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Meo Sacchetti avrebbe meritato un finale migliore

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Voglio partire dal paragrafo conclusivo che scrissi circa una decina di mesi fa su Meo Sacchetti in questo articolo su BasketUniverso, poco dopo l’eliminazione dall’Olimpiade:

Ma adesso? Noi italiani non ci accontentiamo mai. Abbiamo vinto una medaglia d’oro nei 100 metri – situazione irripetibile – e adesso chiediamo a Marcell Jacobs di battere il record di Usain Bolt. Sì, ma adesso? Adesso c’è un Europeo da giocare parzialmente in casa. Purtroppo la Francia ci sarà, ma magari Gobert no. La Spagna perderà buona parte dei fenomeni che hanno scritto la storia della pallacanestro europea del XXI secolo. E nella Slovenia non è detto che ci sarà Luka Doncic, molto dipenderà dalla stagione con Dallas. In più potremmo avere forse la scelta numero 1, massimo numero 2, al prossimo Draft: Paolo Banchero. Diciamo che le possibilità di arrivare in fondo ci sono, ma la certezza è una sola al momento: Meo Sacchetti, che continuerà a farci vivere un sogno.

Leggendo tutto questo oggi, sembra sia stato scritto da un pazzo incompetente che non vive in questo mondo. Due giorni fa Meo Sacchetti è stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico della Nazionale e Paolo Banchero non verrà quasi sicuramente scelto nelle prime 2 posizioni al Draft NBA, per ora è dato alla terza. Gobert e Doncic, per ora, sembrano intenzionati a disputare l’Europeo. L’unico aspetto che non è cambiato è che c’è Eurobasket da giocare parzialmente in casa.

L’esonero di Meo Sacchetti

Torniamo all’attualità. Un paio di giorni fa la FIP ha annunciato che Meo Sacchetti non allenerà più la Nazionale per, a quanto è stato scritto da diverse fonti autorevoli, divergenze con il Presidente della Federazione, Giovanni Petrucci. Naturalmente questa notizia ha destabilizzato tutto l’ambiente basket italiano, perché il 1 settembre inizierà l’Europeo che, ripetiamo, nella fase iniziale si giocherà in casa, al Mediolanum Forum di Assago. Il nome del sostituto è circolato subito e questa mattina è stato ufficializzato: Gianmarco Pozzecco.

Un percorso storico e difficilmente ripetibile

Meo Sacchetti resterà comunque nella storia del nostro basket. Prima è riuscito a riportare l’Italia a giocarsi un Mondiale a 12 anni di distanza dall’ultima volta. Poi – soprattutto – ha fatto sì che ci riqualificassimo a un’Olimpiade, evento che non accadeva da 17 lunghissimi anni.

La cavalcata olimpica è stata ancora più esaltante perché al Pre-Olimpico siamo riusciti ad eliminare una delle favorite alla vittoria finale dell’Olimpiade, ovvero la Serbia, davanti al suo pubblico. E poi a Tokyo siamo andati a tanto così dal raggiungere le Semifinali. Solo Rudy Gobert e gli altri giganti francesi – principalmente NBA – non ci hanno permesso di avanzare. Noi di NBA avevamo solo Danilo Gallinari, reduce da una stagione travagliata, e Nicolò Melli, ma che aveva già firmato per il suo ritorno all’Olimpia.

Il capolavoro di Meo Sacchetti è stato quello di ricostruire un gruppo quasi totalmente nuovo attorno a dei giovani ragazzi (Alessandro Pajola e Nico Mannion su tutti), mettendoli al fianco di altri che erano sbocciati da poco nel panorama europeo (Achille Polonara, Simone Fontecchio e Stefano Tonut, fresco MVP della regular season di LBA e oggi pronto a firmare con l’Olimpia).

Grazie ancora Meo!

Ora non ci resta che ringraziare di nuovo Meo Sacchetti per le gioie che ci ha fatto provare, e fare un grosso in bocca al lupo al Poz. Certo, tutti quanti avremmo voluto vedere Meo allenare l’Italia all’Europeo in casa. Ci sarebbe piaciuto enormemente, semplicemente perché se l’era meritato. Tanto sapevamo che quella sarebbe stata la fermata finale della lunghissima corsa azzurra di Sacchetti, iniziata nel 1977, ben 45 anni fa. Sicuramente si sarebbe meritato un finale diverso, con più rispetto per la sua figura.

Nel nostro piccolo, Meo, vogliamo dirti grazie. Perché chissà quando ricapiterà di vivere nuovamente emozioni come quelle che abbiamo provato guardando le manifestazioni in Cina e in Giappone. O in Francia nel 1983. Oppure, ancora, a Mosca nel 1980, con un argento olimpico al collo.

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