Italiani d’America: il ritorno dei tre moschettieri

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La NBA sta tornando e con essa non può mancare il ritorno della rubrica “Italiani d’America”, che si farà trovare sempre pronta per documentarvi sull’andamento della carriera americana dei nostri tre rappresentanti per eccellenza, Andrea Bargnani, Marco Belinelli e Danilo Gallinari, ormai veri e propri veterani della Lega più famosa e attraente del globo. La nostra bandiera ha perso infatti un altro valido esponente, quel Gigi Datome che, dopo troppe panchine collaudate e asciugamani sventolati tra Detroit e Boston, ha deciso di tornare in Europa da protagonista, con indosso la canotta del Fenerbahce di Obradovic, pronto ad accaparrarsi qualsiasi trofeo disponibile dopo l’incredibile digiuno dell’ultima stagione. Nemmeno Alessandro Gentile, prossimo ad avventurarsi in America, inizierà a calcare i parquet più ambiti del mondo, avendo preferito riportare al vertice la sua amata Milano dopo le ferite leccate nell’epica serie contro Sassari. Intanto Houston gli ha fatto capire di aspettarlo presto.

Dunque siamo al punto di partenza, Bargnani, Belinelli e Gallinari. Ordine alfabetico che corrisponde all’ordine di arrivo cronologico tra i giganti. L’ex Treviso ha infatti aperto la strada alla venuta dei suoi due compagni di Nazionale, che più di lui sono riusciti a lasciare un segno e a farsi apprezzare, Potrà esserci un’occasione di cambiamento? Forse, ma non ne siamo certi. Innanzitutto, bisogna subito dipingere i nuovi scenari creatisi, con Bargnani e Belinelli alle prese con nuove squadre  e contesti. Il primo ha deciso di cambiare franchigia, ma non città, spostandosi dai Knicks ai Brooklyn Nets, franchigia ampiamente ridimensionata dal magnate russo Prokhorov dopo la delusione maturata dal fallimento della coppia Pierce-Garnett e del play Deron Williams, colui che doveva essere il vero faro verso il successo. Invece si è ritrovato ad essere spedito senza troppi ringraziamenti a Dallas, mentre i Nets si sono accontentati di innalzare a titolare Jarrett Jack, con Shane Larkin alternativa non troppo di lusso. In tutto ciò, Bargnani dovrà guadagnarsi minuti, tiri e punti nel reparto più affollato della squadra, quello dei lunghi, che ha in Brook Lopez e Thaddeus Young due validissimi giocatori. L’ex Toronto potrebbe essere il titolare, ma anche, con molta probabilità, un’ottima arma dalla panchina, in grado di portare tanta qualità offensiva. Il suo obiettivo è quello di ricostruirsi una credibilità di giocatore e atleta che i suoi due anni al Madison Square Garden paiono aver affossato; basti solo pensare alle dichiarazioni di Phil Jackson nei suoi riguardi. L’Europeo ci ha restituito un giocatore motivato, ancora in grado di fare la differenza e pure capace di applicarsi seriamente in difesa. Rivedere la stessa applicazione e disciplina in una maratona infinita di 82 partite appare difficile, anche perché il collettivo dei Nets non pare certo costruibile e plasmabile attorno a un’idea di difesa forte e strenua. Finora non ha nemmeno disputato un minuto di preseason, colpa di quel fisico sempre vulnerabile e soggetto a fastidi di entità e natura varia. Se avrà continuità fisica e mostrerà subito le sue qualità migliori, siamo certi di vederlo protagonista di una stagione positiva. Diventare All Star non è più plausibile, ma chissà che questa stagione non possa poi aiutarlo a trovare un ingaggio, in futuro, in qualche contesto più ambizioso. Intanto rifare i playoff ad Est quest’anno non sembrerebbe un’utopia. Il caso Bogut però insegna: non è mai troppo tardi per levarsi qualche soddisfazione. gentile milano

Belinelli, dopo due stagioni ricche di gloria e da gregario ineccepibile, ha imboccato la strada più remunerativa dei Sacramento Kings, squadra affascinante e dall’alta componente di imprevedibilità. Ha saggiamente scelto un contesto nel quale può prendersi anche più luci e responsabilità come giocatore. Se Cousins è la star destinata a trascinare la squadra, Belinelli farà parte di quel nucleo di giocatori con Rondo, Gay, Collison, McLemore in grado di costruire uno sparring partner vario e dalle soluzioni più disparate. Che l’amalgama possa uscire bene è ancora tutto da dimostrare, soprattutto perché coach Karl non sembra avere il totale controllo della situazione sui giocatori più rappresentativi e abituati a indossare i panni della primadonna. La preseason del Beli ci ha però aiutato a capire che, a livello di cifre e prestazioni, potrà sicuramente essere una delle sue annate migliori. Avere un tiratore come lui, armato dai passaggi di Rondo e pronto a sfruttare il traffico che si creerà in area per contrastare Cousins, può essere un toccasana per la franchigia californiana. La situazione pare essere congeniale anche per lui, che dopo aver infilato un anello al dito, ha voglia di ampliare la sua dimensione come singolo, indipendentemente dal fatto di essere titolare o cambio dalla panchina. Anche qui i playoff possono essere un obiettivo fattibile ma tremendamente complesso, dettato da numerose varianti. Il ragazzo di San Giovanni in Persiceto, però, la storia l’ha già fatta. 

Messina e Pop, quest'anno sono pronti a vincere
Messina e Pop, quest’anno sono pronti a vincere

Chi vuole farla è Danilo Gallinari, forse più come giocatore che all’interno della sua squadra, una compagine smembrata, che ha solo in lui, Faried e Chandler i residui della truppa spettacolare creata qualche anno fa da Karl. In compenso, l’ex ala dell’Olimpia, privo di problemi fisici e con in tasca le chiavi della squadra, può mostrare tutta la sua potenza e classe come giocatore. Faried ha detto che senza il problema al ginocchio sarebbe stato un All Star: l’augurio è quello di poter diventarlo ugualmente, nonostante ad Ovest la concorrenza possa essere clamorosamente ostile e ingombrante. Far però parte di un gruppo che ha francamente poche ambizioni di postseason, nonostante le dichiarazioni di facciata, può aiutarlo a brillare di luce propria, a consacrarsi come una delle migliori stelle e, perché no, come il miglior Europeo. Con Parker e Nowitzki sul viale del tramonto, il Gallo può competere sullo stesso livello dei fratelli Gasol e Valanciunas. D’altronde questa è stata la risposta che ci ha offerto l’ultimo Europeo. La preseason l’ha visto invece alternare luci e ombre, ma per un giocatore che ha bisogno ancora di essere gestito e centellinato in una certa maniera, dare il massimo fin da subito non è affatto la soluzione migliore.

Siamo pronti, da martedì, ad assistere alle loro imprese, assieme a tutte quelle dei giganti di questo entusiasmante sport. Con un occhio di riguardo ancora a San Antonio, dove un certo Ettore Messina avrà ancora tempo e modo di rubare qualche segreto al colonnello Pop, per poi un giorno fare la storia e sedersi, come capo, in quella che è stata la sua panchina. L’Italia del basket ruggisce e mostra, spavalda, i propri valenti cavalli di battaglia. 

 

Bernardo Cianfrocca

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