Esclusiva BU, Abramo Canka: “A UCLA sognando il Draft NBA!“

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Abramo Canka si appresta a vivere la sua prima stagione in NCAA e lo farà vestendo la maglia di UCLA, uno dei college più conosciuti e prestigiosi del mondo.

BasketUniverso ha avuto l’opportunità di poter intervistare il classe 2002 ex Lokomotiv Kuban. Con Canka abbiamo parlato della sua nuova avventura americana, ma anche del suo passato tra Krasnodar, Lituania, Roma, Roseto e Genova, oltre che di Italbasket e NBA.

Ti appresti a vivere la tua prima stagione in NCAA dopo diversi anni da Pro in Europa. Che differenze hai trovato a livello di preparazione rispetto a una Lokomotiv Kuban, una Stella Azzurra Roma o una Roseto?

“Qui vanno a mille. Sempre. L’intensità che c’è qui è davvero assurda. Gli allenamenti sono molto lunghi e le difese che fai e che subisci sono davvero dure. Quello che ho vissuto alla Stella Azzurra è molto in stile americano rispetto alla mia esperienza in Lituania o in Russia. Ti preparano per il medio-lungo termine, tecnicamente e fisicamente, in ambiente professionistico invece prepari le partite. A Kuban giocavo anche l’EuroCup, quindi ci allenavamo poco sui fondamentali e preparavamo tanto le gare per battere gli avversari”.

Vestirai la prestigiosa maglia di UCLA, College che ha sfornato alcuni dei migliori giocatori di sempre tipo Reggie Miller, Russell Westbrook e tanti altri. Cosa vuol dire questo per te?

“Quando mi hanno chiamato qualche mese fa, subito mi sono gasato. Appena è arrivata l’opportunità, ho accettato. Giocare e studiare a UCLA è fantastico. È la migliore università pubblica d’America ed è conosciuta in tutto il mondo”.

Sei in America da poco tempo ma sicuramente andare al college è qualcosa di diverso rispetto al solito: qual è la cosa che più ti ha sorpreso di vivere nel campus di UCLA?

“Io non vivo proprio nel campus, ho un appartamento poco fuori dal campus, però qui è stupendo. È una città che ha tutto ciò di cui hai bisogno. Sono in una zona bellissima di Los Angeles. Bel Air è a un minuto a piedi da qui, siamo a 5 minuti di macchina da Beverly Hills, 15 da Santa Monica. Però nel campus c’è tutto, potenzialmente potresti non uscire mai, è una città nella metropoli. I professori sono apertissimi, ti aiutano in tutto e per tutto. Io ho fatto un anno di università in Europa ed è un altro mondo. Qui non sei un numero, ai professori interessa di te, cercano sempre di coinvolgerti. In Europa se vai bene, vai bene, se vai male, fatti tuoi. In America una parte del voto è legato alla partecipazione in classe e si assicurano che tutti siano felici. Penso che qui studierò psicologia, in Europa facevo business management”.

Arrivi in NCAA dopo un’esperienza da pro in Russia al Lokomotiv Kuban. Come mai questa decisione? Di solito uno sceglie il College alla fine del percorso di formazione, tu sei già “grande”.

“Ho avuto questa opportunità e non potevo non coglierla. Questo è il momento giusto. Se fossi andato due anni fa non sarebbe stata la scelta giusta, non ero ancora pronto. Tanti mi hanno criticato per la decisione di andare in Lituania però lì ho imparato a essere un professionista in tutto e per tutto, a livello anche tattico e tecnico. Magari il mio percorso non è stato perfetto però molto costruttivo”.

Abbiamo parlato di Krasnodar. Eri in Russia quand’è scoppiata la guerra in Ucraina. Che percezione c’è del conflitto in Russia? Come sei tornato in Italia dopo l’invasione dell’Ucraina?

“Io sono tornato in Italia a giugno, sono rimasto in Russia fino alla fine della stagione. Ho continuato a giocare perché comunque non c’era altro da fare. Devo dire che la società è stata super comprensiva, il Lokomotiv ha cercato di accontentare le esigenze di tutti i giocatori”.

