Dane DiLiegro

Esclusiva BU, Dane DiLiegro: “Sto girando una serie Netflix sul basket! Ramagli sarebbe un ottimo regista”

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Dane DiLiegro è un ex giocatore di basket che ha praticamente vissuto tutta la sua carriera da professionista in Italia, partendo dalla piccola Ostuni in Puglia per poi finire a Forlì, passando da Sassari, Trieste, Siena e Verona.

Oggi Dane DiLiegro però fa un altro lavoro: è un attore di Hollywood ed è molto bravo a interpretare mostri in film e serie TV. Questo cambio di vita ha sconvolto un po’ tutti nel mondo del basket perché comunque era un giocatore di tutto rispetto ma adesso sta diventando anche un attore di assoluto valore.

Abbiamo avuto il piacere di parlare in esclusiva con Dane DiLiegro della sua prima vita nel basket e di questa sua seconda nel mondo del cinema e delle serie TV.

Prima di tutto, come stai? Stai girando qualche film/serie TV in questo periodo?

Sto molto bene e sono molto contento di quello che sto facendo, anche se sono particolarmente impegnato in questo periodo. Sono sul set per una serie di Netflix di Mindy Kaling con Kate Hudson come attrice protagonista ed è incentrata sul mondo del basket professionistico [sarà una serie ispirata alla vita di Jeanie Buss come presidentessa dei Lakers n.d.r.]. Al momento non c’è un nome per questa serie TV però sarà sul basket e io sono uno dei giocatori con Kate Hudson come presidentessa del club di Los Angeles. Stiamo girando in questo periodo e le mie giornate sono folli.

A poco più di 30 anni hai deciso di cambiare completamente vita e di darti al mondo del cinema. Cosa ti ha portato a questa decisione?

Durante la mia carriera da cestista pensavo a un nuovo lavoro davanti a una telecamera. All’inizio mi sarebbe piaciuto fare qualcosa legato al cibo e al viaggio, come Anthony Bourdain. Ho iniziato a fare qualcosina e ho capito che avrei voluto fare quello. È per questo che mi sono spostato dalla pallacanestro alla recitazione. Il basket è mio figlio, ci ho dedicato tantissimo tempo, ma avrei potuto giocare al massimo per soli altri 5 anni. Per questo ho deciso di correre questo rischio, volevo qualcosa che mi desse un futuro più duraturo. Non ho rimpianti per la scelta che ho fatto, sono molto contento del mio passato nel basket e di quello che sto vivendo ora nel cinema. Anche se mi manca la pallacanestro…

Recentemente ti abbiamo visto agli Emmy. Che effetto ti ha fatto e per te è stata un po’ una rivincita arrivare lì?

È stato un momento davvero speciale per me, davvero davvero speciale! Il film in cui ho recitato, Prey, ha ricevuto 6 nomination agli Emmy Awards e io ero tra i candidati per il miglior Supporting Actor nel film ma poi non ho vinto. Devo comunque ringraziare il mio regista perché ha deciso di candidarmi ed è stato un momento davvero speciale per me perché è stato qualcosa di prestigioso. Non voglio definirla una vendetta però sicuramente sono stato contentissimo di quello che è accaduto. I premi sono importanti, ma non sono tutto.

Ormai ti sei “specializzato” nell’interpretare mostri in diversi film e serie Tv. Come sei arrivato a questa specializzazione? Era quello che volevi fare oppure è stata una serie di coincidenze?

I mostri sono arrivati, non li ho cercati. Però le persone dicono che sono bravo a interpretarli. Detto ciò comunque ho fatto anche ruoli dove ero un essere umano e anche in futuro li interpreterò. Sono molto contento perché so che mi aspettano delle sfide interessanti.

Parliamo un po’ di basket perché fino a pochi anni fa giocavi da professionista principalmente in Italia. Come sei arrivato a Ostuni? Sapevi dell’esistenza di questa città in Italia?

