Metta World Peace: “A 13 anni imparai a cucinare crack”

NBA News

Metta World Peace abbiamo imparato a conoscerlo nel corso degli anni anche da vicino, grazie alla sua mezza stagione, la scorsa, in Italia all’Acqua Vitasnella Cantù. In Brianza però non ha dato prova di quello che realmente è stato MWP nei suoi anni in NBA: un personaggio esuberante, spesso sopra le righe in campo, proveniente da una zona difficile come il Queens.

Ora Metta è maturato, non è più il giocatore aggressivo e spesso anche violento (cestisticamente parlando, ma anche no se pensiamo a Malice at the Palace) di inizio carriera. Dopo aver vinto il titolo con i Lakers e aver iniziato la propria parabola discendente da qualche anno, ora l’ex Ron Artest è diventato un giocatore di contorno, che è più utile come mentore per i giovani che per quello che riesce ancora a dare in campo. Di certo i giovani non dovranno prendere esempio da quel che l’ala dei giallo-viola ha dichiarato durante una puntata di Highly Questionable su ESPN parlando della propria infanzia. Un ricordo nitido nella memoria di Metta è stato piuttosto singolare, ma rappresenta anche quel che la gioventù del giocatore è stata, basket a parte:

Non sono mai stato un ribelle, ma sono sempre stato interessato in diverse cose. Imparai a cucinare crack all’età di 13 anni, non è qualcosa di cui vada fiero ma fui introdotto a questo fin da piccolo. Me ne allontanai, mio fratello invece continuò e infatti si fece poi dieci anni di prigione… Ho fatto esperienza di diverse cose e sono grato alle persone che mi hanno detto di rimanere sulla retta via, continuare con il basket e non stare sulla strada. Una volta ero a casa di mio cugino che era vicino di casa dei Mobb Deep [uno duo rap molto famoso nella seconda metà degli anni ’90, ndr]. Mio cugino stava tagliando il crack quando la polizia bussò alla porta. Stavo per scaricare la droga nel water quando mio cugino mi disse: “Non buttare la droga, sono un sacco di soldi!”. Gettai la droga fuori dalla finestra, fu molto spaventoso… Avevo solo 13 anni all’epoca, fortunatamente la polizia se ne andò. Fu una situazione molto pericolosa.

Francesco Manzi

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