I pazzi numeri di maglia di Metta World Peace

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I tre numeri di maglia vestiti da Artest ai Pacers
I tre numeri di maglia vestiti da Artest ai Pacers

Ron Artest nasce nel Queens il 13 Novembre 1979, lo lascia, cestisticamente parlando, nel 1999, quando viene chiamato alla numero 16 dai Chicago Bulls. Tornerà nello stato di New York nel 2013, con la maglia dei Knicks, il primo vero ritorno a casa da professionista.

Artest, che nel frattempo è diventato Metta World Peace, di squadre in NBA ne ha infatti girate tante: dopo i Bulls, ci sono stato gli Indiana Pacers, i Sacramento Kings, gli Houston Rockets e i Los Angeles Lakers prima, come detto, dei New York Knicks. Dopo la NBA, prima la Cina e ora l’Acqua Vitasnella Cantù, dove indosserà la maglia 37. La storia dei suoi numeri di maglia è però davvero particolare, esattamente come particolare, per usare un eufemismo, è lo stesso uomo in questione, che li ha cambiati ogni qualvolta si è trasferito in un’altra franchigia.

Come dicevamo poco fa Metta, che di nome faceva ancora Ron Arest, viene scelto al Draft dai Chicago Bulls nel 1999, primo numero di maglia: il 15, vestito anche al college e che lo accompagnerà ai Pacers. Motivo? Uno dei più classici, per onorare il padre che al college vestì proprio il numero 15. Per quale ragione cambiarlo allora? Semplice, dopo averlo indossato dal 1997 al 2002, il giovane Ron scopre che è il numero sbagliato! Ron Artest Sr. ha infatti sempre vestito il 51. Il nostro passa quindi al numero 23 che, in maniera altrettanto classica, ha lo scopo di onorare il più grande di sempre, Michael Jordan. Anche questo numero, però, dura poco: sempre ai Pacers, Ron decide di cambiare numero per la seconda volta. Nuovo numero di maglia è il 91, in onore di Dennis Rodman, suo predecessore tra i “bad boys” della NBA e infatti proprio con quel numero sulle spalle si renderà protagonista della rissa al Palace of Auburn Hills di Detroit.

Artest ai Kings con il #93
Artest ai Kings con il #93

Nel 2003 Artest viene scambiato nuovamente, ai Sacramento Kings, e di conseguenza cambia anche il numero da portare sulle spalle, stavolta il prescelto è il 93. Proprio sul 93 bisogna aprire una piccola parentesi: il ragazzo, come detto, è cresciuto a New York, ma in un quartiere tutt’altro che lussuoso, il Queensbridge. La prima teoria sul 93 è che Artest abbia visto il numero 9 come una q e il numero 3 come una B, proprio le iniziali del suo quartiere. L’altra ipotesi è relativa alla carriera secondaria del giocatore, quella di rapper: il primo CD era infatti intitolato “Souls of Mischief- ’93 ‘Til Infinity!”. Una terza voce, infine, suggerisce come il tutto potrebbe essere relazionato ad uno sponsor: Artest quell’anno aveva infatti firmato un contratto con la marca di scarpe tedesca K1X, fondata proprio nel 1993.

Anche qualche anno più tardi, quando Artest lascia Sacramento per Houston, avviene il solito cambio di numero: si passa stavolta al 96, e con esso altre due teorie. La prima è che il numero 96 sia ancora una volta collegato al Queensbridge e alle iniziali qb, la seconda porta ad un tributo ai Chicago Bulls del 1996, squadra leggendaria che aveva celebrato già vestendo la numero 23 di Jordan e la numero 91 di Rodman.

Come successo nell’esperienza ai Pacers, anche nei Lakers Artest veste due numeri differenti: il primo è il 37, in onore di Michael Jackson, il re del pop. L’album “Thriller” dell’artista è infatti rimasto alla posizione numero uno delle classifiche per 37 settimane. Modificato il nome, al nuovo Metta World Peace sembra corretto cambiare anche numero, tornando al 15, che aveva vestito per le ultime due stagioni nella Lega. Come detto, poi ai Knicks torna al 51, il numero del padre ai tempi del college, stavolta quello vero.

Volato in Asia, ai Sichuan Blue Whales è nuovamente 37, numero che non cambierà a Cantù.

Francesco Manzi

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