David Moss

Esclusiva BU, David Moss: Coppa Italia, Siena, Brescia e sullo strano esonero di Banchi a Milano…

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BasketUniverso ha avuto il piacere di intervistare David Moss, ex capitano della Brescia che ha vinto la Coppa Italia nel 2023 e ora nel coaching staff di Alessandro Magro. Con David Moss abbiamo parlato di Brescia, della vittoria della Coppa Italia, di Milano, del suo futuro e anche del suo passato alla Mens Sana Siena.

Hai appena concluso una carriera brillante sul campo e hai appena iniziato un’ambiziosa carriera in panchina. Che percorso hai tracciato per il tuo futuro? Tra quanto tempo ti vedremo alla guida di un club come head coach? Ti piacerebbe che ciò accadesse a Brescia?
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David Moss mentre alza il trofeo della Coppa Italia.

“È ancora presto per questo discorso. La mia idea principale è cercare di stare quanto più possibile accanto a mio figlio, almeno finché non compirà 18 anni. Restare qui a Brescia e in Italia è la mia prima opzione, lavoro per questo, poi qualsiasi cosa accadrà sarò pronto a valutarla. La mia passione per il basket mi porta al desiderio di condividere la mia conoscenza del gioco, la mia buona volontà e le esperienze che ho fatto nel tempo. Quindi è ovvio che mi piacerebbe, un giorno, avere l’opportunità di diventare head coach, magari proprio a Brescia. Qualsiasi opportunità andrà valutata, non chiudo le porte mai a nulla. Vivo un giorno alla volta”.

Questa settimana sarete impegnati a Torino per difendere il titolo. Ci racconti le emozioni che hai provato lo scorso anno, vincendo la Coppa Italia da capitano e davanti a tuo figlio?

“Posso dirvi che è stata un’emozione enorme per me, dimostrargli a cosa porta il duro lavoro e lo spirito di competizione: può darti l’opportunità di giocare per qualcosa di importante come la Coppa Italia! È stata un’emozione grande anche perché lui potrà essere testimone di questo successo, non sai mai nel basket quando ti potrà capitare l’occasione di vincere qualcosa di così importante. Nella mia carriera ho vinto molto, ma farlo da capitano è meglio di ogni altra cosa”.

Lo scorso anno ha fatto parlare molto il tipo di gioco in stile americano che ha portato coach Brase  di Varese in LBA. Da americano che ha però trascorso tutta la carriera in Europa, è un tipo di pallacanestro che condividi? In genere, qual è il tipo di pallacanestro che prediligi?

“Non penso che sia stato Brase a portare lo stile americano in Italia. Era già presente nel nostro campionato. Moltissimi club giocavano una pallacanestro dinamica usando il tiro da 3 come arma principale. Negli ultimi 15 anni ho guardato tanto basket, sia europeo che americano, e ritengo che lo stile americano sia uno stile globale. Molti team corrono tanto e danno fiducia al tiro a tutti i componenti del quintetto, a loro volta abili ad adattarsi a più posizioni in campo. L’estremismo dello stile americano è stato rappresentato dagli Houston Rockets che tiravano da 3 oppure si prendevano dei layup, nient’altro era possibile. In ogni caso a me piacciono entrambi gli stili di gioco, sia quello dinamico che quello più equilibrato, ma è ovvio che la differenza la fa la tenuta atletica dei giocatori, in Europa non c’è il tasso di atletismo che trovi in NBA”.

Brescia è una società che si sta costruendo anno dopo anno una certa solidità. Qualcuno ipotizza possa essere considerata una contender di Bologna e Milano anche nei prossimi anni. Quali sono gli obiettivi per il futuro? Quali sono i margini di crescita della società?

Quello di Brescia è un progetto iniziato due anni fa. Come detto in precedenza, puoi fissarti obiettivi a lungo termine, ma gli obiettivi giornalieri sono molto più importanti, perché se non raggiungi questi, non può esistere futuro. È stimolante ambire a diventare un colosso come Milano e Bologna, per arrivare a quei livelli bisogna mantenere una costanza di vittorie per un determinato periodo di tempo. Noi stiamo crescendo, essere in vetta alla classifica in LBA quest’anno è fantastico!”.

Da giocatore, chi è stato l’allenatore che ha contribuito in maniera più incisiva sulla tua crescita cestistica? E perché? Magari coach Banchi, che adesso è tuo avversario a Bologna?

“Il mio coach del liceo, coach Bob Curran, è stato il primo coach che ha visto qualcosa in me, che mi ha insegnato le basi del basket. Il mio coach del college era davvero una roccia, molto severo; mi sono trovato nel posto giusto! Sono tanti altri però i coach che mi hanno aiutato a crescere. Banchi anni fa a Milano era il miglior coach d’Europa e fu licenziato nonostante una grande stagione insieme, quindi sai, è difficile dare un giudizio. Ci sono stati molti coach di cui ho apprezzato lo stile, ogni coach è stato capace di trasmettermi qualcosa, non posso dire che ce ne è stato uno che ha definitivamente cambiato il mio modo di essere”.

Più di 10 anni in Serie A. Puoi essere considerato un ambasciatore del campionato italiano. Nel panorama europeo, a che posto collochi la Serie A? Cosa ci manca e cosa abbiamo in più rispetto agli altri campionati nazionali d’Europa?

La Serie A è senza dubbio tra le prime 3 Leghe in Europa. Specialmente quest’anno che c’è così tanto equilibrio tra le squadre, fattore che contribuisce ad alzare notevolmente il livello. In Italia credo che manchiamo un po’ di coinvolgimento e partecipazione del pubblico, in alcune partite i palazzetti sono vuoti, ma rispetto a qualche anno fa stiamo andando nella giusta direzione. La chiave è continuare a rendere il basket uno sport accattivante e accessibile a tutti e continuare ad ampliare gli spazi dei palazzetti per permettere a più persone di seguirci!”.

Qual è il ricordo più bello che ti porti dietro del tuo passato in maglia Mens Sana? In che rapporti ti sei lasciato con l’ambiente? Te la senti di fare un augurio ai tifosi senesi per il futuro?
David Moss in maglia Olimpia Milano

“Il ricordo più bello che mi conservo è l’ultimo campionato vinto lì. Ho bei ricordi anche dell’ultimo anno, il 2014, quando sorsero i ben noti problemi societari. Fu una stagione molto complicata, nessuno credeva in noi, specialmente prima dell’inizio dei playoff. Quell’anno mi sentii particolarmente coinvolto nella causa, sentivo sulle mie spalle una grossa responsabilità nel mantenere il gruppo unito tra le tante difficoltà. Auguro sempre il meglio ai tifosi di Siena: se non fossero accaduti quei problemi, probabilmente avrei trascorso lì l’intera carriera”.

Chi sono i migliori giocatori, tra i tuoi ex compagni di squadra, con cui hai giocato?

“Ce ne sono stati davvero tanti, ma tra tutti voglio darvi due nomi: Bo McCalebb e Marcus Landry. Ce ne sono davvero tanti altri perché ho giocato davvero con tanti fenomeni ma sicuramente questi 2″.

Ringraziamo ancora una volta la Pallacanestro Brescia e David Moss per la disponibilità dimostrataci nella realizzazione di questa intervista.

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Andrea Lambiase

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