È lotta senza quartiere al Taliercio, ma alla fine Venezia supera Sassari sulla sirena grazie a Watt

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UMANA REYER VENEZIA – BANCO DI SARDEGNA SASSARI 55–54
(13-18; 20-8; 11-15; 11-13)

L’Umana Reyer Venezia si aggiudica il rematch casalingo della finale scudetto dell’ultima stagione, nonché della Supercoppa 2019. Incontro (che forse sarebbe meglio definire scontro!) ben poco spettacolare ma di rara intensità e ferocia agonistica, che i campioni iridati riescono ad aggiudicarsi dopo diversi ribaltamenti di fronte con un canestro a fil di sirena dell’eroe di serata Mitchell Watt.

Le squadre si presentano alla palla a due con Stone, Chappell, Bramos, Mazzola e Watt da una parte, Spissu, Vitali, Pierre, Evans e Bilan dall’altra.
Apre le danze con una tripla proprio Valerio Mazzola, al rientro dopo un lungo stop, ma arrivano immediate le risposte dall’arco di Spissu e Vitali. Poi Sassari inizia a cercare il gioco interno con Bilan, trovando buone cose, e stringe le maglie dietro costringendo la Reyer a un 2/9 dal campo nei primi 5’ (5-12 il parziale). Bisogna aspettare l’ingresso in campo di De Nicolao, alla presenza numero 300 in Serie A, perché si sblocchi il tabellino, ma Spissu è ancora caldo e tiene Venezia a debita distanza. È ora la Reyer, forte di una panchina lunghissima, ad aumentare l’intensità difensiva, limitando i danni di un 6/19 dal campo e chiudendo il primo quarto sul 13-18. L’incontro riprende a ritmi alti, con sostanziale equilibrio ma anche tantissime sbavature da una parte e dall’altra, soprattutto in fase di transizione. Al giro di boa del secondo quarto il parziale, più che una partita di basket, richiama il punteggio di un set tennistico (5-4). Chappell si accende e con 7 punti filati permette alla Reyer di rimettere il naso avanti, poi è il collettivo a mettere la firma sul primo allungo dei campioni iridati. Le manovre offensive degli ospiti sono completamente inceppate e le seconde linee non trovano il modo di incidere: un primo tempo tutt’altro che memorabile si conclude così sul 33-26 per gli orogranata.

Il terzo quarto si apre nell’insegna di un focoso Spissu, la cui “dedica” alla panchina avversaria dopo la tripla realizzata costa un tecnico ai sardi. Continuano le tonnare nei pitturati, e non sorprende che sia il gigantesco e roccioso Vidmar a raccogliere dal pattume i primi due punti della Reyer. Il nervosismo aumenta ulteriormente quando Bilan commette un brutto fallo a gioco fermo su Daye; l’antisportivo, però, frutta solo un punto a Venezia. I primi 5’ di gioco sono frammentati dai tantissimi fischi della terna arbitrale, che cercano di limitare, giustamente, la quantità di contatti in una partita anche fin troppo maschia. Le squadre a questo punto sfogano il loro impeto agonistico alzando il livello del gioco, con uno scambio di magie gentilmente offerte da Watt e Bilan. Tra mire sbilenche e difese assetate di sangue, però, ogni canestro viene accolto come un gol, complici anche il fortissimo desiderio di imporsi sugli avversari e la tensione in campo. Faticosamente, Sassari riesce a ricucire qualche lunghezza e alla penultima sirena il tabellone dice 44-41. Il registro non cambia nell’ultimo quarto. Quattro punti di McLean riportano Sassari in vantaggio prima della schiacciata di Daye, che si sblocca dal campo dopo 13 errori. Se ogni canestro è come un gol, inutile cercare di definire la tripla di tabella non dichiarata di Filloy, con tanto di gesto di scuse al pubblico, che riporta la Reyer a un sudatissimo +4. La successiva infrazione di 24” dei ragazzi di coach Pozzecco sembra portare il vento dell’inerzia sulle sponde della laguna, ma al +6 (51-45) di un ritrovato Chappell risponde Jerrells – anch’egli alla sua prima realizzazione di serata – da oltre l’arco. Bilan si carica i suoi sulle spalle in mezzo alla miriade di errori da una parte e dall’altra, accompagnandoli all’ultimo minuti di gioco sul -1. Jerrells, con un’iniziativa non meno improbabile di tante altre meno fortunate, si inventa l’entrata del vantaggio (53-54) in un’area presidiata dai corpaccioni di Watt e Vidmar. Sassari spende i tre falli rimasti prima del bonus per rallentare la manovra veneta, l’ennesima conclusione fuori misura di Daye si infrange sul primo ferro, a rimbalzo la palla non esce dal mare di braccia e gambe aggrovigliate sul parquet e la freccia premia Venezia, che si ritrova con l’ultimo possesso e appena 2” rimasti sul cronometro. Stone serve Watt dal fondo, il numero 50 degli orogranata resiste al raddoppio difensivo e con un difficilissimo semigancio mancino regala un’incredibile vittoria ai campioni in carica, che restano così imbattuti tra le mura amiche.

UMANA REYER VENEZIA: Daye 4, Bramos 4, Stone, Watt 12, Chappell 11, Tonut 2, De Nicolao 4, Mazzola 3, Cerella, Vidmar 9, Filloy 6. Coach: De Raffaele.
Rimbalzi: 48 (Watt 9)
Assist: 10 (Stone 3)

BANCO DI SARDEGNA SASSARI: Bilan 16, Jerrells 5, McLean 4, Evans 8, Pierre 1, Vitali 4, Bucarelli, Gentile 5, Spissu 11, Magro. Coach: Pozzecco.
Rimbalzi: 39 (Pierre 8)
Assist: 10 (Bilan 4)

Giovanni Fornasari

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