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Cantù, anatomia di un fallimento sportivo

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Ieri sera la Pallacanestro Cantù ha perso gara-5 di finale playoff di Serie A2 per tornare nella massima serie, contro la Givova Scafati che finalmente è riuscita a riconquistare la A dopo diversi anni nella categoria cadetta.

Premesso che non è mai bello trovare i colpevoli di un fallimento sportivo, è giusto che si faccia una (si spera) seria analisi del perché i brianzoli non siano riusciti a riconquistare la Serie A in maniera immediata.

L’estate 2021 e la scelta di Sodini

Bisogna partire con l’analisi dall’estate 2021. Cantù torna in A2 dopo 25 anni dall’ultima volta e i motivi sono tanti e tutti diversi. Gli Eagles, gli ultras della tifoseria brianzola, vogliono le teste del GM Daniele Della Fiori e del segretario generale Luca Rossini per delle situazioni che si sono venute a creare durante l’annata (nel caso di DDF ci si riferiva anche a stagioni precedenti). Piero Bucchi – che è poi arriverà in semifinale playoff con Sassari nella massima serie – sembra, agli occhi della piazza, non più il coach giusto. Serve un tecnico che ridia freschezza e vigore per quello che sembra essere solo un anno di transizione, di purgatorio. I nomi sono tanti. Dal giovane Adriano Vertemati, che preferisce andare a Varese, al ritorno del figliol prodigo Nicola Brienza, e poi qualche storico del basket italiano che ogni tanto ritorna, tipo Luca Bechi o Luca Dalmonte.

Il nome preferito dalla città però è quello di Marco Sodini, che se ne era andato da Cantù per non dover sottostare al giogo del magnate russo Dmitry Gerasimenko. Inizialmente sembra quello con meno chance ma, con il passare dei giorni e con qualche “no” incassato, diventa il favorito, fino a tornare a essere l’allenatore dei canturini. La piazza è contenta e le polemiche si placano. Insieme al viareggino tornano il sempreverde Fabrizio Frates e Max Oldoini, rispettivamente direttore tecnico e assistant coach.

Cantù ai canturini (d’adozione)

Nel 2019, quando Cantù riuscì a separarsi da Gerasimenko, il motto “Cantù ai canturini” divenne preminente in città. Forse quello fu il primo errore che ha portato alla retrocessione prima e alla non promozione poi. Forse – ma non abbiamo la controprova – sarebbe servito dare un colpo di spugna al passato e ricominciare da capo, non aggiustare quello che già c’era. E nell’estate del 2021 ancora di più. Dire oggi che “le minestre riscaldate non sono buone” è irrispettoso nei confronti di Marco Sodini. Però forse la dirigenza avrebbe potuto dare una “rinfrescata” alle persone che ruotano intorno alla squadra. Tutto questo è stato parzialmente fatto a stagione in corso, quando Daniele Della Fiori è stato dirottato su Cantù Next (il progetto che prevede la costruzione del palazzetto nuovo) e al suo posto è stato firmato Sandro Santoro come general manager.

Gli errori nella costruzione della squadra

Robert Johnson cantù forlì

Cantù in estate fa un mercato importante, decide però di non prendere due americani esperti ma due da poco in Europa (e poi un rookie). Inoltre sceglie di non firmare uno straniero nel reparto lunghi ma di affidarsi a Jordan Bayehe e Matteo Da Ros. Questa scelta azzardata viene corretta in corsa, con la firma di Marco Cusin proprio perché i soli Da Ros, Bayehe e Stefan Nikolic non bastavano. Con il senno di poi, ne son piene le fosse. Però un centro americano di 215 cm per 120kg forse avrebbe permesso ai canturini di avere un finale diverso contro Scafati. Forse, naturalmente: ancora, non abbiamo la controprova. Dopodiché l’altro grande “problema” è stato firmare uno statunitense fortissimo ma che aveva detto sin da subito che non era intenzionato a vaccinarsi per motivi religiosi.