Tornando al campo, giocare per UCLA vuol dire dover vincere più o meno sempre. Senti la pressione di rappresentare una squadra come questa?

L’obiettivo di UCLA è vincere ogni anno ed è anche il nostro obiettivo. Però io sono cresciuto in un contesto dove vincere era l’unica alternativa. Sia in Liguria sia alla Stella Azzurra ho più o meno vinto sempre e comunque mi hanno istillato la mentalità vincente. E anche al Lokomotiv l’obiettivo era vincere, l’unica situazione un po’ diversa è stata in Lituania ma io ho quasi sempre giocato per vincere”.

Tu sei italiano e ami la tua Genova, l’hai ricordato anche in un recente post su Instagram. Com’è stato per te girovagare per l’Italia prima e per l’Europa poi tra Lituania e Russia?

“Io sono andato via di casa a 13 anni. Magari tanti genitori sono un po’ ‘titubanti’ ma mia mamma è sempre stata apertissima, ho sempre potuto decidere io. Sono sincero, non ho mai sentito la pesantezza di lasciare casa. Ho fatto tante scelte che altri ragazzini non avrebbero fatto ma io le ho prese perché sapevo quello che avrei voluto diventare da quando ero piccolo. Mi reputo fortunato da questo punto di vista perché non capita a tutti”.

 

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Hai giocato per tutte le rappresentative giovanili dell’Italbasket. Ti senti pronto per vestire la maglia della Nazionale maggiore?

“Magari non sono prontissimo, ci sono tanti giocatori davanti a me, però penso che a breve lo sarò. Ho già fatto il raduno preolimpico con Meo Sacchetti, poi mi hanno tagliato, però è stata una bellissima esperienza e ringrazio Meo e la Federazione per avermi dato quell’opportunità”.

Credi che la vetrina di UCLA ti permetterà di essere draftato l’estate prossima? Riuscirai a fare compagnia ai tuoi compagni di Nazionale Procida e Spagnolo tra le scelte al Draft?

“Penso che questo sia il posto migliore per provare a riuscirci. 1, 2, 3 anni, poi si vedrà, quello del college è un percorso. Pochi ragazzi riescono ad arrivare e avere subito il giusto impatto al primo anno. L’obiettivo è arrivare lì il più pronto possibile. Non voglio che mi scelgano per le mie potenzialità ma per quello che ho dimostrato. Vedremo con il tempo…”.

Ultima domanda. Hai scelto di lasciare l’Italia e di trasferirti prima in Lituania e poi in Russia. Come mai hai deciso di non continuare il tuo percorso formativo in Italia, magari in una Trento o una Brescia? 

“Io mi sono mosso nell’anno del Covid. La situazione era molto incerta. A un certo punto si parlava anche della possibilità di non ricominciare con il campionato di Serie A. Ho dovuto fare delle scelte e credo che siano state le migliori perché in Italia i giovani non hanno spazio. Spagnolo è vero che ora sta giocando in Italia ma ha fatto quasi tutto il suo percorso al Real Madrid, Procida è andato a Berlino, Giordano Bortolani è andato a Manresa. Purtroppo i giovani non hanno spazio. Ma lo capisco, gli allenatori devono vincere se no perdono il posto di lavoro e quindi preferiscono affidarsi a un giocatore un po’ più esperto che magari non commette i cosiddetti ‘errori di inesperienza’. All’estero c’è un’altra mentalità: permettono ai coach di sbagliare e quindi i giovani giocatori possono crescere e commettere errori. Sono davvero contento del mio percorso”.

Ringraziamo Abramo Canka per la disponibilità dimostrata e gli auguriamo un grossissimo in bocca al lupo per la stagione che sta per iniziare e in generale per la sua carriera.

Questa notte Canka farà il suo esordio in NCAA con UCLA contro Sacramento State.

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Canka

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