Paolo Galbiati e l’esperienza olimpica: “Grato di aver vissuto questo momento. Noi un gran bel gruppo”

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Attuale coach della Vanoli Cremona e assistant coach di Meo Sacchetti in Nazionale, per Paolo Galbiati l’Olimpiade è stata la fine di una stagione lunghissima, cominciata ad agosto nel confine lombardo e conclusasi sei giorni fa alla Saitama Arena, contro la Francia medaglia di argento. Imbeccato da La Provincia (e riportato da Sportando), il coach vimercatese ha parlato dell’esperienza olimpica e del gruppo che ha fatto sognare amanti e non della pallacanestro.

«Sono strafelice di aver potuto vivere questa Olimpiade. Per me è stata un’esperienza fantastica che non dimenticherò mai. La sensazione è quella di essersi trovati al centro del mondo nel momento perfetto» le impressioni di Galbiati, che poi aggiunge «sono stato nel villaggio con atleti straordinari, ho avuto la possibilità di parlare con allenatori tra i più bravi del mondo e delle più diverse discipline. Insomma è difficile racchiudere le mille e mille emozioni che ho vissuto, ma posso dire che è stato tutto bellissimo. Per questo sono anche molto grato di averla potuta vivere».

C’è però anche qualche rammarico all’orizzonte, complici i tanti protocolli COVID che gli atleti hanno dovuto rispettare nelle due settimane di gara: «quello che più mi è dispiaciuto è stato non poter vedere dal vivo le gare degli altri, perché sarebbe stato davvero straordinario. Era emozionante già così, non posso pensare come sarebbe stato potendo assistere anche ad altre competizioni live di quel livello, invece che limitarci purtroppo alla tv. […]  C’erano troppe cose in gioco, rischi che era assolutamente sacrosanto non correre. Quindi tutti sempre con la mascherina e movimenti assolutamente limitati a quelli che ci competevano. Allenamenti, partite, albergo».

«In tutto questo ‘isolamento’ però» aggiunge il coach «c’è stato un aspetto positivo che secondo me non va sottovalutato» riferendosi proprio al gruppo squadra, un animo solido che si è formato nelle settimane antecedenti il Preolimpico e si è consolidato tra Roma e la capitale giapponese. «Siamo stati costretti gioco forza a stare tra di noi sempre e questo ha contribuito a creare dei legami bellissimi e molto stretti. Diciamo che si è fatto naturalmente team building. Eravamo un bel gruppo e siamo diventati ancora migliori insieme. […] C’era un amalgama fantastica. Condividevamo tutto».

Senza dimenticare il suo coach, il commissario tecnico che ha dato il là a questa piccola impresa: «Meo Sacchetti è il numero uno a fare gruppo. Mette tutti a proprio agio e poi ha un senso del gioco e della partita che non ha nessun altro. È un trascinatore e fa sentire tutti importanti per la causa comune. A noi indistintamente ci ha fatto sentire fondamentali nel nostro ruolo»

Fonte: La Provincia/Sportando

Mario Puggioni
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