Tim Duncan è universalmente conosciuto come uno di poche parole. Tanti fatti e poche parole. Lo è sempre stato sin dai primi anni in NBA e lo è ancora da allenatore. Ma nelle ultime ore una frase di quasi 23 anni sta rimbalzando tra le sottili pareti di social media e media tradizionali. Ma andiamo con ordine.
È il 1998 e Duncan, prima scelta nel Draft NBA da parte dei San Antonio Spurs, esordisce nella lega in quello che sarà poi definito l’anno del Last Dance dei Chicago Bulls. Il sesto titolo arriverà proprio quell’anno e Michael Jordan, non ancora sulla via del tramonto, domina le scene cestistiche impressionando tutti. O quasi.
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La frase, rilasciata da The Big Fundamental nel Dan Patrick Show, racchiude un po’ un pensiero che fa contrasto con quello comune di quegli anni. Duncan non apprezzava MJ, né era un suo fan ai tempi; più semplicemente, non era impressionato dall’icona degli anni ’90 per eccellenza come lo erano tutti.
Il giovane Duncan giocherà contro Jordan in cinque occasioni tra Bulls e Wizards, vincendo solo due volte ma, al contempo, realizzando medie da 21.6 punti, 13 rimbalzi e 1.8 stoppate nelle stesse sfide. Nel frattempo ha avuto modo di andargli vicino in quanto ad anelli, fermandosi a 5 anelli nelle 19 stagioni giocate in Texas.
Quel che ci chiediamo allora è semplice: chi è stato il giocatore che più ti ha impressionato, Tim?
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