Derek Fisher: il Cyrano di Bergerac

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Grandi storie hanno bisogno di grandi palcoscenici.

Siamo allo Staples Center, 20 Marzo 2010. Un allenamento è appena terminato quando Derek avvicina Kobe.

“Amico, hai notato che grande partita ieri di Lamar?”

“Certo”, risponde Il Mamba “ma ha semplicemente fatto il suo”.

“Beh, io credo che abbia fatto di più, e sono convinto che tu debba complimentarti con lui”,  incalza The Fish.

“Non posso complimentarmi con tutti ogni volta, dobbiamo vincere e…”

Senza che Kobe possa terminare il discorso, Fisher lo interrompe bruscamente:

“Non esulti mai per i compagni, sei in estasi solo per le tue di imprese, ci fai vincere le partite, ma ciò non vuol dire essere un leader rispettato, non ti emozioni. Io ho quasi perso una bambina di 11 mesi, niente dovrebbe farmi piangere eppure mi emoziono, per un canestro di Lamar, di Paul o per tutti i punti che realizzi tu”.

Bryant non rispose.

Grandi storie hanno bisogno di grandi palcoscenici.

TD Garden, 8 Giugno 2010. E’ in corso gara 3 delle Finals tra Celtics e Lakers. Gara decisiva. Serie bloccata sull’1-1. Quattro minuti al termine della gara. 74-70 Lakers. Sembra di essere alla prima del Cyrano di Bergerac, il sipario è pronto per far entrare l’attore protagonista. Colui che con maestria ed eleganza saprà ammaliare tutto il pubblico presente in sala e che ha già strappato il cuore di Rosanna: il bellissimo Cristiano de Neuvilette.

Oppure no…

Come nella struggente opera di Rostand è il Cyrano a rendersi protagonista. Nella nostra storia indossa il numero 2 e realizza 8 punti negli ultimi 4 minuti. Nell’ultimo quarto prende per mano la squadra senza nessuno strattone. Semplicemente tutti lo cercano come la cosa più naturale del mondo. Ad un minuto dalla fine Fisher recupera un rimbalzo e corre in contropiede, arriva fino al canestro, dove realizza due punti subendo fallo da Davis, con KG e Ray Allen che gli correvano dietro. La palla balla sul ferro, ma neanche troppo. Fisher esulta, ma neanche troppo. A centrocampo, però, un ragazzotto con il numero 24 ha seguito tutta l’azione. Come fosse un tifoso.

Un tifoso che esulta come un bambino quando vede il pallone entrare nel canestro. Stringe i pugni, sfoga la sua gioia. Urla verso il parquet. A fine partita il nostro Cyrano piange davanti alle telecamere. Bryant lo abbraccia. Non come chi ti ha fatto vincere una partita, ma come chi ti ha insegnato qualcosa che non potrai mai dimenticare.

Ogni emozione è un messaggio, il nostro compito è ascoltare…

Gabriele Manieri
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