La perdita di Robert Johnson ha condizionato enormemente il cammino dei lombardi, perché sono arrivate diverse sconfitte nell’interregno tra Johnson e Zach Bryant. Ecco, Zach Bryant. Diciamo non il massimo. Giocatore atletico e di 1vs1, ma non dotato di tiro e fisicamente poco prestante. Anche qui, un USA con tiro avrebbe potuto influenzare positivamente il percorso della formazione allenata da coach Sodini nei Playoff.

In ultimo, a livello di errori tecnici, c’è la scelta di Luca Vitali come italiano per i Playoff. Cantù ha perso a stagione in corso Luigi Sergio, guardia-ala piccola nonché capitano della formazione. L’ex Scafati – tra le tante – non è mai stato sostituito e in termini di rotazioni si è visto. In gara-1 con i campani Iris Ikangi ha banchettato contro il povero Giovanni Severini, ottimo difensore ma che non può contenere uno come l’ex Verona o Joseph Mobio. A proposito di difesa, Vitali è un giocatore che sulla carta potrebbe giocare da ala piccola in Serie A2, ma non è certo famoso per gli scivolamenti. Probabilmente un Mattia Udom, giusto per citarne uno che era stato accostato a Cantù, avrebbe fatto la differenza in questi termini. Infine Vitali non è nemmeno un realizzatore alla David Cournooh. È una mente illuminata della pallacanestro italiana che fa girare benissimo le squadre, ma deve avere di fianco una guardia e un’ala piccola realizzatori. Non Zach Bryant, Trevor Allen e Giovanni Severini.

La scelta comunicativa

Al netto degli evidenti errori tecnici da parte della società, è doveroso commentare anche la scelta comunicativa di Cantù. Giustamente l’Acqua S.Bernardo ha parlato di tornare in A1 fin dal momento in cui è retrocessa in A2. Ma forse dire che questa fosse la squadra più forte degli ultimi 15 anni è stato un po’ esagerato. Un po’ perché – per quello che si è visto – non è vero. Un po’ perché coach Marco Sodini ha deciso di mettere una pressione enorme sui suoi giocatori. Sia chiaro, è una scelta. Giusta o sbagliata, decidetelo voi. Però è una decisione che comunque condiziona e che le persone si ricordano dopo un fallimento sportivo come questo. Soprattutto perché sappiamo quanto sia difficile salire dall’A2 alla A. Verona ci ha messo anni prima di farcela, idem la Fortitudo Bologna o Treviso, per non parlare della stessa Scafati. Ci sono troppi fattori che possono influire sul risultato finale. Naturalmente Sodini non è uno sprovveduto, sapeva che sarebbe stata tostissima e voleva responsabilizzare e caricare i suoi ragazzi per ottenere un traguardo che tutta Cantù desiderava.

Ma adesso cosa accadrà a Cantù?

Questa è la classica domanda da 1 milione di dollari. Certamente non bisogna prendere decisioni avventate. Serve sedersi e fare una riflessione seria su tutto ciò che non è andato e su cosa si deve fare per riprovarci. Probabilmente il coach verrà messo sul banco degli imputati e probabilmente pagherà per tutti. Nello sport italiano funziona così. Perché non si ha visione a lungo termine. O tutto subito o niente.

A livello di giocatori ci immaginiamo che ci sarà una grande rivoluzione. A sensazione possiamo dire che rimarranno Da Ros e Stefanelli (se non avrà offerte economicamente più importanti), per Bayehe dipenderà anche dal mercato. Luca Vitali ha un rapporto speciale con Sandro Santoro, perciò non sarebbe da escludere la sua permanenza, senza dimenticare anche quello che hanno fatto Vitali, Santoro e Andrea Diana a Brescia in Serie A. L’ex Verona e ora alla Virtus Bologna potrebbe essere un profilo interessante qualora si decidesse di esonerare Sodini. Altri nomi interessanti sono quelli di Antimo Martino e Adriano Vertemati.

Detto ciò, come scritto sopra, ci sarà tempo per fare nomi e parlare di mercato. La prima cosa che la dirigenza canturina deve fare è sedersi attorno a un tavolo e analizzare il perché non sia riuscita a ritornare subito in Serie A, nonostante ci fossero tutte le premesse che ciò accadesse (vedi i 4.500 spettatori per una partita di Serie A2 in gara-4 con Scafati).

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