toronto non siano solo imputabili a lui), o quanto meno il dubbio più che fondato che avere DeRozan come fondamenta e base da cui far partire un progetto vincente pare essere evidente. Il contratto però c’è e pure sostanzioso, è difficile trovare una franchigia che abbia interesse a prenderlo e sappia inserirlo in un contesto offensivo dove a farla da padrone sono il “pace and space” e la ricerca enfatizzata del tiro da tre punti, fondamentale che la guardia californiana deve necessariamente inserire nel suo gioco per essere efficiente ai Playoffs ed essere considerato una delle guardie più forti della Lega

Come si muoveranno in estate i Toronto Raptors?

Dubbi su DeRozan a parte, Masai Ujiri affronterà un’estate molto complicata e dovrà risolvere altre grane. Lowry ha una player option per la prossima stagione ma ha già dichiarato che testerà la free agency e nel caso decidesse di andare altrove (Philadelphia?!) l’unico modo per averne un ritorno sarebbe una sign-and-trade (detto anche che pagare tanto uno come Lowry quando ci sono così tante altre point-guard di alto livello potrebbe non essere una grandissima attrattiva). Ibaka, Tucker e Patterson saranno unrestricted free agent e in un modo o nell’altro si sono tutti resi protagonisti dei buoni risultati di questi ultimi anni. Ujiri ha dichiarato che prendere i primi due alla trade deadline è stato un rischio propedeutico al tentativo di vincere qualcosa nell’immediato e che la franchigia vorrebbe rifirmarli ma questo vorrebbe dire confermare un roster buono ma non eccellente di cui si conoscono già i limiti e le massime aspirazioni e soprattutto significherebbe entrare in luxury tax e perdere quella flessibilità con cui poter migliorare nella free agency.

Tutte le soluzioni che si prospettano possibili non sembrano ideali, come quella di cui appena sopra o quella di ripartire da (quasi) zero e passare qualche anno nel limbo della Lega (dove Toronto ha spesso bazzicato nella sua, breve, storia e che quindi tende certamente a voler evitare). Masai Ujiri ci ha abituato a grandi mosse e notevole acume negli ultimi anni, per cui è lecito aspettarsi di tutto.

Fonti statistiche: nba.com (via Synergy Sports).

Michele Manzini

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