Quando il mio agente mi disse che Ostuni mi voleva, ho cercato su Google dove si trovasse e nemmeno conoscevo la Puglia. Ma poi la Puglia è diventata un pezzo del mio cuore. Tra l’altro, tecnicamente sono ancora residente a Ostuni, sulla mia carta d’identità c’è scritto così. “La Città Bianca” è un posto speciale, con persone speciali e con un cibo davvero buonissimo! Non solo Ostuni, Alberobello, Polignano a Mare, Brindisi, davvero posti meravigliosi e con un mare indimenticabile. Io adoro la passione dei “terroni”, io stesso sono un “terrone”, la mia famiglia è originaria di Bari e Gaeta. Mi manca il Sud Italia, mi manca Ostuni, ci devo tornare presto!

Hai vissuto anche la Dinamo Sassari in Serie A. Immaginavi che quella società in pochi anni avrebbe vinto lo Scudetto e partecipato all’EuroLega?

È stato pazzesco! Sono passato da Ostuni a Sassari in un anno. Scherzavo con i miei compagni di squadra che sarei andato in Serie A l’anno successivo e poi è successo. Dicevo sempre loro scherzando ‘passerò da una Fiat Marea del 1992 a una BMW’. E così è successo! La Dinamo Sassari è un’organizzazione incredibile e poi la Sardegna è spaziale. Non è Italia, è un Paese fuori dal mondo! E poi sono stato fortunatissimo perché ho giocato con Travis e Drake Diener, Bootsy Thornton e Tony Easley. È stato davvero incredibile!

L’anno di Siena è stato strano perché la squadra veniva da un fallimento e ne rischiava un altro. Com’è stato viverlo da dentro? Pensavate davvero che sarebbe successo quello che poi è davvero successo?

Anche Siena è un posto molto particolare! Mi sono trovato molto bene nella città, nonostante i problemi che ci sono stati a livello societario. Io ho giocato la mia miglior stagione a Siena, quindi ho comunque un bellissimo ricordo di quell’avventura, in una location bellissima e in una regione stupenda. Ho un bellissimo ricordo anche di Dario Cecchini, un altro personaggio che mi ha ispirato a fare quello che sto facendo oggi!

Le ultime tue 2 squadre sono state Verona e Forlì, con le quali potevate salire in Serie A ma non ci siete riusciti. Come sono stati gli ultimi anni da pro nel basket?

Verona è stata la più migliore città in cui ho vissuto. Ai playoff siamo entrati come ottavi e abbiamo battuto Biella che era la testa di serie numero 1. Credo che sia stato lo sforzo più grande della mia carriera! L’anno dopo mi sono trasferito a Forlì e anche Forlì è una città molto bella, mi sono trovato bene, Giancarlo Nicosanti è una grandissima persona e un fantastico proprietario. Però c’è una storia interessante: la mia avventura nel basket stava per finire ed ero vicino a rinnovare con Verona, poi però all’improvviso hanno puntato su Mitch Poletti. Era praticamente tutto fatto per il mio rinnovo con i veneti. Non l’ho apprezzato, non mi è piaciuto per niente ma bisogna accettare anche questo nella vita. A essere onesto non ho più sentito nessuno da quando ho cambiato lavoro e ho iniziato la mia vita da attore ma va bene così, si godranno i miei film!

Ci racconti delle tue origini italiane?

Una parte della famiglia di mio papà arriva da Gaeta e un altro da Canosa di Puglia, vicino a Bari.

Ultima domanda: un coach che ti ha allenato che potrebbe essere il regista di un film/serie TV con Dane DiLiegro come attore.

Direi Alessandro Ramagli. Sapeva tenere sul pezzo i giocatori ed era attento a tutti i dettagli, come i registi, che devono controllare le videocamere, le luci, il suono, la fotografia, gli attori e il tempo, il tempo è un fattore chiave quando si gira un film. Ramagli è un grande coach, che non urlava troppo, era sempre abbastanza composto, perfetto per fare il regista di un film!

 

Ringraziamo Dane DiLiegro per la disponibilità e le gentilezza dimostrataci e gli auguriamo tutto il nostro meglio da un punto di vista personale e professionale.

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