Come comunicato già a Luglio, in data 4 Settembre si è svolto a Brescia l’evento “Enjoy NBA” realizzato in collaborazione con UBI BANCA; ad attirare una grande affluenza di tifosi e appassionati del marchio della più famosa lega di pallacanestro a livello mondiale in Piazza Paolo VI, nel centro storico della città, è stata senza dubbio la presenza dell’ex-giocatore NBA Ron Harper; parliamo di una stella che vanta nel suo palmares ben 5 titoli NBA, tra il secondo three peat dei Chicago Bulls di Michael Jordan e dei Los Angeles Lakers del tandem Kobe Bryant-Shaquille O’ Neal, anche se solo per due anni.
L’ex-cestista si è reso disponibile ad alcune domande per i giornalisti presenti, tra cui anche noi dello staff di BasketUniverso, ed ecco alcuni tratti dell’intervista che ha trattato temi di vario tipo:
“Il gioco si è evoluto moltissimo: quando giocavo, era molto importante la linea da tre punti; certo lo è anche oggi, ma si vede molta più fluidità e credo che oggigiorno dia ai giocatori una chance di dimostrare al meglio ciò che sono in grado di fare. […] Kobe Bryant e Michael Jordan? Sono due giocatori abbastanza simili, entrambi motivati da un forte spirito di competizione; Kobe è indubbiamente un grande atleta, ma devo dire che apprezzo moltissimo il lavoro di squadra che riesce a fare Michael Jordan. Entrambi adorano il gioco della pallacanestro: Michael (Jordan) non sforza mai il gioco e tiene in considerazione ciò che fanno i compagni. Per lui la squadra e i compagni sono fondamentali. Kobe invece è più un giocatore solitario che si concentra sul migliorare le proprie capacità. […] Il basket per me è uno sport molto importante: inizialmente ho giocato come guardia tiratrice, dopodichè a Chicago ho iniziato a lavorare sulla difesa; l’importante è dare il meglio di sè stessi, e in questo mio ruolo, anche se non segnavo sempre, ci riuscivo. Certo, tutti vogliono fare canestro, ma la palla è una sola e quindi bisogna organizzarla nei ruoli diversi. […] Sono cresciuto in Ohio con cinque fratelli, è stato grazie a mio fratello maggiore che mi sono avvicinato al gioco; non sono sempre stato il migliore, però ho sempre avuto molta fiducia, fede e soprattutto ho lavorato duro, nella convinzione che il lavoro ripaga sempre per realizzare ciò che ci si prefigge. Una volta siglato il primo contratto con NBA, cosa ho comprato? Nulla: in realtà nella mia famiglia non siamo stati abituati a dare peso ai beni materiali, per cui non avevo un grande interesse a fare acquisti. Ovvio, ho comprato dei jeans, un letto (a Cleveland per tre mesi avevo dormito su un pavimento), delle scarpe ecc. ma niente di eccezionale: io giocavo per amore proprio del gioco, non per i soldi. I miei momenti più emozionanti da giocatore? Sin da quando avevo 12 anni e vedevo giocatori come Julius Erving vincere il trofeo, è stata sempre la mia massima aspirazione vivere un sogno del genere. E l’ho vissuta cinque volte. […] Ai ragazzi presenti oggi dico: se avete un sogno, rincorretelo e giocatevi le vostre carte, nessuno può dire che non ce la farete. Questo è un messaggio che lancio a tutti, compreso mio figlio.”
A questo ha aggiunto una opinione sulla possibile crescita del basket europeo:
“Negli USA il basket europeo, come quello italiano, non è molto seguito. Però è interessante vedere come la cultura e il tipo di gioco americano si stiano diffondendo in Europa; avevo avuto al college anche l’opportunità di giocare contro formazioni a livello mondiale ed è stata un’esperienza interessante. Comunque è sicuro che nei prossimi anni il gioco in Europa si evolverà moltissimo e i giocatori continentali saranno tenuti sempre più in considerazione.[…] Quando una squadra gioca bene e c’è un giocatore valido, senz’altro l’NBA se ne accorge e l’NBA lo va a scovare: quando abbiamo avuto i primi giocatori europei, li abbiamo semplicemente trattati con rispetto perchè se l’NBA ti seleziona, vuol dire che puoi giocartela.”
Alla domanda su un’ipotetica sfida tra i Chicago Bulls di Michael Jordan e i Golden State Warriors di oggi, ha ribadito con un sorriso:
“Non è possibile farla (ride)! I Golden State Warriors stanno andando forte, ma non mi sento di fare ipotesi: i Chicago Bulls di allora erano una formazione che puntava tanto sulla difesa, che ha avuto alcuni tra i migliori giocatori di tutti i tempi e i GSW di oggi devono ancora fare molta strada per arrivare ai Bulls di un tempo. Certo, continueranno a vincere campionati, ma quando arriverà il momento in cui saranno comparabili con noi, probabilmente saremo già morti (ride).“
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