Esclusiva BU, Mussini: “Vogliamo riportare Trieste in Serie A. All’Alma per dimostrare quanto valgo”

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Federico Mussini, playmaker della Pallacanestro Trieste 2004, ha concesso un’intervista esclusiva a Basket Universo. Il giovane reggiano è arrivato nella città giuliana poco prima dell’inizio dei play-off, per rafforzare una squadra già costruita per competere per la promozione finale, dimostrando fin da subito di che pasta è fatto e dando un notevole contributo alla causa triestina. Federico ha raccontato della sua “nuova avventura” e del rapporto con la sua ex squadra, Reggio Emilia, soffermandosi anche sul perché ha scelto di cambiare maglia e di venire a giocare proprio con l’Alma per disputare la post season e per cercare di portarla in Serie A. Inoltre ci ha anche parlato delle sue passate esperienze negli Stati Uniti e con le nazionali giovanili.

Come ti stai trovando in questa “nuova esperienza” con Trieste, con cui hai già giocato ormai sette partite tra campionato e play-off? Quale è il tuo rapporto con i compagni, il coach, i tifosi e la città?

A Trieste mi sto trovando davvero bene, mi piace molto questa squadra e con i miei nuovi compagni mi sono trovato subito a mio agio sia in campo che in spogliatoio, mi hanno accolto davvero in maniera ottima. La stessa cosa vale per coach Dalmasson che mi ha dato subito grandi responsabilità, idem con i nostri tifosi, che sono davvero eccezionali. Anche la città è veramente molto bella, devo dire che fino ad ora tutto quello che ho visto e vissuto mi sta piacendo molto e di conseguenza mi sto trovando veramente bene in questa nuova esperienza.”

A proposito del coach, Dalmasson ti ha affidato fin da subito la regia della squadra (complice anche l’infortunio e gli acciacchi fisici del play titolare Fernandez). Sembra che tu ti sia adattato nel migliore dei modi in questo ruolo, come hai vissuto questa maggiore responsabilità fin dal tuo esordio? Preferisci giocare da play o da guardia?

Mi piace molto questa situazione, perché personalmente voglio avere tante responsabilità ed essere sempre coinvolto nel gioco della squadra, non amo essere ai margini della manovra. Qui a Trieste posso essere protagonista e la cosa mi aggrada molto. In cabina di regia sono molto a mio agio e sono veramente contento che coach Dalmasson mi abbia subito dato grandi responsabilità. Lo ringrazio molto per questa opportunità e per avermi coinvolto subito fin dalla prima partita. Per quanto riguarda il mio ruolo, si posso giocare anche da due, ma personalmente mi sento più un play e preferisco questo ruolo,  perché sono fin da subito coinvolto nella manovra offensiva.”

Federico Mussini con la maglia di Reggio Emilia.

Quali sono state le motivazioni che ti hanno portato a lasciare Reggio Emilia per venire a giocare a proprio a Trieste?

E’ stata Trieste ha cercarmi per prima, vista la mia situazione a Reggio Emilia, dove avevo poco spazio. Considerando poi che i play-off con la Grissin Bon in quel momento non erano una cosa scontata e la stagione, come poi è accaduto, poteva finire da lì a breve, quando ho saputo dell’interessamento dell’Alma ho considerato subito la possibilità di poter venire a Trieste. La società triestina infatti ha contattato quella reggiana per il trasferimento e la stessa Reggio Emilia mi ha consigliato questo passaggio in prestito perché poteva essere un’esperienza utile e positiva per la mia carriera. Io poi ho fatto le mie valutazioni in merito e considerando che l’Alma mi ha cercato con forza, la piazza era poi una piazza importante, di cui tutti tra l’altro mi hanno parlato molto bene, la società aveva come obbiettivo concreto la Serie A e sapendo anche che avrei trovato molto più spazio, mi sono detto perché non provare a rimettermi in gioco? Visto che non avevo nulla da perdere e che avrei avuto anche poche partite a disposizione per giocare con continuità con la Grissin Bon ho deciso di cambiare squadra e di venire a Trieste.”

Per quanto riguarda il campionato e le sue pretendenti, credi che Alma sia pronta al grande salto in Serie A? Quali altre squadre possono essere le favorite per la vittoria finale? 

