Neanche se me la regalate!

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Dopo aver stilato la classifica delle più belle (e brutte) City Edition della stagione odierna, abbiamo deciso di superarci e diventare giudici supremi, andando a scavare nei meandri di forum impolverati e design invecchiati discretamente male. Ecco a voi la nostra classifica All Time delle canotte meno apprezzate.

 

10. Minnesota Timberwolves (2017-presente)

Fanalino di coda per la più recente e l’unica attualmente in uso, ecco la “highlighter jersey“. Negli anni il re-brand di una canotta sobria come quella dei Twolves (probabilmente troppo vecchia per gli standard Nike) ha reso il tutto molto minimal. E, dopo un’applicazione di colori standard nelle prime due, una scelta appariscente e un filino di cattivo gusto per la Statement ha fatto diventare KAT e compagni degli evidenziatori giganti. Meglio la City edition senza ombra di dubbio.

 

9. Chicago Bulls Stag Throwbacks (2006)

Le “throwback jersey” sono spesso tanto evocative quanto pacchiane. In questo caso i Bulls scelsero queste canotte rosse con pantaloncino blu per ricordare quelle storiche dei Chicago Stags, seconda squadra della città, esistita dal 1946 al 1950. Se qualche volta a rispolverarle ci si azzecca (vedi Phoenix Suns o Toronto Raptors), altre volte si fanno degli errori difficilmente dimenticabili. Questo non è un errore, ma l’accostamento è un bel pugno nell’occhio. Tuttavia si è mantenuta parzialmente fedele al concept. Quindi posizione bassa.

8. Los Angeles Clippers (2015-2017)

Nell’ambito del processo di cambiamento, iniziato dopo lo scandalo Sterling e l’arrivo del nuovo proprietario Steve Ballmer, i Los Angeles Clippers hanno progressivamente cambiato stile. Non solo nell’approccio alle partite e negli uomini, ma anche per quanto riguarda stemma e divise di gioco.

Come è solito per la franchigia losangelina, si tratta di un mezzo fallimento. Difficilmente si trova peggio: numero della stessa dimensione dello stemma, maglia integralmente rosso Paint (con linee blu e un accenno di bianco sotto l’ascella), piccolo simbolo come portalacci dei pantaloncini. Durata solo una stagione. Forse pensare che questa è stata la maglia alternativa alla classica bianca, anch’essa discutibile, è peggio. Potevano starci tutte e tre, ma questa sembrava imbattibile.

 

7. Atlanta Hawks (1970-72)

Riciclando le parole dedicate da Sport Illustrator a queste maglie: «persino un’icona come Pistol Pete sembra un pessimo giocatore con questa canotta». Gli Hawks hanno provato altre volte a rimettere questa canotta in circolazione, ma chiaramente sembra tutto sbagliato dall’inizio alla fine: il colore verde vomito, le linee simil metropolitana sul fronte, il riferimento a nessuno dei colori ufficiali della maglia. La franchigia ha sempre dimostrato “buongusto” nel design delle sue canotte (quella con l’aquila tanto iconica quanto terribile), ma non ha mai fatto nulla a questi livelli. Rimanga nei 70s con i sogni di gloria.

 

6. I famigerati All Star Game 1995-1996

NBA All-Star Game 1996 | San Antonio, TX (FULL GAME) — @85southshow

Mentre si stavano per consumare i primi atti del secondo threepeat di Michael Jordan (tornato in campo il 17 marzo 1995), l’All Star Game fece due capatine al caldo a Phoenix (1995) e San Antonio (1996). In quegli anni, forte l’ondata di MJ e compagni nella ricca cultura anni ’90, la pallacanestro viveva uno splendido momento di forma. E dal punto di vista della moda anche le canotte, così come i berretti da baseball e le maglie di football, diventarono popolari e onnipresenti. Gli All Star Game erano potenzialmente una vetrina importante sul Nord America e, in generale, il mondo. E per fortuna non influenzarono allo stesso modo.

Entrambe le annate vedono canotte bianche. Tuttavia nel primo caso sono accompagnate da una Alternative viola e qualche sporadico cactus in salsa arancione, nel secondo da una in azzurro fresco, con sopra un bel peperoncino-stivale che spizza un pallone con la punta (riferimento agli Spurs). Veramente terribili e quasi irripetibili (anche se forse si è visto di peggio, lasciamoci il beneficio del dubbio).

 

5. New York Knicks on Christmas Day (2012)

Il Christmas Day è forse uno dei più grandi ispiratori di questa rubrica. Proprio in quel periodo lì, dove siamo tutti più buoni, la cattiveria si fa sentire spesso verso veri e propri capolavori della moda sportiva. E dove c’è una canotta di Natale brutta ci sono quasi sempre i New York Knicks. Difficile distinguere i numeri in tutto quell’arancione da ANAS. In foto Carmelo Anthony, che fa del suo meglio mettendo ancora più arancione tra fascia e gomitiera.

