Un anno fa, qualche settimana dopo il tragico incidente che uccise Kobe Bryant, sua moglie Vanessa rivelò che alcuni agenti della Contea di Los Angeles avevano scattato e diffuso alcune foto del luogo dell’impatto dell’elicottero sul quale viaggiavano il Black Mamba, sua figlia Gianna e altre 7 persone. Da lì partì un’indagine nell’ambito della quale però le autorità si sono rifiutate di rendere pubblici i nominativi dei poliziotti imputati.
Tramite una storia su Instagram, Vanessa ha chiesto che invece i nomi dei colpevoli siano resi noti perché “così succederebbe con qualsiasi altra persona coinvolta”.
Il Dipartimento dello Sceriffo vuole censurare i nomi degli agenti che hanno scattato e/o diffuso le foto di mio marito, mia figlia e delle altre vittime. Vogliono che i loro nomi siano nascosti al pubblico. Chiunque altro, se avesse subito le stesse accuse, sarebbe senza alcuna protezione, nominato e sbattuto in pubblico. Non tutte le forze di polizia sono cattive. Questi specifici agenti devono essere ritenuti responsabili delle loro azioni come chiunque altro. #DoppioStandard
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