Marc Gasol: “Indeciso tra la lealtà verso Memphis e la voglia di vincere”

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Quella appena passata è stata una stagione davvero complicata per i Memphis Grizzlies, dagli infortuni di Conley e Green ai problemi della franchigia con Chandler Parsons, ormai un vero e proprio separato in casa a Memphis. Anche la stella Marc Gasol ha avuto diversi problemi con la franchigia, criticando più volte la società e le scelte di coach David Fizdale, tanto da portare al licenziamento dell’ex assistente di Spoelstra agli Heat ed attuale allenatore dei Knicks.

Gasol, in un’intervista per El País riportata da Eurohoops, ha provato a spiegare cosa è successo durante l’annata parlando anche del suo futuro.

Le cause di questa stagione fallimentare?

Non prendiamoci in giro, è stata una stagione difficile. Tutto è iniziato dall’infortunio di Mike (Conley), molto pesante per tutta la squadra, e da lì abbiamo perso altri giocatori ed iniziato ad avere attriti interni. Le cose non hanno funzionato, così abbiamo deciso di cambiare non solo allenatore, ma anche mentalità: avendo il cap intasato, l’unico modo per aumentare il livello della squadra era quello di dare tanti minuti ai giovani. Ho visto di buon occhio la cosa, ma personalmente avevo degli obiettivi che a fine stagione non ho raggiunto, ovvero vincere il più possibile.

Molti ti hanno criticato perché si è capito che hai fatto pressioni per far licenziare Fizdale.

Così funziona, quando hai bisogno di un cambiamento devi farlo alla radice. Forse non è avvenuto nel modo in cui ci saremmo aspettati ad inizio stagione, oggi mi sarei comportato diversamente. Il nostro rapporto si era compromesso? Sì, ma abbiamo anche perso 8 partite in fila, e chissà se avremmo continuato a perdere, poi visto che dopo l’ultima partita mi sono lamentato di non aver giocato nel quarto quarto vi siete soffermati più su quest’ultimo aspetto.

È vero che quando coach Fizdale, prima di una partita, vi ha chiesto di entrare in campo convinti di poter essere campioni tu gli hai risposto “No, non abbiamo il leader necessario”?

A costo di ricevere critiche non racconterò le dinamiche interne al nostro spogliatoio. Le conversazioni private vanno rispettate, non dirò cosa è accaduto o cosa ha smesso di accadere prima del licenziamento di Fizdale. Posso solo dire che dopo la sconfitta contro Brooklyn mi ha chiamato il GM dicendomi “Stiamo pensando di licenziare Fizdale. Sappi che riceveremo molte critiche, specialmente te Marc”.

Cosa è cambiato con JB Bickerstaff?

Si è preso cura di me, abbiamo parlato molto, è una persona di saldi princìpi. Ha molto entusiasmo ed ambizione, ha avuto la prima occasione in Nba di formare il suo staff da head coach ed ha saputo prendere decisioni difficili per i Grizzlies, lo rispetto molto.

Avresti cambiato squadra se non avessero licenziato Fizdale?

Non lo so, nella mia testa ho un grande conflitto tra la lealtà verso Memphis e la voglia di vincere. Fino ad ora le due cose non sono mai state in contrapposizione, era tutto chiaro: qui potevo provare a vincere rimanendo attaccato alla maglia. Se ora i Grizzlies non vogliono vincere mi mancherebbe qualcosa, e non è la voglia di avere un anello a tutti i costi, non è quello, è che voglio avere degli obiettivi da raggiungere nella mia vita sportiva. Ovviamente ognuno deve fare i propri interessi, le franchigie così come i giocatori, e so che Robert (Pera, il proprietario dei Grizzlies) vuole vincere, vuole costruire una buona squadra e lo sta facendo. Dobbiamo vedere quanto ci impiegherà, la mia carriera da giocatore è arrivata ad un punto importante.

Hai ancora due anni di contratto con opzione per diventare free agent la prossima estate, cosa hai intenzione di fare?

Come ho detto, per fortuna sono in ottimi rapporti con il proprietario, siamo onesti l’uno con l’altro, parliamo la stessa lingua. Dobbiamo vedere se la franchigia riuscirà a portare qualcuno qui, inoltre è importante vedere se Chandler (Parsons) possa rimanere sano. Dopo tutti i suoi infortuni non possiamo certo aspettarci che torni un giocatore da 35 minuti a partita, o che renda quanto ci si aspetta dal suo contratto, ma dobbiamo dimenticarci di tutto questo. Il suo contributo è importante, anche per 20 minuti.

Cosa ne pensi delle scelte di Memphis al Draft?

Al Draft siamo stati sfortunati ad aver avuto la quarta scelta assoluta (Memphis aveva il secondo peggior record della Nba, ndr), ma siamo riusciti a pescare Jaren Jackson Jr che è uno dei lunghi più interessanti di questa classe Draft e Jevon Carter, che a West Virginia è stato per due anni di fila il miglior difensore della Ncaa.

Era scontato che anche quest’anno avrebbero vinto gli Warriors?

Sarebbe stato interessante vedere cosa sarebbe potuto accadere senza l’infortunio di Chris Paul. L’infortunio ha pesato molto su Houston, ma ciò non toglie i meriti degli Warriors che ha sconfitto i Rockets in 7 gare per poi vincere l’anello. Anche i Raptors hanno fatto una stagione incredibile, per la quale io ci avrei messo la firma, ma poi sono stati battuti 4 – 0 dai Cavs. Non è scontato rispettare i pronostici.

Cosa ne pensi della situazione attuale del Barcellona e dei rapporti tra i Blaugrana e Juan Carlos Navarro, su cui si è espresso già tuo fratello Pau?

A differenza del Real Madrid, che con Llull, Fernandez, e prima ancora col Chacho (Sergio Rodriguez) e Mirotic hanno puntato su un gruppo che li ha portati alla vittoria, il Barcellona ha cambiato troppo negli anni ed ha perso il proprio nucleo di giocatori. Con l’arrivo di Pešić almeno c’è un leader che sa gestire un gruppo, ha compattato la squadra ed ha inaspettatamente vinto la Copa. Il Barça però dipendeva troppo da Juan Carlos (Navarro), lui ha 38 anni, avrebbe dovuto avere un ruolo diverso. Juanqui (Navarro) si è adattato ed è sempre stato un esempio per me, dagli anni 2000: si assume le sue responsabilità, pretende il massimo da sé e dai suoi compagni. Non può essere l’asse portante del Barcellona a 38, e non è giusto che ora venga buttato solo perché è la soluzione più facile.

Alessio Tarquini

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