 

4. Sacramento Kings Alternate (2005-2007)

Non hanno lo stesso stile dei Lakers, ma ci hanno provato nella non lontana Sacramento. Prima con lo showtime dei primi anni del millennio, e poi con questo accostamento vagamente “oro-viola”. Ma invece che risultare un concept accattivante, le alternative jersey dei Kings sembrano più delle canotte di basso costo da torneo estivo.

Anche qui numero enorme ben saldo sopra un Kings con font da “Pin Palls” (se capite la reference simpsoniana siete dei fratelli) e coroncina sopra la I. Brutte da vedere, e sembrano persino scomode da indossare. Sfiorano con (dis)onore il podio.

 

3. Toronto Raptors Camouflage (2011-12)

Il camouflage è forse uno dei più noti cavalli di battaglia della discount fashion. Tutti, almeno una volta, ci siamo imbattuti su una qualche maglia, pantalone, tuta o costume da bagno in colori militari. Ma se per noi europei, il “camo” è un po’ una roba insignificante, in altre culture esso significa cose come l’onore militare, il servire la patria, etc. E allora può un appartenente alle forze armate non sentirsi onorato nel vedere i propri beniamini svestire la solita maglia per indossarne una che ricalca la sacra divisa? Domande come queste mi perseguitano. Probabilmente negli Stati Uniti sì, ma in Canada?

Proprio per questa ragione, nel calderone delle maglie camouflage in NBA (Spurs, Sixers, Grizzlies etc.), ho deciso di scegliere quella dei Toronto Raptors. Perché già onorare il corpo militare è la cosa che mi aspetto meno da dei canadesi. In più se ci mettiamo che queste canotte sono veramente brutte allora facciamo ambo e terno.

Crossover con la posizione #2, per qualche partita i Raptors le indossarono anche CON LE MANICHE.

Raptors Players Wore Drake Air Jordans During Game vs. Magic | News,  Scores, Highlights, Stats, and Rumors | Bleacher Report

 

2. La bizzarra parentesi delle maglie a maniche corte (2013-2017)

Per il secondo posto ho preferito scegliere una categoria intera destinata già a suo tempo a morire con atroci sofferenze. Le maglie a maniche corte fecero il loro vero e proprio esordio, dopo una comparsata nella stagione precedente, nel Christmas Day della stagione 2013-14. Inizialmente pensate sia come grande novità commerciale post lockout, che, secondo la leggenda, come mezzo su cui poter inserire varie sponsorizzazioni, queste magliette si rivelarono presto un bluff incredibile.

Tantissimi addetti ai lavori ne criticarono non solo il design ma anche la scomodità (difficile tirare con quelle maniche attillate), l’accostamento natalizio rese il prodotto poco appetibile anche dal punto di vista delle vendite e neanche i dinieghi opposti dal commissioner Silver poterono controbattere. Effettivamente potete dirlo voi stessi: avete mai visto qualcosa di più antiestetico riguardante il basket? Dov’è lo stile? Dov’è l’urban che si intreccia con lo sportivo? Sembrano dei pigiami e forse lo sono veramente. Due esempi su tutti qui: la canotta grigia dei Celtics e la sfida natalizia che più fa salire il nervoso per accostamenti di colori: gli Oklahoma City Thunder contro nientepopodimeno che i New York Knicks.

 

1. Dallas Mavericks Trash Bin jersey (2003)

Prima chiedevo: avete mai visto qualcosa di più antiestetico? Ho sempre pensato non ci fosse cosa peggiore. Poi ho scoperto questo. Era il 28 Ottobre 2003 e allo Staples Center si giocava Los Angeles Lakers contro Dallas Mavericks. I Mavs tolsero la tuta dopo le presentazioni e l’inno e sfoderarono quella che doveva essere una canotta argentata.

La sconfitta non fu la cosa più orrenda di quella sera. Questa maglia è una delle cose più oscene mai create da qualcuno senziente. Una brutta idea sul nascere, deposta dallo stesso Mark Cuban appena il giorno dopo. Le parole del patron furono: «Non è stata una decisione difficile. Sul campo sono semplicemente sembrate diverse da quanto ci aspettavamo». Parole che direbbe qualsiasi persona che fa fare le magliette del campetto da suo cugino. Non ci sono altre parole per descrivere tutto questo. Il silenzio basta, davanti a questo tripudio di kitsch.

 

photo sources: USA Today – Maddie Meyer/Getty Images

Mario Puggioni
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