Kevin Durant e Michael Beasley: i figli della rondine

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19 Marzo 1988. Washington.

Un rondine si posa senza grazia sotto il cornicione di una casa in periferia. E’ in ritardo. Deve costruire il nido ed ha scelto proprio quello spazio tra il tetto e lo scolo dell’acqua. Porta pezzetti di legno facendo avanti e indietro con un albero che sorge di fronte a casa Durant. Senza compagno, sola contro il mondo.

Dalla stessa casa Wayne Durant esce sbattendo la porta. Lascia il nido che avevano costruito, cercando pezzetti di legno per la contea. Lascia una moglie e tre figli senza rimpianti.

Il più piccolo dei tre ha solo sette mesi, è alto il doppio di un bambino della sua età.  Come la rondine protagonista dell’inizio della nostra storia Wanda, la mamma di Kevin, fa avanti e indietro tra casa e lavoro per tenere in piedi il nido che aveva costruito con tanta cura. Suo figlio non è un bambino come tutti gli altri, già dalla scuola elementare palleggia con il pallone da basket come i giocatori che vede in televisione. Alto, altissimo, ha braccia chilometriche e gambe affusolate.

A pochi metri da casa Durant, un’altra rondine sta cercando di costruire il suo nido. Non ha legnetti a disposizione ed ha un ala spezzata. Il compagno era lì con lei fino a poco prima, con il becco le ha ferito l’ala per non farla volare mai più. Anche Michael Beasley Sr esce sbattendo la porta. Lascia una moglie e tre figli senza rimpianti.

19 Marzo 2000. Amateur Athletic Union

Nella palestra della scuola è in corso l’allenamento della squadra di Basket. Un bambino su tutti sembra averne più degli altri. Realizza canestri a ripetizione con grazia di un veterano, carica i suoi compagni di squadra con la naturalezza di chi, leader, lo è dalla nascita. Kevin Durant: un predestinato. Ad interrompere l’allenamento la voce di un bambino di dieci anni che per altezza e muscolatura sembra averne almeno cinque di più.

“Voglio allenarmi con voi, voglio giocare anche io”.

L’allenatore quasi in imbarazzo davanti alla sfrontatezza del bambino lo invita con un braccio, indicando il terreno di gioco. Il bambino si chiama Michael Beasley ed anche lui ha un talento innato, oltre ad un fisico già muscolarmente formato. La battaglia tra i due bambini è una delle partite più belle che si siano giocate a Washington, finché il piccolo Michael finisce alle mani con un altro componente della squadra venendo, perciò, cacciato dalla palestra. Mentre percorre la palestra il piccolo Beasley intravede un cartone di pizza fumante che era stato comprato come merenda post allenamento. Lo prende, scappando via nel nulla da cui era venuto.

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Kevin Durant rimane affascinato non solo dal giocatore, ma dal motivo per cui abbia dovuto rubare la pizza. Il giorno dopo un giovane Durant cerca per tutta scuola quel bambino che il giorno prima aveva scombussolato il suo allenamento, finché non lo trova che sta palleggiando fuori scuola con un pallone malconcio. I due si scoprono così vicini da instaurare un legame inossidabile. Entrambi cresciuti senza padre, amanti del basket e con un talento che passa una volta ogni cinquant’anni.

“Perché hai rubato il cartone della pizza?”

Beasley risponde con la tristezza negli occhi di un uomo di cinquant’anni.

“Perché a casa mia non c’è mai da mangiare, mia mamma non guadagna abbastanza per permetterci di mangiare tutti i giorni, quella pizza era un pasto sicuro. Non sapevo quando avrei rimangiato.”

Per i seguenti tre anni i Jaguars, la squadra in cui KD e Beasley giocheranno, vincerà tutto quello che è possibile vincere a livello di stato e nazionale. Ma non è il basket il legame tra i due.

La famiglia Beasley adesso mangia tutti i giorni a casa Durant. Fanno colazione insieme e prendono il tea tutti i pomeriggi. Sono una famiglia felice, Kevin e Michael saranno per sempre fratelli.

Le rondini sono animali fragili. La loro vita è basata sul costruire un sogno, una casa, una famiglia … che tutti chiamano Primavera.

Tutti abbiamo bisogno di una famiglia. Anche le rondini.

Gabriele Manieri
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