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L’altra storia dell’Araneta Coliseum, l’arena dove si deciderà il futuro degli Azzurri

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Chiunque giochi a basket, abiti in una grande città e abbia un campetto di fiducia, sa già dove si vuole andare a parare quando si parla di Filippine. Il popolo pinoy, soprattutto in Italia, è qualcosa di unico: pur non avendo giocatori famosi e riconosciuti da questa parte dell’Emisfero, la sua passione cestistica fuori dal comune lascia davvero esterrefatti. Ne sono prova inconfutabile l’innumerevole ammontare di filippini che popolano i campetti a ogni ora del giorno, i loro tornei domenicali, le grigliate, i campionati all’interno della comunità residente in Italia. Un’onda bianca, rossa e blu di gioia e di talento, una spensieratezza sempre presente, ormai parte integrante del nostro tessuto sociale. E quindi no, nessun dubbio: nelle Filippine, il basket è lo Sport nazionale con la S maiusciola.

Nel caso in cui servisse un’altra prova, basti guardare la Philippine Arena, il colossale impianto che ospiterà il debutto dell’Italia contro l’Angola: 52.000 posti, la più grande capienza per un’arena indoor al mondo, che sarà riempita fino all’ultimo millimetro in attesa del debutto della Nazionale Pinoy contro la Repubblica Dominicana di Karl Anthony Towns. 52.000 persone: una capienza paragonabile ad Anfield Road, 10.000 posti in più dell’Allianz Stadium di Torino. Esatto, 52.000 persone per una partita di basket.

Eppure, ad attirare l’attenzione maggiore delle arene che ospiteranno questo mondiale non è il mastodontico complesso di Bochaune, ma un altro. Un impianto più piccolo, più “umano”, che però può vantare una storia assolutamente fuori dal comune, unica in confronto a quasi tutte le arene del nostro mondo (Madison Square, forse, a parte): si tratta dell’Araneta Coliseum di Quezon City.

Ma cos’ha di così speciale questo la storia di questo impianto? Il fatto di aver ospitato uno dei più grandi eventi sportivi dello scorso millennio. Per aiutare a capire di cosa si tratti, bisogna partire guardando nuovamente alla società filippina. Il basket sembra non avere rivali, eppure un’altra disciplina è in grado di immobilizzare le menti e gli animi dei suoi quasi 114 milioni di abitanti.

Floyd Mayweather Jr. Defeats Manny Pacquiao in Boxing's Big Matchup - The  New York Times

2 maggio 2015, MGM Arena, Las Vegas. Chiunque, appassionato o non, ha lo sguardo rivolto da ogni piega dell’universo al Nevada, dove va in scena quello che tutti definiscono come “L’incontro del Secolo”. A sfidarsi, da un lato l’americano Floyd Mayweather. Dall’altro, ovviamente, il filippino Manny Pacquaio. Ora, anche senza essere degli almanacchi, si è già capito che si parla di pugilato: l’altra metà dell’anima sportiva Pinoy.

Il pugilato può tranquillamente essere considerato il secondo sport nazionale delle Filippine. Il Paese segue la tradizione del sud-est asiatico, dove domina la Thailandia con il suo muay thai, ma per intenderci è Manila a vantare il primo campione del mondo asiatico, Pancho Villa, oltre che altri eroi come Ceferino Garcia e Flash Elorde. Ma in tutto questo, cosa c’entra il pugilato con i mondiali di basket, e in particolarre con l’Araneta Coliseum di Quezon?

È già stato anticipato come Mayweather-Pacquiao sia stato considerato “l’incontro del secolo” per il XXI. Per il XX, la sfida è apertissima, e qualsiasi risposta ruota attorno a un gigante: Muhammad Alì. Una delle sue più grandi rivalità è quella con Joe Frazier, con il quale ha disputato tre incontri: il primo ebbe luogo a New York, nel 1971, e vide Frazier uscire vincitore. Poi i due di scontrarono in un’esibizione, sempre a New York, tre anni dopo. Infine, lo scontro decisivo, quello destinato a entrare nella leggenda, si tenne nel 1975. E la località, non è difficile immaginare, è esattamente proprio Manila, esattamente quell’Araneta Coliseum che ospiterà gli Azzurri tra qualche giorno. L’Italia giocherà quindi la sua seconda partita del mondiale nel luogo che ha scritto la pagina più importante della carriera di Alì e della storia del pugilato, quel “Thrilla in Manila” tanto decantato che ha messo fine alla rivalità tra lui e Frazier in unanime e indiscutibile favore per il primo.

Un motivo in più per aspettare con ansia la mattina del 27 agosto? Assolutamente sì. Le Filippine sono un Paese interessante, entrato di diritto nel cuore di tutti noi appassionati. L’Italia di Pozzecco si troverà di fronte prima Karl Anthony Towns, poi due giorni dopo la Nazionale Pinoy, spinta da un pubblico accanito ma al contempo caloroso ed entusiasta, qualunque possa essere il risultato finale. La speranza è che l’aurea mistica di Alì possa dare forza a questa spedizione Azzurra nel tempio della consacrazione del campionissimo, facendoci volare “come farfalle” verso le medaglie.

Foto: FIBA

Gabriele Buscaglia

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