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Urban Klavzar è davvero un predestinato?

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Una tempesta si è abbattuta sul web dopo ieri sera, con un nome e cognome specifico delle prospettive continentali: Urban Klavzar. Il giocatore classe 2004 del Real Madrid ha fatto il suo debutto in Eurolega (facendo compagnia ai giovani compagni Tristan Vukcevic, il fratellino più piccolo di Usman Garuba, Sediq, e il lungo promettente Baba Miller) e l’impatto in uscita dalla panchina ha fatto subito palrare. 10 punti con 2/3 dall’arco in 22′ di gioco. Contro il CSKA Mosca di Dimitris Itoudis. Un vero e proprio botto.

Ma chi è Urban Klavzar? Sloveno, nato a Lubiana e cresciuto a Domžale, si forma cestisticamente nell’Helios Suns. La pallacanestro è nel sangue di famiglia, con il fratello maggiore classe 1999 che gioca da professionista e come playmaker, lo stesso ruolo di Urban. Il talento è cristallino sin dalla scuola elementare e subito viene gettato nella mischia con giocatori più grandi di lui (a 11 anni debutta con la selezione U15 nel campionato nazionale). Con l’U13 vince due volte di fila la Spar Mini Cup (molto simile alla Mini Copa spagnola) e ottiene un primo e un secondo posto ai campionati nazionali. Già a 13 anni è il leader di una squadra con giocatori più grandi di lui di due anni e li guida al titolo nazionale U15 con una prestazione da 38 punti nella finale.

Come riprova del proprio valore, viene convocato dalla selezione U16 slovena per il campionato europeo di categoria di Novi Sad. Le prestazioni realizzative stellari di Fedor Zugic metteranno leggermente in ombra gli 11.2 punti e 2.1 assist di media della promessa balcanica, ma a Madrid ci hanno visto giusto. Il Real aveva già fatto visitare al ragazzo le proprie strutture nel giugno precedente, ma al seguito del torneo U16 Klavzar diventa ufficialmente parte della cantera assieme ai compagni di nazionale Dan Duscak e Ziga Samar.

Gli ultimi 3 anni con la camiseta blanca sono costellati di successi a livello nazionale e intercontinentale, con Urban come chiave importante del gioco grazie alle sue doti realizzative in uscita dalla panchina. Insieme a Tristan Vukcevic, Matteo Spagnolo, Juan Nunez e più recentemente Eli Ndiaye ed Henri Veesar a prendersi i riflettori, Klavzar passa a volte in secondo piano. Ma come sempre al Real Madrid vanno oltre le semplici apparenze: il suo impegno e il suo valore aggiunto vengono premiati allo stesso modo dei suoi predecessori. Prima di ieri sera comunque il classe 2004 non aveva debuttato nemmeno in campionato: tra casi di COVID-19 e infortuni, coach Laso ha scommesso su di lui in una partita ai massimi livelli continentali contro una delle corazzate d’élite di Eurolega. Le immagini parlano chiaro:

E come gioca Urban Klavzar? A livello fisico è un playmaker di 185 cm per 80 kg che nel corso degli anni è cresciuto molto in termini di solidità e senza perdere la continua mobilità, la capacità di correre il campo e l’esplosività di gambe nel cambio di velocità. Sul piano tecnico, presenta caratteristiche da combo-guard: ha un notevole controllo del palla a cui unisce bene cambi di direzione e crossover disarmanti per spaziarsi o prendere vantaggio ed è un passatore onesto (molto più da penetra-e-scarica che da regista vero e proprio).

Il tiro è la sua arma preferita, su cui ripone molta fiducia, che sia da fermo o dal palleggio: presenta una meccanica efficace su cui ha dovuto lavorare molto a livello di fluidità del gesto mantenendo l’alto arco di parabola, specialmente dai 6 metri e 75, ossia il raggio d’azione che predilige. Offensivamente ha molto da offrire: da primary handler fa un buon uso del palleggio o del blocco su PnR per creare separazione o guadagnare un vantaggio, diversificando le soluzioni vincenti a seconda delle scelte difensive nelle collaborazioni a due. Attacca il ferro di forza con piedi veloci e proteggendosi grazie alle spalle forti: gli piace molto concludere con il floater usando intelligentemente il vetro per incrementare la percentuale realizzativa. A volte però esagera, buttando via la palla sugli scarichi con passaggi prevedibili o forzati.

Palla in mano, può crearsi anche la conclusione dietro l’arco, mettendo i piedi a posto e sentenziando anche con un raggio molto più ampio, senza paura di prendersi le proprie responsabilità. Quando non ha il gioco nelle sue mani, si muove molto di più per vie perimetrali, ma senza perdere d’occhio il gioco e facendosi trovare pronto per un passaggio vincente. In difesa non è da sottovalutare: in particolar modo, la lateralità, le mani e il lavoro di piedi sono sempre attivi in modo da poter variare la pressione sul portatore di palla avversario e metterlo in difficoltà. Esegue bene il suo compito a uomo, tuttavia deve ancora crescere in termini di comprensione e voglia di aiutare nella difesa lontano dalla palla. Certo, la personalità non gli manca: vuole la palla e sa che può metterla nel cesto, anche quando il gioco si fa pesante non si tira indietro. Se nelle selezioni slovene è l’uomo di punta per i compagni, al Real garantisce affidabilità quando servono punti pesanti.

Ancora una volta il Real Madrid si dimostra un’eccellenza nel dare la possibilità a giovani promesse ben formate di mettersi alla prova, con Luka Doncic e Usman Garuba come lanci recenti nella NBA. Il paragone con la stella dei Mavs? Non scherziamo, la nazionalità e la scelta del n.7 non ne fanno un predestinato. Ogni giocatore deve seguire il proprio percorso con i propri obiettivi e con i propri tempi. Non ci sono eccezioni in questo. Possiamo solo goderci quel che viene.

 

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Federico Gaibotti

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