L’NBA è ormai territorio di conquista per i giocatori europei

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Se nel 1990 vi avessero detto che per 4 anni di fila 2 giocatori europei differenti avrebbero vinto 4 titoli di MVP della regular season NBA e 1 titolo di MVP delle Finals, sicuramente sareste morti dalle risate. Oggi è realtà.

Ormai l’NBA è un melting pot di culture e gli americani non sono più gli unici a tenere in mano lo scettro del talento. Basti solo pensare che i tre finalisti nella corsa alla vittoria dell’MVP della stagione regolare 2022 erano un greco, un serbo e un camerunese. Alla fine si è imposto per il secondo anno di fila il serbo, ma anche gli altri due avrebbero ampiamente meritato.

Sapete però qual è la cosa davvero incredibile di tutto ciò? Che nessun americano avrebbe meritato di essere al posto di quei 3. Anzi, se proprio dobbiamo trovare uno che avrebbe potuto scalzarli, sarebbe stato un altro europeo, uno sloveno, Luka Doncic, il quale ha disputato un 2022 strabiliante. Non è finito in top 3 solo perché ha cominciato – come spesso gli capita – l’annata molto a rilento.

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Naturalmente la multiculturalità è una bellissima notizia per l’NBA, anche da un punto di vista del marketing e della comunicazione perché le permette di raggiungere un numero sempre più ampio di mercati e avere sempre più persone che guardano le partite e acquistano il proprio merchandising perché tanto gli americani nonnikola jokic smettono di tifare se il proprio fenomeno è serbo, sloveno, greco, camerunese o australiano. L’importante è che la propria squadra del cuore arrivi il più in fondo possibile e magari riesca a vincere il primo anello della propria lunga storia, com’è capitato ai Milwaukee Bucks la scorsa estate con il greco Giannis Antetokounmpo.

Al momento alle finali di Conference è rimasto un solo europeo che potrebbe fare il capolavoro, Luka Doncic, il quale ha letteralmente trascinato i suoi Dallas Mavericks alle Western Conference Finals, eliminando prima i Los Angeles Clippers in 6 match e poi i più quotati Phoenix Suns – franchigia che ha chiuso con il miglior score la stagione regolare di tutta l’NBA – in una gara-7 sontuosa, ai limiti della perfezione.

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