Golden State-Portland, le pagelle: Warriors schiacciasassi anche senza KD, Portland non sufficientemente equipaggiata

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GOLDEN STATE WARRIORS

Curry 9,5: meriterebbe un dieci pieno, ma visto che si può sempre far di meglio, ci fermiamo al 9.5. Sfruttando l’assenza di KD, Curry ed in generale tutti gli Warriors, si sono rimboccati le maniche e son tornati a giocare il basket offensivo spumeggiante visto prima dell’arrivo dei #35. Le maggiori responsabilità non hanno certamente impensierito Steph che, galvanizzato anche dalla sfida con il fratello, ha chiuso la serie con 36.5 punti di media (segnando 6.5 triple con il 43%), 8.3 rimbalzi, 7.3 assist ed una presenza costante nei momenti decisivi di gara 2 e 4.

Green 9: tripla doppia di media sfiorata, aggiungeteci 2.8 stoppate, 2.3 rubate e il 54% dal campo. Il primo a beneficiare, se di questo si può parlare, dell’assenza di KD è proprio lui: i Warriors hanno mosso palla e uomini meglio rispetto a quanto visto nelle serie precedenti e l’attacco è tornato a far fulcro sulle decisioni di Green e sul suo pick’n’roll con Curry, un contesto tecnico all’interno del quale il#23 calza a pennello. Segna solo due triple ma una è l’ultimo e decisivo canestro della serie che condanna Portland alla seconda uscita consecutiva per 4-0.

Thompson 8: per una volta possiamo affermare che la sua serie è stata migliore dal punto di vista difensivo che offensivo. Certo, è da anni che Thompson dimostra di essere un difensore decisamente sopra la media, ma in questa serie ha dato il meglio di se evidenziando ulteriori miglioramenti rispetto allo scorso anno. In attacco le percentuali sono leggermente più basse del solito, c’era da aspettarselo visto che la difesa avversaria si è dovuta occupare di un Durant in meno, ma ciò nulla toglie all’ottima serie disputata da Klay, soprattutto i primi due match tra le mura amiche chiusi a 25 di media.

Looney 7: risponde presente quando chiamato in causa, lotta contro i più grossi Kanter e Leonard, da il meglio sui cambi e segna 10 di media sfruttando i buchi lasciati dalla difesa maggiormente preoccupata dagli Splash Brothers. Anche Kevoon sembra beneficiare dell’attacco più mobile e veloce mostrato da Golden State, sopratutto in situazioni di rimbalzo offensivo dinamico. Looney ha infatti chiuso la serie con ben 12 rimbalzi offensivi, Kanter si è fermato a quota 9, il secondo dei Warriors è Jerebko con appena 6. Non a caso è il quarto per minutaggio (quasi 28 di media) nonostante non sia mai partito tra i primi 5.

Iguodala 6,5: gioca solo i primi due episodi della serie come è solito fare, arricchendoli di difesa, esperienza e buone scelte. Incide poco offensivamente, ma vince gara 2 con una difesa finale da enciclopedia su Damian Lillard. Esce infortunato durante gara 3, viene tenuto fuori in gara 4 ma con ogni probabilità sarà in grado di scendere in campo sin da subito durante le finals.

Bell 6,5: non aveva praticamente mai giocato in questi playoff ma, anche lui, si è fatto trovare pronto tanto che Kerr lo ha usato per in tutti e 4 i match per una media di 14 minuti. Come Kevoon Looney è bravo a sfruttare i buchi lasciati dalla difesa e a lottare per proteggere il suo canestro, d’altro canto li si chiede solo questo.

Livingston 6,5: segna 8 dei 10 tiri tentati, distribuisce palla e gestisce, quando necessario, l’attacco dei Warriors nel migliore dei modi. Shaun è un veterano, Kerr e i suoi sanno benissimo che ci si può fidare.

McKinnie 7: il 9/17 dalla lunga distanza è la miglior notizia per Steve Kerr. Con KD fuori è fondamentale mantenere aperto il campo e McKinnie ci è riuscito alla grande punendo ogni ritardo nei close out e meritandosi tanti minuti preziosi (21 e 26 negli ultimi due episodi, in precedenza aveva superato quota 10 solo in 4 match).

Jerebko, Bogut e Cook s.v.

Steve Kerr 9: i suoi si presentano spietati e concentrati a questa serie dimostrando a tutti che, anche senza KD, sono loro la squadra da battere.  Sembra quasi che Kerr sia stato in grado di premere  un pulsante e cambiare il gioco dei Warriors a seconda della presenza o meno del #35. Come sempre gestisce i suoi al meglio concedendo minuti importanti a ragazzi non proprio abituati a questi palcoscenici come Bell e McKinnie che però lo ripagano alla grande. Sembra inoltre che abbia finalmente avuto la meglio su Draymond Green e le sue scaramucce con gli arbitri, come lo stesso giocatore ha confermato in una conferenza stampa.