Secondo me questa squadra ha tutte le carte in regola per centrare la promozione ed è proprio, come già detto, uno dei motivi principali per cui sono venuto all’Alma. Se non fossi stato convinto delle potenzialità di Trieste e della possibilità concreta di poter salire in Serie A probabilmente non avrei neanche accettato questa nuova sfida. Sono convinto che possiamo farcela perché già prima del mio arrivo ho visto una squadra molto forte e competitiva e anche dopo il mio arrivo abbiamo continuato ad esserlo. Per quanto riguarda le altre squadre, ci sono sicuramente compagini molto forti come Fortitudo, Treviso e Casale Monferrato, ma anche le altre squadre non sono da sottovalutare, due su tutte Udine e Montegranaro. Noi però dobbiamo rimanere concentrarti sul nostro obbiettivo, lavorare sodo e pensare a noi stessi, perché credo che possiamo veramente arrivare fino in fondo.”

A proposito proprio della Poderosa Montegranaro, il vostro prossimo avversario dei play-off, cosa ne pensi? Che idea ti sei fatto di questa squadra, con la quale hai giocato contro nell’ultima giornata della regular season?

Montegranaro e un’ottima squadra, che dispone di talento e di giocatori di esperienza. Specialmente in attacco sono una squadra molto temibile, con diversi giocatori, come Amoroso, Corbett e Powell, che hanno tanti punti nelle mani. Noi dovremo essere bravi a contenerli e a giocare la nostra pallacanestro nel miglior modo possibile, come abbiamo sempre fatto, nonostante le difficoltà, per portare a casa la vittoria finale.”

Mussini e il suo compagno di squadra all’Alma Javonte Green.

Quali differenze hai riscontrato tra il campionato di Serie A e quello di Serie A2?

“Sicuramente il livello del campionato di Serie A2 è fisicamente e tecnicamente inferiore, soprattutto per la presenza di meno americani, che in Serie A, piaccia o no, sono tutti di alto livello e ottimi giocatori. Questi stranieri alzano nettamente il livello delle squadre del campionato di Serie A e naturalmente anche del campionato in generale. Reputo, tutto sommato, la Serie A2 un buon campionato, dove c’è un giusto mix tra quelli che sono gli obbiettivi delle squadre e la crescita dei giovani, visto che vi sono regole diverse rispetto alla Serie A e i ragazzi di talento trovano più spazio. Quindi in fin dei conti il compromesso che si viene a creare è un buon accomodamento.”

Capitolo nazionale: nella tua carriera hai avuto la possibilità di indossare la maglia azzurra con la maggior parte delle rappresentative giovanili in tantissime competizioni. In particolare nel 2014 con l’Under 18 al torneo di Manheim hai conquistato la medaglia d’oro, quali ricordi hai di quella competizione? Il prossimo step sarà far parte della Nazionale maggiore?

A Manheim è stata un’esperienza indimenticabile, poiché eravamo un gruppo di ragazzi veramente molto unito, ma non solo i giocatori tutto l’ambiente era fantastico, anche con l’allenatore Capobianco e gli assistenti eravamo una cosa sola. Ognuno sapeva quale era il suo ruolo per raggiungere l’obbiettivo finale e lo abbiamo dimostrato: facendo ognuno, giocatori, allenatore e staff la propria parte nel migliore dei modi. Quindi ho veramente bellissimi ricordi di quel torneo culminato poi con la vittoria finale battendo una squadra molto forte come gli Stati Uniti. Io personalmente fui anche inserito nel miglior quintetto della competizione e sicuramente è stato un riconoscimento individuale che mi rende orgoglioso. Con coach Capobianco poi ho sempre avuto un ottimo rapporto, mi sono sempre trovato benissimo, anche agli Europei dello stesso anno poi facemmo molto bene insieme nonostante la sesta piazza finale. Per quanto riguarda la Nazionale maggiore è un obbiettivo che voglio raggiungere prossimamente ed è il mio sogno fin da bambino. Lo vedo proprio come un obbiettivo concreto e realizzabile, che posso raggiungere e che voglio ottenere con tutte le mie forze, perché è bellissimo giocare per il proprio paese e credo non ci sia niente di più bello. Di conseguenza voglio fare il massimo per meritarmi la chiamata.”

