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18 anni dopo la favola si ripete: Napoli, è per te!

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“Diego Armando” Pullen urla ‘IT’S MINE’ dopo la folle prodezza che i tifosi di Napoli non dimenticheranno mai. Poi un’esplosione di gioia incredula, mista a quel velo di timore di essere soltanto in un sogno.

Difficilmente le favole si ripetono, perché di Lynn Greer si pensa possa capitarne uno solo nella vita. E invece Napoli si sveglia Campione, pronta a tornare in città per ricevere l’abbraccio riconoscente dei suoi supporters, protagonisti della spinta emotiva che ha trascinato l’esercito di Milicic all’impresa.

Le corazzate europee Virtus Bologna ed EA7 Milano, la capolista Germani Brescia e la super Reyer Venezia di Rayjon Tucker: il livello altissimo della competizione ha aperto sin da subito un dibattito su chi, tra le quattro, avesse alzato la coppa.  In pochissimi pronosticavano sorprese, perché il divario tecnico che separava le contender dalle outsider era eccessivo.  La pallacanestro, però, ci regala ancora una volta la dimostrazione di come nulla sia scontato.

Prima dell’inizio delle Final Eight pubblicavamo “Tre motivi per cui Napoli potrebbe vincere le Final Eight di Coppa Italia 2024”, e questi tre motivi sono stati, a conti fatti, la chiave del successo.

Il destino spesso riserva delle grandi opportunità, ma bisogna saperle cogliere con spregiudicatezza, cavalcare l’onda ed essere cinico nel momento più delicato, proprio come Sokolowski in semifinale punisce Reggio Emilia a 18 secondi dalla fine di un match sempre condotto dagli emiliani.

Napoli ha gettato il cuore oltre l’ostacolo nella finale, giocando sui nervi e con la stanchezza nella gambe di un match con tanto di over-time disputato la sera prima, al cospetto dell’EA7 Milano super-favorita per le dilaganti vittorie nei quarti contro Trento (80-57) e in semifinale con la Reyer (100-77).

Squadra e coach: un connubio perfetto

Igor Milicic è un grande Coach, abile a creare una certa solidità all’interno del gruppo e sensibilizzare tutti a dare un valore aggiunto alla causa; investe sulle sue scelte, come il posto nel quintetto base per il giovanissimo Mabor nei quarti di finale contro Brescia (fattore determinante per mettere subito fuori partita Miro Bilan) e il minutaggio esasperato concesso a Sokolowski (41’ in semifinale). Ma oltre all’aspetto motivazionale, il coach croato si è confermato su un livello tattico notevole: è riuscito a preparare in meno di 12 ore la difficilissima finale contro Milano adottando strategie limitanti per i fuoriclasse meneghini.

Il roster di Napoli è intrinseco di talento, soprattutto per l’esperienza internazionale di Ennis e Pullen, ma la caratteristica più particolare è la gerarchizzazione perfetta che si è venuta a creare partita dopo partita: Zubcic, Sokolowski, Brown e Owens sono giocatori che sanno impadronirsi di importanti fette del match quanto i due americani sopra-citati e non si esimono dal caricarsi di responsabilità scottanti. Ciò contribuisce a togliere punti di riferimento alle difese avversarie, perché tutti loro sono, potenzialmente, giocatori cui affidare il tiro della vittoria, come testimoniano precedenti stagionali. E poi le vesti operaie di De Nicolao, Lever e Mamba, sempre nelle righe, pronti a dare quello che serve quando serve.

Prospettive future

Un cenno doveroso va’ alla proprietà di Grassi che, con programmazione e selezione degli uomini giusti (tra tutti, il team manager Llompart), ha riportato in soli 5 anni la GeVi nel Basket che conta: nell’intervista odierna al Corriere dello Sport ha già parlato dei grandi progetti per il futuro, come la necessità di costruire un nuovo Palazzetto dello Sport più capiente del PalaBarbuto e la contrattazione in atto per la sottoscrizione di una sponsorizzazione di alto livello dalla prossima stagione.

In una ambiente in cui il calcio è sempre stato la religione principale, la GeVi Napoli ha conquistato il merito di far crescere il proprio movimento in poco tempo avvicinando tante persone, soprattutto giovani, al fascino della palla a spicchi; il trionfo di Torino non è un punto di arrivo, ma il punto di partenza per la crescita di una piazza ambiziosa che, come ha affermato capitan Morena nell’intervista pre-match, ha un’enorme spirito di appartenenza.

Sogna Napoli, sogna.

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Andrea Lambiase

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