Colpo di scena: tredici squadre votano contro la riforma della lottery

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Oggi era “il giorno”. Le trenta franchigie NBA si incontravano per votare una riforma della lottery, volta a scongiurare il comportamento noto come “tanking”, ovvero il perdere apposta le partite o mettere in piedi una squadra volutamente debole per avere una scelta più alta al Draft a fine stagione. La NBA deve essere sport, ma al pari di questo anche spettacolo, vedere intere fan base che abbandonano i propri beniamini perché per una, due, tre o più stagioni terminano l’anno sul fondo della classifica non giova affatto alle casse della Lega.

Ovviamente non tutti volevano la riforma della lottery, in primis i Philadelphia 76ers, a cui si erano aggiunti negli ultimi giorni Oklahoma City Thunder, Milwaukee Bucks e Chicago Bulls. Nonostante qualche dissenso, per essere approvata, la riforma doveva ottenere 23 voti positivi su 30 e sembrava essere un traguardo pienamente alla portata.

Invece, a sorpresa, addirittura 13 franchigie hanno detto NO, la situazione rimarrà quindi assolutamente invariata e i cari Sixers potranno continuare a sguazzare nei bassifondi della Lega ancora qualche anno. Secondo Adrian Wojnarowski, un GM anonimo avrebbe affermato che “Molte squadre hanno iniziato a pensare alle conseguenze di un voto positivo, e alla fine hanno scelto di votare NO”. Sempre per il giornalista di Yahoo!Sports, le 13 squadre “colpevoli” del mancato passaggio della riforma sono Phoenix Suns, Philadelphia 76ers, Oklahoma City Thunder, New Orleans Pelicans, Detroit Pistons, Miami Heat, Milwaukee Bucks, Chicago Bulls, Washington Wizards, Atlanta Hawks, Utah Jazz e Charlotte Hornets.

Spiccano i nomi di alcuni big market come San Antonio, Chicago, Miami o Washington, i quali non solo hanno una squadra che può competere per le prime posizioni delle rispettive Conference, ma rappresentano anche delle calamite per free agent di alto livello.

Francesco Manzi

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