Riguardo,invece, agli Stati Uniti, invece, dove hai giocato due stagioni in uno degli atenei più prestigiosi della NCAA, St. Jhon’s University, cosa ci dici di questa esperienza? La rifaresti?

E’ stata un’avventura bellissima, che rifarei al 100% senza ombra di dubbio. Credo, infatti, di essere migliorato moltissimo, come persona e come giocatore. In generale poi è stata un’esperienza di vita pazzesca, poiché negli Stati Uniti vi è un ambiente completamente diverso rispetto all’Italia, dove vi sono strutture e persone dello staff tecnico sempre a tua disposizione. Vieni veramente trattato benissimo, mi verrebbe da dire che sei quasi viziato. Gli allenamenti poi sono molto più duri, ma la stagione è anche più corta, quindi hai più tempo per lavorare e concentrarti sul tuo fisico. Poi anche la pallacanestro è vissuta al massimo anche dalla stessa società statunitense, vi è un attaccamento alla squadra veramente incredibile. E questa cosa ti lascia dentro veramente qualcosa che fai fatica a dimenticare facilmente.”

Mussini durante la sua permanenza negli Stati Uniti insieme a Helijah Holifield (newsday.com).

Durante l’anno da sophomore a St. John’s sembra però che tu abbia trovato molto meno spazio rispetto all’annata da rookie, come mai? Credi che questo abbia poi influito sul tuo rendimento una volta tornato a Reggio Emilia?

“No, non credo assolutamente che avere avuto meno minuti il secondo anno abbia poi influito sul mio rendimento con la Grissin Bon, semplicemente perché durante l’annata da sophomore la squadra era molto più forte rispetto alla stagione precedente. Durante il mio anno da rookie, invece, St. Jhon’s non era purtroppo una squadra dal grande potenziale, poiché non disponeva di giocatori di grande talento, inoltre eravamo una squadra composta da giocatori quasi tutti nuovi e molto giovani. Il nostro play titolare poi ha avuto anche problemi di eleggibilità e per questo io ho giocato veramente moltissimo, ho avuto un minutaggio quasi eccessivo rispetto al secondo anno, pensa che in proporzione ho giocato quasi più di Ben Simmons (ndr ora attualmente ai Sixers), proprio per la “mancanza” di un altro play. Da sophomore, tuttavia, ho avuto un minutaggio proporzionato, circa 20 minuti, migliorando anche le mie percentuali e la mia efficacia. Di conseguenza era tutto sommato contento delle mie prestazioni e infatti anche a Reggio Emilia quando sono tornato avevano grande considerazione di me e sono partito subito da titolare, quindi non penso proprio che l’aver giocato in proporzione meno minuti a St. Jhon’s abbia influito sulle mie prestazioni in Serie A. Poi quest’anno le cose sono andate come sono andate per svariati motivi e ho avuto meno minuti per esprimermi, ma non è dipeso assolutamente dall’aver giocato di meno durante il secondo anno negli Stati Uniti“. 

Un’ultima considerazione su Davide Moretti, che ha concluso da poco la sua prima annata negli USA con la maglia di Texas Tech University. Lo hai sentito di recente e gli hai dato qualche consiglio per l’anno da sophomore?

“Con Davide siamo amici, l’ho sento spesso e l’ho sentito anche prima della sua partenza e durante l’anno da rookie, dispensandogli anche qualche consiglio. In particolare gli ho detto di cercare di non far mai vedere agli altri quando si trova in difficoltà, di nascondere bene questi momenti, di cercare di essere sempre forte fisicamente e mentalmente e non dare mai nessun segno di cedimento e di debolezza. Se ti dimostri debole, infatti, gli americani ti schiacciano, soprattutto dal punto di vista mentale, poiché loro a livello di testa sono molto più forti di noi.”

Ringraziamo Federico Mussini, l’Alma Pallacanestro Trieste e l’addetto stampa del club giuliano Matteo Zanini per la disponibilità dimostratoci. Auguriamo un grosso in bocca al lupo a Federico per il proseguimento della sua carriera e alla società del presidente Gianluca Mauro per il proseguimento dei dei play-off, nella speranza che possa raggiungere la Serie A.

Fabio Silietti

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