Chi se non lui? La stagione di Lebron James è stata qualcosa di straordinario, tornato in campo ad Ottobre dopo aver vinto tutto il possibile nei quattro mesi precedenti il numero 6 dei Miami Heat ha dominato la Lega, sotto tutti i punti di vista.
Se c’era chi affermava che Miami fosse la squadra di Dwayne Wade, che rimarrà il leader romantico della franchigia, non è possibile negare che Lebron sia il punto di riferimento della squadra, che sia lui a prendere in mano la situazione nei momenti decisivi, le poche volte che è servito, vista la superiorità di Miami quest’anno rispetto alle rivali della Eastern Conference.
Superiorità facilmente leggibile alla voce “Vittorie consecutive” dove gli Heat hanno fatto registrare 27 successi di fila, seconda striscia più lunga di sempre, che li hanno portati sul tetto della Conference. Lebron James ha fatto registrare lungo tutto l’arco della stagione, 76 le partite disputate, 26.8 punti, 8.0 rimbalzi e 7.3 assist di media, tirando con un irreale 56% abbondante dal campo. Numeri da grande campione.
Quarto nella classifica marcatori, ventunesimo in quella dei rimbalzi pur giocando da ala piccola, undicesimo in quella degli assist e quinto nelle percentuali al tiro. Insomma: non è il migliore in nulla, sulla carta, ma nessuno fa tutte queste cose bene come le fa lui.
Per domani i Miami Heat hanno organizzato una cerimonia di premiazione, che verrà ripetuta sul parquet prima di Gara-1 delle Semifinali di Conference contro la vincente tra Chicago Bulls e Brooklyn Nets. Lebron si appresta a vincere il quarto MVP della stagione regolare in carriera e a diventare il più giovane della storia a riuscirci, Kareem Abdul-Jabbar vinse il quinto a 30 anni (James ne ha 28), ce la farà a superarlo? La verità è che una stagione così completa sotto tutti i punti di vista non può non essere premiata e sembra che il Re abbia la benzina ancora per parecchi anni, infortuni permettendo.
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