Nonostante condizioni le nostre vite da ormai un anno, il Covid-19 è un virus per molti versi ancora sconosciuto: solo negli ultimi mesi si è fatta parzialmente luce sulla possibile recidività del morbo. Parziale, perché la durata degli anticorpi varierebbe di persona in persona: è quindi possibile infettarsi due volte, a distanza di mesi, e ciò rende ancora più complicato il contenimento della pandemia.
La NBA è in uno stato di ansia e preoccupazione in questi giorni perché alcune squadre, Boston, Dallas e Miami su tutte, hanno la maggior parte dei propri giocatori indisponibili perché positivi al coronavirus e perché venuti a contatto con un soggetto positivo. A questo ora va ad aggiungersi, secondo Brian Windhorst, la seconda positività di alcuni atleti. Sono stati infatti molti i giocatori che hanno contratto il Covid nell’ultimo anno (secondo ESPN, diverse squadre dal marzo scorso ne hanno avuti più di 10), ma non per questo sono immuni: alcuni si sarebbero infettati nuovamente. Anche per questo motivo probabilmente i protocolli anti-Covid della NBA non prevedono un trattamento “di favore” per quegli atleti venuti a contatto con un positivo che però hanno già avuto il virus, come Kevin Durant settimana scorsa.
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