 

PORTLAND TRAIL BLAZERS

Lillard 7-: non è stata la sua miglior serie e sicuramente il problema alle costole lo ha limitato in più di un occasione, così come il costante pensiero di dover seguire e provare a limitare l’alieno avversario con il #30. Nonostante ciò la stoffa del campione si nota: le percentuali sono state molto basse (15/46 nei primi tre episodi) ma le forzature minime, ha provato ad entrare in partita e serie diverse volte ma non ci è riuscito ed allora ha preferito giocare per i compagni che, purtroppo per lui, non hanno il suo stesso talento.

McCollum 7-: soffre la difesa di Klay Thompson e degli esterni di Golden State ed anche lui fa fatica a raggiungere il 40% dal campo nei primi 3 episodi della serie. Riesce comunque a terminare la serie a 22 punti di media grazie soprattutto allo sforzo finale di gara 4 (26 punti, 7 assist e 5/9 da 3), rivelatosi poi vano soltanto per una tripla mandata a bersaglio da Green a 4o secondi dalla fine dell’overtime.

Kanter 5: dopo il -22 di gara 1, Terry Stotts è corso ai ripari e per prima cosa ha ridotto drasticamente il minutaggio del lungo turco nonostante i 10 punti e i 16 rimbalzi catturati. Kanter ha dimostrato di non poter difendere contro una squadra così veloce, mobile e aperta, di non essere in grado di fronteggiare nessuno degli esterni dei Warriors sui cambi e, non che sia una novità, di essere un rim protector al di sotto della media. Prima di farlo diventare l’unico bersaglio degli avversari, Stotts ha preferito escluderlo dalla serie concedendoli appena 39 minuti totali nei restanti 3 episodi.

Hood 6: inizia molto bene la serie con 17 punti segnati nel primo match, poi scompare progressivamente lasciando l’intero peso dell’attacco sulle spalle del duo Lillard-McCollum. Si merita comunque la sufficienza perchè di certo nessuno si aspettava il Rodney Hood della serie contro i Nuggets. Esce per il terzo anno consecutivo dai PO in seguito ad uno sweep dei Warriors, resta ora da capire se la sua versione definitiva è quella timida vista contro i campioni o letale come è stato contro Denver.

Leonard 7-: Terry Stotts lo scopre troppo tardi visto che in gara 1 non lo usa neanche per un minuto, ma torna sui suoi passi schierandolo in quintetto negli ultimi due episodi della serie. Dopo dei playoff anonimi, così come la sua carriera fino ad ora, è salito in cattedra dimostrando di essere più pericoloso di Kanter in attacco (viste le sue indubbie qualità nel tiro da fuori) e più mobile e veloce in difesa. Ripaga la fiducia del coach con 16 punti in gara 3, 30 con 12 rimbalzi in gara 4 e, in totale tra i due match, 18/28 dal campo e 8/15 da 3.

Harkless 5.5: serie dalla doppia faccia per Mo Harkless autore di due partite promettenti in quel di Oakland (17 e 12 punti con 3/6 da 3) e di due pessime tra le mura amiche chiuse con 11 punti totali. Lui ed in generale le ali dei Trail Blazers sono sotto accusa, si attendono movimenti della dirigenza da questo punto di vista.

Curry 6-: se i Trail Blazers hanno seriamente rischiato di tornare a Portland sull’1-1 lo devono a Seth Curry capace di realizzare una manciata di canestri, degni del fratello, in gara 2 terminata con 16 punti segnati e 4/7 dall’arco. Aldilà di questo, nella serie di Seth, c’è poco se non la tanta pressione derivante dalla sfida con il più quotato e equipaggiato fratello.

Collins 5: sfidare Denver è diverso dal dover fronteggiare i campioni in carica e Zach Collins come altri giocatori inesperti dei Trail Blazers, lo ha notato subito e le sue prestazioni sono nettamente calate durante questa serie. Se Stotts ha preferito Leonard a lui un motivo ci sarà.

Turner 5.5: nel secondo tempo di gara 3 sembrava esser tornato quel giocatore che ha portato i 76ers ad utilizzare una seconda scelta assoluta per prenderlo. Purtroppo per lui però il momento è durato poco e gli evidenti limiti non ampliati nel corso degli anni si sono fatti vedere e sentire.

Aminu  s.v.

Terry Stotts 6,5: si trova davanti un colosso di quest’era cestistica, seppur più debole del solito, e prova in tutti i modi ad infastidirlo. Il suo miglior giocatore non è in forma fisicamente e disputa una serie al di sotto delle aspettative, si rende conto dell’inadeguatezza del miglior lungo a disposizione e valuta le alternative, ma il solo Leonard non è abbastanza per svolgere il ruolo di un intero reparto, così come l’intero roster dei Trail Blazers presenta troppi buchi per permettere a Stotts di avere una seria chance di portare a casa la serie.

Luca Diamante

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